Il torneo di tennis a Rio: molto meglio del previsto, grande partecipazione emotiva. Quante lacrime! - Pagina 2 di 3

Olimpiadi

Il torneo di tennis a Rio: molto meglio del previsto, grande partecipazione emotiva. Quante lacrime!

Qualità super delle fasi finali, da Andy Murray a del Potro e Nadal, e a… Monica Puig. Olimpiadi a Roma? Io penso…

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…pur dovendo fronteggiare una programmazione folle – che lo ha costretto a ritirarsi dal misto con la Muguruza perché avrebbe dovuto giocare ogni giorno 3 incontri se avesse sempre vinto… non il massimo per il suo polso, anche i due al giorno sono stati programmati malissimo – di stare discretamente bene, di poter tirare anche forte con il dritto, sebbene fosse arrivato a Rio con soltanto un paio di giorni di allenamento.

“Non fossero state Olimpiadi, perché vengono ogni quattro anni e avevo già dovuto saltare quelle di Londra… ho 30 anni e chi può sapere se sarò a Tokyo… non sarei venuto fin qua. Per nessun altro torneo avrei preso questo rischio”.

Non abbiamo visto certo il miglior Nadal, e chissà se mai lo rivedremo, ma anche un Nadal all’80% o al 90% dei suoi anni migliori è giocatore capace di togliersi ancora importanti soddisfazioni. Non stiamo parlando di un tennista fuori dai top-ten in declino inarrestabile: lui è pur sempre il n.5.

Rafa ha esultato in modo incredibile quando ha vinto sia la semifinale, sia la finale del doppio. Evidentemente, per essere stato portabandiera per la Spagna – così come lo è stato Murray per la Gran Bretagna insieme ad altri tre tennisti che hanno goduto di tale onore: il lussemburghese Muller, la danese Wozniacki, la Vogt del Liechtenstein (il Portorico aveva scelto un atleta del wrestling, mai immaginando l’exploit della Puig) – oltre ad essere grande amico di Marc Lopez ed aver recuperato un match in finale che pareva perso quando Mergea è andato a servire sul 4-3 nel terzo set, insieme alla felicità per la salute ritrovata e al probabile contagio che subisce chiunque viva il pieno spirito olimpico con gli altri atleti delle altre discipline, ha avuto un indubbio peso.

Come ho avuto modo di dirgli nella conferenza stampa post conquista dell’oro, forse non lo avevo mai visto così raggiante di felicità e così commosso nemmeno nei giorni in cui aveva vinto i suoi 9 Roland Garros, gli altri 5 Slam, la Davis e anche l’oro olimpico in singolare a Pechino. Non credo di esagerare dicendo questo, anche se magari il mio ricordo di tutte queste sue grandi giornate ed exploit non può essere così nitido pur essendo stato presente a tutte.

Va detto che l’atmosfera olimpica ha davvero contagiato tanti. Ho visto più pianti e lacrime in questo torneo, che in anni e anni di mia carriera e altrui successi. Tanto per le vittorie che per le sconfitte. Anche di campionissimi, tipo Djokovic e Nadal, ma anche la Hingis, la Errani, la Kerber, Makarova e Vesnina già passati mille volte attraverso gioie e dolori. Mica solo del Potro e la Puig, la Svitolina, fiumi in piena giustificati da imprevedibili exploit. Ho trovato interessanti le dichiarazioni, riportate, di Vesnina e Maarova per le quali il successo olimpico vale più dei due Slam vinti.

Ricordo di aver sentito dire, ma credendoci meno, la stessa cosa e in più occasioni da Andre Agassi. Ci sono certamente Paesi, penso al Portorico adesso ma non solo (esempio gran parte dei Paesi dell’Est) dove in termini di opinione pubblica generalizzata, fa molto più notizia una vittoria olimpica piuttosto che una vittoria in uno Slam (per chi non sia uno che di tennis si intende e conosce un po’).

Quindi Philippe Chatrier, il francese che è stato l’ultimo grande ed illuminato presidente della federazione internazionale, ha avuto ragione sotto molti punti di vista nel condurre la sua battaglia per riportare il tennis alle Olimpiadi (nell’84 fu sport “dimostrativo”, nell’88 a Seul divenne sport olimpico a tutti gli effetti).

Devo dire che queste emozioni così trasparenti hanno contribuito a farmi riflettere. A farmi essere meno critico riguardo alla presenza ai Giochi del tennis, sport non proprio olimpico anche se presente fin dalle primissime edizioni, con poi un black-out di un sessantennio dal 1924.

Ci sono state qui a Rio partite che rimarranno sempre nella mia memoria…

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