ATP Madrid: Nadal soffre, Djokovic e Murray facili. Che Nishikori contro Kyrgios!

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ATP Madrid: Nadal soffre, Djokovic e Murray facili. Che Nishikori contro Kyrgios!

Un ottimo Andy Murray (nessuna palla break concessa negli ultimi due incontri) domina Tomas Berdych. In semifinale affronterà Rafa Nadal: lo spagnolo smarrisce un set contro Joao Sousa, dopo un inizio dominato. Altissimo livello nel match clou di giornata: Kei Nishikori doma la potenza straripante di Nick Kyrgios, spuntandola al terzo. In semi sfiderà Djokovic (audio) che ha superato agevolmente Raonic

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[1] N. Djokovic b. [11] M. Raonic 6-3 6-4 (Raffaello Esposito)

“La puntualità è la cortesia dei re”, disse Luigi XVIII di Francia e puntualmente Novak Djokovic ha battuto  Milos Raonic. Il re serbo non si cura di chi lo ritiene un potenziale rivale e lo stende per la settima volta in altrettanti incontri, 17-1 il parziale dei set. Escludendo i suoi tre amigos, la ricerca di un erede, o quantomeno di un credibile rivale per Novak si annuncia più lunga e incerta di quella che portò alla scoperta delle fonti del Nilo. E in attesa di vedere cosa sapranno fare le nuove leve, lui ha già bruciato la generazione seguente alla sua, della quale Milos è forse l’esponente più valido insieme a Kei Nishikori. Considerate che all’età loro il serbo aveva già vinto cinque Slam e due Masters a Londra. E non senza degni avversari…

Durante il palleggio di riscaldamento dagli altoparlanti escono le note di “Staying Alive” e il canadese ha provato a rimanere vivo. All’inizio c’è equilibrio ma ad un occhio più attento si nota qualcosa. Raonic è al massimo ma Nole sembra a velocità di crociera. Il serbo è un computer, usa la smorzata subito per muovere l’avversario in avanti, mette due aces e governa i propri turni perdendo solo un paio di punti. Milos gioca alla grande, spara un vincente a 145 kmh ma deve scambiare perché l’altro di là risponde quasi sempre e lo costringe a faticare. Sicché nel quinto gioco il serbo rompe gli indugi, non fa passare più nulla, si porta 15-40 con un attacco di rovescio, risponde d’anticipo e brekka subito stampando sulla riga interna del corridoio un passante di dritto su un buon attacco di Raonic. Con tattica da boa constrictor Djokovic palleggia pesante e profondo allo sfinimento e da metà set comincia a raccogliere qualche errore di troppo del canadese. Il parziale termina 6-3 in 45 minuti. A Milos non difettano testa o convinzione ma il problema per lui è che con quello stile di gioco o imbrocca una giornata di grazia, come ad esempio capitò ad Isner ad Indian Wells 2012 o Cincinnati 2013, oppure non c’è scampo perché Nole ha elevato ad arte la regola d’oro, ormai misconosciuta, del “primo rimandare la palla”. Grazie a tempismo, elasticità e anticipo riesce a non perdere mai campo sulla pressione avversaria e i suoi incredibili recuperi, sempre lunghi e complessi da gestire, gli possono consentire in ogni momento di ribaltare lo scambio. E questa è un’arma terribile, soprattutto a livello psicologico.

Però in lui c’è molto di più e lo dimostra nei giochi iniziali del secondo set. Prima strappa la battuta ad un Raonic che non si arrende mai, gioca bene e annulla con coraggio tre opportunità. La quarta Nole se la procura scagliando un frigorifero sulla riga di fondo e la trasforma rispondendo non si sa come ad una prima assassina al corpo. Poi nel game seguente reagisce di carattere all’unico momento di difficoltà annullando due palle break consecutive confermando poi con una prima vincente. Djokovic risponde sempre, con naturalezza a tratti impressionante, e nei primi tre turni di battuta del canadese si procura otto palle break. La nona è un match point sul 5-4 e con un avversario di minor coraggio o orgoglio sarebbe finita ma Raonic ha ancora la forza di difendersi. E continua a lottare fino alla fine, issandosi a palla break e fronteggiando due match point prima di arrendersi con una risposta lunga sul terzo. Ha giocato molto bene e lascia il campo con la consapevolezza di aver fatto il massimo.

Ma proprio qui sta il dramma e la domanda rimane la stessa. Come si batte Novak Djokovic? In semifinale ci proverà Kei Nishikori, venuto a capo di Nick Kyrgios dopo gran lotta.

[5] R. Nadal b. J. Sousa 6-0 4-6 6-3 (Chiara Gheza)

Sulla terra del campo intitolato alla leggenda vivente Manolo Santana, Rafael Nadal affronta per la seconda volta in carriera il numero 35 del circuito mondiale: il portoghese Joao Sousa, che è giunto ai quarti dopo aver avuto la meglio sul Jack Sock in un combattuto ottavo di finale. Tra i due un solo precedente risalente a Rio de Janeiro nel 2014 durante il quale il maiorchino vinse facilmente, concedendo al lusitano un solo game.

Sotto lo sguardo dell’amico e grande appassionato di tennis, Cristiano Ronaldo, parte bene Nadal che con un parziale di 8 punti a 1 vola sul 2-0 in un batter di ciglia. Nel terzo gioco anche Sousa pare finalmente entrare in partita, arriva infatti a giocare una palla break che il mancino di Manacor annulla però con un servizio vincente. Nadal chiude poi lo stesso game con altre due battute decisive. Un Rafa concentrato e determinato continua  a far spostare il malcapitato Joao da una parte all’altra del campo strappandogli così il secondo turno di servizio consecutivo. Sousa sotto 4-0 entra in totale confusione, non approfitta di un paio di errori gratuiti di Nadal e cede di schianto sotto i colpi del micidiale dritto inside out dello spagnolo. 6-0 Rafael in 26 minuti di gioco.

In apertura di secondo parziale si vedono sprazzi di partita vera, Sousa si guadagna una palla break e regala al pubblico un paio di risposte da antologia, ma il risultato non cambia: game a Nadal. Dopo sette giochi subiti consecutivamente finalmente Joao riesce a tenere il servizio e a conquistare il suo primo game dell’incontro. Gli spettatori possono ora godere di alcuni scambi degni di un quarto di finale grazie al ritmo di gioco ritrovato dal portoghese e ad alcuni sprazzi di Nadal nel recupero di palle impossibili. Il set inaspettatamente segue la regola del servizio fino al sesto game quanto Nadal si trova a giocare due palle break, ma proprio sulla seconda gli organizzatori decidono di correre ai ripari e chiudere il tetto per proteggere i giocatori dalla pioggia che inizia a cadere sulla capitale iberica. Dopo undici minuti dall’ultimo punto giocato si torna in campo, mentre gli spettatori si attardano a riprendere i loro posti Nadal fatica a ritrovare la concentrazione e spreca ben due palle break permettendo così a Sousa di continuare a tenere il servizio. Allo spagnolo servono un dritto imprendibile e una volée che sembra una carezza per riuscire a conquistare il game successivo. Ora però anche Joao ha trovato fiducia nei propri turni di servizio e tiene a zero l’ottavo gioco. Un paio di errori di troppo di Nadal regalano a Sousa il primo break della sua partita. I fronti si sono completamente ribaltati: ora il portoghese può addirittura andare a servire per il set. Joao non trema mentre Rafael va completamente fuori giri. Sousa fa suo il secondo set per 6-4 inanellando un parziale di 18 punti conquistati a 7.

Sotto lo sguardo perplesso dello Zio Toni, Nadal rientra in campo per affrontare il terzo e decisivo set. Rafael prova a lottare, tiene il servizio in apertura, ma nel game successivo spreca due palle break con errori gratuiti che lasciano attoniti gli spettatori madrileni. Sousa ora ha ritrovato fiducia, urla la sua gioia rabbiosa al cielo dopo ogni punto e comanda gli scambi costringendo il maiorchino a giocare in difesa. Nadal, malgrado l’evidente calo sia mentale che fisico, non rinuncia alla battaglia e aggrappandosi al suo dritto riesce quantomeno a tenere i propri turni di battuta. Il gioco pare scivolare nettamente nella mani del portoghese ma è a questo punto, nel corso dell’ottavo gioco, che lo spirito da combattente di Nadal improvvisamente torna a splendere: aiutato da un doppio fallo di Sousa infatti il maiorchino rompe l’equilibrio, conquista il break e va a servire per l’incontro. Il centrale ora sembra una Plaza de Toros e un “Olè” accompagna ogni punto del campione di casa verso la vittoria finale. Un dritto a sventaglio di Rafael è il degno sigillo alla resurrezione del campione di Manacor.

In semifinale domani Nadal è atteso dal numero 2 del ranking lo scozzese Andy Murray.

[6] K. Nishikori b. N. Kyrgios 6-7(6) 7-6(1) 6-3 (Valerio Vignoli)

Come in semifinale a Key Biscane, Kei Nishikori, testa di serie n.6, riesce a domare l’esuberanza di Nick Kyrgios. Il giapponese stavolta però deve rimontare un set di svantaggio contro il giovane aussie per centrare la sua terza semifinale consecutiva nel Masters 1000 madrileno.

Sul campo Arantxa Sanchez, Nishikori comincia in maniera estremamente solida al servizio, mettendo tante prime in campo. Anche Kyrgios, pur concedendo per primo palla break sotto 2-1, scaglia le solite devastanti bordate alla battuta. Abbondano dunque gli scambi rapidi e chi ribatte raccoglie le briciole. Rarissimi gli errori gratuiti da entrambe le parti. Nell’undicesimo gioco l’australiano sul 30-0 si inventa un incredibile lob in tweener. Si approda prevedibilmente al tiebreak, dove è il nipponico a procurarsi il primo minibreak e salire 4-2. Kyrgios però, prima recupera lo svantaggio sotto 5-3 e, poi, si guadagna set point sul 6-5. Il giapponese se la cava con autorità ma sbaglia nel punto successivo, regalando un’altra chance al suo avversario, stavolta con il servizio a disposizione. Con un violento ace centrale, il 21enne talento di Canberra conquista in 50 minuti un primo set di tennis eccellente.

La qualità si mantiene elevata anche nel secondo set. I due tennisti continuano a difendere i propri turni di servizio con relativa tranquillità. Kyrgios offre un paio di palle break nel gioco d’apertura ma piano piano sembra prendere il sopravvento, mettendo paura in risposta a Nishikori. Il 26enne samurai di Shimane soffre ma non si distrae. Si rende dunque necessario nuovamente il tiebreak per dirimere il parziale. Il n.6 del ranking ATP parte molto aggressivo e con un paio di minibreak si porta avanti 4-0. Kyrgios sfoga la sua frustrazione lanciando la racchetta e molla la presa. Un Nishikori molto continuo può dunque aggiudicarsi con un vincente di dritto lungolinea il tiebreak per 7-1 e riportarsi in parità nel conto dei set.

L’astro nascente del tennis australiano sembra accusare psicologicamente il colpo e mostra segnali di nervosismo mentre il giapponese mette il pilota automatico da fondocampo. Non stupisce quindi che sia Kyrgios, sotto 2-1, a cedere per la prima volta nell’incontro il servizio con una stecca di dritto su una risposta nei piedi di Nishikori. Il n.21 del ranking ATP concede ancora due palle break nel quinto gioco ma riesce a rimanere in corsa. Sorprendentemente anche il nipponico, avanti 4-2, rischia di perdere il turno di battuta ma Kyrgios non approfitta di un paio di ghiotte occasioni. È l’ultimo treno per lui visto che Nishikori, avanti 5-3 e servizio, nonostante qualche brivido, porta a casa la partita dopo oltre due ore e mezza di grande intensità.

[2] A. Murray b. [8] T. Berdych 6-3 6-2 (Andrea Lavagnini)

Andy Murray continua la sua corsa verso la difesa del titolo con un’altra vittoria convincente, questa volta contro Tomas Berdych, testa di serie numero 8. I due si affrontavano per la 14esima volta, la quarta sulla terra; curiosamente le prime tre erano state tutte vinte dal ceco. Entrambi sono usciti dai rispettivi incontri di ottavi di finale (contro Simon e Ferrer) con grande autorità.

Grazie a questa vittoria il tennista di Dunblane sale al quarto posto nella classifica dei più vincenti nei Masters 1000, superando Pete Sampras fermo a quota 190. Primo in questa speciale classifica Roger Federer con 329 vittorie. Murray gioca anche per difendere la seconda posizione nel ranking mondiale: se non dovesse confermare la vittoria dello scorso anno, sarà superato proprio da Federer. “Mr Continuità” Berdych, che questa settimana giocava il 54esimo Masters 1000 consecutivo, ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio nella capitale spagnola dove ha raggiunto una volta la finale nel 2012, anno della tanto discussa terra blu e dove quest’anno giocava il sesto quarto di finale in altrettante edizioni. L’altura e la conseguente maggiore efficacia del suo servizio lo hanno sempre aiutato qua, ma le condizioni di oggi di certo lo hanno penalizzato, vista la tanta umidità e la pesantezza del campo.

Il primo set è deciso dal break subito malamente da Berdych al secondo game, complice una percentuale di prime troppo bassa (52%). Murray è semplicemente superiore per il resto del parziale: la difesa è quella dei tempi migliori e, quando comanda, il ritmo è troppo alto per il gigante ceco che anche quando ha la possibilità di spingere non fa mai male. Così come ieri contro Simon, lo scozzese domina i propri turni di battuta e chiude 6-3 il primo set.
Nel secondo Berdych serve con più convinzione, ma sul 2-2 si concede all’avversario sbagliando tre prime consecutive: Andy attacca con costanza la seconda e conquista il break. È l’inizio della fine. Il ceco accusa il colpo e viene breakkato per la terza volta. Il minore dei fratelli Murray prosegue con il suo rendimento impressionante al servizio: otto punti persi in nove turni di battuta e 22 punti vinti su 24 prime in campo. L’ultimo game è una formalità e il set si chiude 6-2.

Murray dunque si dimostra un avversario temibile sulla terra e si candida come uno dei principali favoriti alla vittoria non solo di questo torneo, ma anche del Roland Garros, cosa che lui stesso ha definito come uno dei suoi obbiettivi di quest’anno.

Risultati:

[2] A. Murray b. [8] T. Berdych 6-3 6-2
[6] K. Nishikori b. N. Kyrgios 6-7(6) 7-6(1) 6-3
[5] R. Nadal b. J. Sousa 6-0 4-6 6-3
[1] N. Djokovic b. [11] M. Raonic 6-3 6-4

 

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