Ivo Karlovic, la Coppa Davis e altre storie: "Nessuno come me"

Interviste

Ivo Karlovic, la Coppa Davis e altre storie: “Nessuno come me”

Intervistato da un quotidiano croato a pochi giorni dalla finale di Coppa Davis, il tennista più alto del tour ha parlato della sfida con l’Argentina (“Importante per lo sport croato”), ma anche della sua carriera e del suo futuro (“Rimarrò nel tennis”)

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È iniziato il conto alla rovescia per la finale di Coppa Davis tra Croazia e Argentina, in programma da venerdì prossimo alla Zagreb Arena di Zagabria. Per il tennis croato si tratta della seconda finale, la prima in casa: logico perciò che all’evento venga dato ampio risalto su tutti i media nazionali. Come nel caso del quotidiano di Spalato “Slobodna Dalmacija“, che nei giorni scorsi ha intervistato uno dei probabili protagonisti della sfida del prossimo weekend, Ivo Karlovic, che torna – spinto anche dalle pressanti richiesta di gran parte dell’opinione pubblica croata – ad indossare la maglia della nazionale dopo ben quattro anni. Ecco la traduzione dell’intervista all’attuale numero 20 del mondo.

Cosa ti ha fatto decidere di tornare in nazionale e di aiutare la squadra nella finale contro l’Argentina?
Purtroppo la decisione è dovuta all’infortunio occorso a Coric. Difficile che ce la faccia a recuperare in tempo dall’operazione ed è evidente che la sua assenza indebolisce molto la squadra. Naturalmente ero anche consapevole dell’importanza di questa finale per lo sport croato, e vista la situazione ho risposto alla chiamata di Krajan.

Sei avanti con gli anni, ma stai giocando ad altissimo livello. Altri giocatori croati, più giovani di te, hanno invece diversi problemi: Dodig con la schiena, Pavic si è infortunato agli addominali.
Non è che non mi capiti qualche infortunio di tanto in tanto, diciamo che al momento non c’è niente di serio.

Come sono cambiati i tuoi allenamenti, la tua preparazione fisica, il tuo lavoro di prevenzione degli infortuni, rispetto a quello che facevi 10-15 anni fa?
Dedico molta più attenzione alla preparazione fisica. Non passa giorno che non mi alleni fisicamente. Rispetto a dieci anni fa, quando mi allenavo due volte al giorno per due ore, a tennis mi alleno solo una volta al giorno ma un po’ più a lungo, circa due ore e mezzo, tre ore.

Quante possibilità ha la Croazia di vincere la finale?
Sarà un match equilibrato, ma spero che si rivelino decisivi il campo amico e l’atmosfera bollente che creerà il pubblico zagabrese. Al momento ci assegno il 51% di chances.

Hai già deciso cosa farai quando smetterai di giocare o è troppo presto per farti questa domanda?
In tutti i casi rimarrò legato al tennis. È tutta la vita che sono nel tennis e ne so quasi tutto. Penso che non avrò voglia di addentrarmi in qualcosa di nuovo, dove dovrei imparare tutto dall’inizio. Ora, non ho ancora deciso se farò l’allenatore o qualcosa d’altro. In tutti i casi sarà qualcosa collegato al tennis ed allo sport.

Se dovessi la migliore stagione della tua carriera, quale sceglieresti e perché?
Sono state tutte molto impegnative e ricche di soddisfazioni, per questo mi è difficile sceglierne una in particolare.

Tua figlia (Jada Valentina, che ha da poco compiuto 5 anni, ndr) gioca già a tennis? O la terrai lontana?
Ha iniziato da un paio di mesi e andiamo a giocare quando vuole lei. Non insisto. Si dedica già a tante cose.

Sei stato inondato anche tu di richieste per i biglietti per la finale, ormai impossibili da trovare? In quanti te l’hanno chiesto?
Mi avranno chiesto il biglietto un milione di persone. Credo che sia successo a tutti, non solo a me.

Vedi tra i giovani qualcuno che ti assomiglia, qualcuno che potrebbe essere il tuo erede? In particolare nel modo in cui sei arrivato in cima, considerato che molte delle cose che hai ottenuto dentro e fuori il campo hai dovuto conquistartele da solo, con grande difficoltà.
Non proprio. Tutti i tennisti di oggi sono progetti sui quali si investe sin da quando sono piccoli. Il mio percorso è stato molto diverso.

Hai provato di tutto e di più nella tua carriera, ma questa finale è comunque un momento particolare… Senti un’emozione particolare, davanti al tuo pubblico, con tutti che si aspettano tanto da voi, e in particolare da te?
Certo, sarebbe bello conquistare la Coppa Davis, ma già la finale è un enorme risultato per il tennis croato. La vittoria sarebbe un grande bonus. Spero che questo faccia salire il livello del tennis in Croazia.

Il tuo rapporto con coach Petrovic?
Abbiamo iniziato a lavorare insieme nel 2009. Poi nel 2010 abbiamo interrotto, quando mi sono infortunato al tallone e ho dovuto stare fermo per gran parte della stagione. Siamo tornati a collaborare nel 2014 e da quel momento tutto funziona molto bene.

I piani dopo la finale di Coppa Davis?
Un paio di giorni di riposo, poi inizia la preparazione per la prossima stagione.

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