Kiki Mladenovic, Ivan Lendl e il dilemma del rovescio

Al femminile

Kiki Mladenovic, Ivan Lendl e il dilemma del rovescio

A che punto è il tennis francese? Primo articolo, dedicato a Kristina Mladenovic, di una serie che si occuperà del movimento femminile d’oltralpe

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Inizio oggi una piccola serie di tre articoli sul tennis francese. Il primo è questo, dedicato a Kristina Mladenovic, recente vincitrice del torneo di San Pietroburgo e finalista ad Acapulco la scorsa settimana. Il secondo sarà dedicato a Caroline Garcia, e infine vorrei chiudere con un articolo che tratterà delle altre giocatrici di vertice che completano la squadra di Fed Cup: Cornet, Dodin, Parmentier.

La grande figura del tennis francese di questo millennio è stata Amélie Mauresmo: numero uno del mondo, due volte vincitrice Slam nel 2006, un’altra volta finalista nel ’99. Al momento di pensare al ricambio generazionale, nel 2008 arriva il duro colpo dello stop prematuro di Tatiana Golovin, costretta a fermarsi a soli vent’anni per problemi insormontabili alla schiena. Quando l’anno dopo si ritira effettivamente Mauresmo, la leadership passa a Marion Bartoli: è lei che ottiene i migliori risultati, culminati con la vittoria a Wimbledon 2013 (dopo la finale nel 2007). Negli stessi anni traguardi importanti, ma non dello stesso livello, sono raggiunti anche da Aravane Rezai e Alizè Cornet.

Qualche settimana dopo il successo di Wimbledon Bartoli annuncia il ritiro, lasciando alle più giovani il compito di provare a raggiungere obiettivi altrettanto prestigiosi. E così il testimone passa a due giocatrici nate nel 1993, Caroline Garcia e Kristina Mladenovic. Oggi entrambe hanno superato la barriera delle prime trenta in classifica, con la speranza concreta di poter fare anche meglio: proprio questa settimana Mladenovic ha ottenuto il suo best ranking (posizione 26), mentre Garcia occupa il posto immediatamente davanti, al numero 25 (e un best ranking alla posizione 23). Sapranno entrare in top ten, raggiungere finali Slam e addirittura vincerle?

È molto difficile rispondere perché a mio avviso si tratta di giocatrici che intrecciano in modo particolarmente stretto (a volte aggrovigliato) le questioni tecniche con quelle caratteriali. Sembrerebbe una ovvietà: si sa che il tennis è uno sport in cui la componente mentale è fondamentale. Però non è così frequente che gli aspetti psicologici diventino tanto importanti come nel caso di Mladenovic e Garcia. In loro sono così decisivi da avere ricadute dirette sulle scelte di gioco, sulla conduzione tattica delle partite. Per provare a capire come mai, credo sia necessario approfondire le caratteristiche e le specificità di ciascuna di loro. Questa settimana, come detto, è la volta di Mladenovic.

Kristina Mladenovic
Kristina “Kiki” Mladenovic è stata una grande stella del tennis giovanile, con una carriera quasi da predestinata: raggiunge il numero uno del ranking junior nel 2009 a 16 anni appena compiuti (è nata il 14 maggio 1993) subito dopo aver vinto il Roland Garros in finale contro Daria Gavrilova. La vittoria apre un periodo straordinario, con l’affermazione a Roehampton e la finale a Wimbledon. Il successo all’Osaka Mayor’s Cup e la finale all’Orange Bowl tra ottobre e dicembre sanciscono il suo primato stagionale, davanti a nomi che sarebbero diventati importanti anche tra le professioniste come Babos, Watson, Gavrilova, Tomljanovic, Stephens, Putintseva, Cepelova. Questa era la classifica junior al termine del 2009:

ranking junior 2009

Più ancora di Caroline Garcia, è dunque Mladenovic la giocatrice sulla quale in quel momento puntano tecnici e appassionati francesi per mantenere ad alto livello il tennis nazionale. Va detto che Kiki nei primi anni da junior è in parte avvantaggiata da un fisico che la fa spiccare rispetto alle coetanee: a quattordici anni è già alta 1,75 e nei due-tre anni successivi cresce di un’altra decina di centimetri.
Figlia di una pallavolista e di un giocatore di pallamano serbi, entrambi professionisti, Mladenovic è nata e cresciuta in Francia perché il padre è stato ingaggiato dalla squadra di Dunkerque, e con la moglie ha lasciato la Jugoslavia nel 1992, un anno prima che lei nascesse.

Kiki ha anche un fratello minore, promessa del calcio, a conferma di come nella famiglia tutti abbiano lo sport nel sangue. Da bambina Kiki ne prova diversi: nuoto, pallavolo, pallamano. Lei stessa ha raccontato gli inizi con il tennis: i genitori, grandi ammiratori di Monica Seles, la portano a giocare per la prima volta a 7-8 anni; e lei stupisce il maestro, il quale fatica a credere che non abbia mai preso in mano una racchetta. A 12 anni una prima decisione: tra tutti gli sport, privilegia il tennis. A 13 anni lascia la scuola normale, e inizia a seguire corsi per corrispondenza, in modo da potersi allenare e viaggiare nei diversi tornei. L’anno successivo compie la scelta definitiva: proverà a diventare una professionista. La carriera giovanile è subito costellata di successi, e il bilancio complessivo nel periodo tra il 2006 e il 2009 si chiude con 109 partite vinte e 34 perse (76,2%).

Nel 2010 si dedica solo ai tornei professionistici, anche se già nel 2009 era salita alla posizione 202 del ranking WTA, grazie ai risultati nei tornei ITF e a qualche wild card in eventi più importanti che le procura la federazione francese: come si sa, le quattro nazioni organizzatrici degli Slam hanno un accordo di reciprocità che permette ai loro tennisti di usufruire di wild card nei Major. Mladenovic chiude fra le prime 100 il 2012 (posizione numero 76) e fra le prime 50 il 2015 (numero 29).

a pagina 2: le principali caratteristiche tecniche di Kiki Mladenovic

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