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Federer-Nadal: la rivincita del tifoso ultras di Roger

La finale dell’Australian Open attesa e poi vissuta da un pasionario dello svizzero, rassegnato all’ennesima mazzata. Cosa ha provato dopo la vittoria? Viaggio nella mente tormentata di chi lotta contro l’odio per il nemico di sempre

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Già questa era una vittoria, e mica da poco. Il tifoso totalitario che trova la forza per sopravvivere, per circoscrivere l’odio per la sconfitta e l’avversario e riabbracciare la passione di una vita. Il tennis sarà sempre parte di lui, il dolore e l’astio non lo terranno lontano dalla tv e dalle partite con gli amici. Alla fine la falange Scientology del tennis aveva vinto la sua guerra, con buona pace dei suoi detrattori.


IL MATCH E LA RESA, PRIMA DEL MIRACOLO

Ora però toccava a Roger. Il pasdaran si era accomodato sul divano, aveva staccato il cellulare (l’amico federiano più tecnico di lui, che faceva il commento alla fine di ogni set era insopportabile, aveva sempre portato una sfiga immensa), guardato verso il cielo (c’era di mezzo il soffitto ma pazienza) e stappato la sua Tennent’s, fedele compagna che esalta le vittorie e lenisce le sconfitte. Il Re stava giocando bene, dannatamente bene. Anche se bastava qualche punto perso per portare il nostro ai timori di sempre: “Accorcia quel cavolo di scambio, quello alla fine ti cuoce!”. Il primo set era vinto, il secondo sembrava scappare via subito, ma Roger aveva recuperato un break. Niente da fare, il fabbro si riveelava implacabile al servizio: un set pari. Già, il servizio, non aveva mai visto Rafa servire così. Riusciva spesso a impallinare il Re servendogli al corpo, era migliorato anche lì. Come diavolo era possibile? Però il Tennis quella mattina era superbo, il suo rovescio sbalorditivo. Anticipi mostruosi, controbalzi di dritti inumani, varietà al servizio. Nadal non poteva quasi nulla, 2 set a 1. “Così, così dovrebbe sempre essere contro quell’energumeno iberico!”, ma nel quarto set la magia finiva e bastava un game di distrazione per rovinare tutto: perso il servizio, Rafa tornava a non sbagliare nulla, anzi tornava quello degli anni migliori e in un amen il Roger era di nuovo raggiunto.

E adesso? Come faceva a vincere al quinto set? L’ultima volta che l’aveva fatto contro il maledetto era stato a Wimbledon 2007, dieci anni fa! Si trattava all’epoca del miglior Federer contro un Nadal non ancora al top: già fece una gran fatica allora, nel suo sacro giardino di Wimbledon, come poteva farcela ora? E infatti, dopo qualche minuto, la nemesi mancina era già avanti 2-0, col fan sfegatato ormai crollato. Giaceva riverso sul divano, steso su un fianco. La maglietta bianca con zigrinature nere, identica a quella del suo Dio, sembrava insanguinata. Si trattava di alcune chiazze di ketchup rimediate verso la fine del quarto set, mentre stava addentando nervosamente un hamburger per sopportare il dolore di una speranza spezzata, esattamente come aveva fatto Fiorenzo Magni al Giro d’Italia del 1956 con una camera d’aria in bocca, per andare avanti nonostante una clavicola rotta. Lui però non era un eroe come il Leone delle Fiandre, lui si era arreso. Stava osservando il match nel più totale disincanto, il viso pallido e l’occhio vitreo accompagnavano quella che si stava profilando come l’ennesima sconfitta del Tennis contro il Diavolo. Lui si era arreso, ma il Tennis no. Dal 3-1 Nadal, all’improvviso, a Melbourne Park era tornato il Momento Federer, per non finire più. Un profluvio di palle break annullate, ma a forza d’insistere, con il talento del Re e la costanza del vero campione, il muro dall’altra parte della rete alla fine cedette. Il match terminava con il suo Dio che sconfiggeva anche l’occhio di falco, altra bestia nera, anch’essa tramortita. In che stato giaceva ora il nostro tifoso?

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