Mille di questi Nadal «Pochi ci credevano» (Cocchi), Nadal: Felice di essere nel Club del Mille (Semeraro), Fognini, quel feeling ritrovato con i "1000" (Mancuso)

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Mille di questi Nadal «Pochi ci credevano» (Cocchi), Nadal: Felice di essere nel Club del Mille (Semeraro), Fognini, quel feeling ritrovato con i “1000” (Mancuso)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Mille di questi Nadal «Pochi ci credevano»

 

Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 28.03.2017

 

Ha rischiato che Philipp Kohlschreiber gli spegnesse tutte le candeline. Tutte e mille, come il numero di partite in carriera raggiunto da Rafa Nadal nel terzo turno del Masters 1000 di Miami. Rafa è entrato nel club dei più grandi, dei monumenti del tennis, un clan capitanato da Jimmy Connors che di match ne ha giocati addirittura 1535, vincendone 1256 con 1’81,8 per cento di successi. Statistiche da fenomeno, che Rafa ha addirittura superato. Il maiorchino ha infatti 821 successi sui mille match giocati, niente meno che l’ 82,1 % di vittorie. Meglio anche di Federer e più di McEnroe che si è fermato all’81,5 per cento a 1075 match. Domenica con il tedesco, Rafa, se l’è vista brutta, con un primo set perso per 6-0 che faceva presagire il peggio. Il dna del campione ha prevalso e Rafa ha potuto esultare e gridare a squarciagola tutta la sua gioia. TRAGUARDO «E’ un traguardo molto importante e significativo questo per me — aveva detto Nadal prima di scendere in campo». E dopo il successo, nella conferenza stampa di rito, il 30enne mancino ha spiegato il suo sentimento: «Una cifra incredibile anche solo a pensarci, 1000 è un grande numero — ha commentato — . Soprattutto perché significa che ho avuto una grande carriera, al contrario di quello che molti pensavano. All’inizio pochi credevano che avrei fatto una strada tanto lunga». Un pizzico di orgoglio, qualche sassolino levato dalle scarpe, ma soprattutto tanta voglia di godersi questo momento. RICORDI La memoria è buona, e Rafa Nadal ricorda perfettamente la partita numero uno di questa serie a quattro cifre: «Avevo 15 anni ed ero a Maiorca, andavo ancora scuola. Il mio avversario era Ramon Del-gado. Me la ricordo anche con gioia visto che ero riuscito a vincere e approdare al secondo turno». Allora al suo fianco c’era lo zio Toni, che l’ha cresciuto e accompagnato lungo a una carriera strepitosa. Ora lo zio ha lasciato spazio a Carlos Moya, ma Rafa continua a vincere, come in una seconda giovinezza, come quella di Fede-rer. Di obiettivi Rafa non parla: «Non so ciò che accadrà da qui a fine anno — ha detto poco prima di iniziare il torneo in Florida—, spero solo di avere ancora una buona parte di carriera davanti a me. Il numero uno non è la priorità, farò il calendario più congeniale per il fisico e non per la classifica». ARUM A Miami Nadal può andare ancora avanti, lo aspetta un avversario non irresistibile anche se in una fase di grande fiducia come Nicolas Mahut, grande doppista e in crescita anche in singolare: «Lui sta giocando molto bene — analizza il vincitore di 14 Slam —, ed è molto pericoloso col serve and volley, dovrò restare molto con-centrato». Pronti per il match 1001.

 

Nadal: Felice di essere nel Club del Mille

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 28.03.2017

 

«Mille partite sono veramente tante». Ha ragione, Rafa Nadal, che battendo in un match un po’ sconclusionato Philip Kohlschreiber (0-6 6-2 6-3) non sólo si è guadagnato l’accesso agli ottavi del torneo di Miami – uno dei tre Masters 1000 che lo spagnolo non è mai riuscito a vincere insieme con Parigi Bercy e Shanghai – ma ha tagliato un traguardo, quello appunto dei mille match giocati da professionista, che solo altri dieci sono riusciti sono riusciti a passare nell’era Open. Il recordman è Jimmy Connors, che a quota 1.535 match pare irraggiungibile, dietro di lui Roger Federer (1.315) e Ivan Lendl (1310), mentre David Ferrer, nono a 1.034, è il terzo dopo Roger e prima di Rafa ancora in attività. Nel circuito insomma si parla tanto di NextGen, di nuova generazione, ma il 2017 per ora è decisamente un anno d’oro per i veterani. «Arrivare a questa cifra è una buona notizia, perché vuol dire che la mia carriera è già lunga», ha sorriso Nadal, che a giugno compirà 31 anni. «E dire che nel corso di questi anni tante volte mi sono sentito ripetere che sarei durato poco…». Una carriera fra l’altro zeppa di infortuni che, se sommiamo tutti i periodi di stop, gli sono costati circa due anni di inattività «Ricordo perfettamente la mia prima partita sul circuito, anche perché la giocai e vinsi a casa mia, a Maiorca, contro Ramon Delgado (6-4 6-4 nel 2002, ndr). Avevo quindici anni, e andavo an- cora a scuola. Fu una grande esperienza anche perché mi consentì di passare al secondo turno. Bellissimo». Da allora sono arrivati 69 titoli, fra i quali 14 nello Slam. Per staccare la vittoria numero 822 Nadal ha avuto bisogno però di recuperare dopo una partenza disastrosa contro Kohlschrieber, che nonostante un bilancio sfavorevolissimo nei precedenti (1-13) gli ha inflitto uno dei rarissimi 6-0 della sua carriera (il precedente, contro Berdych, risaliva a due anni fa). «Philipp all’inizio giocava benissimo, ho perso per quello. Lo sport è fatto così, la cosa positiva è che ho tenuto duro e sono poi riuscito a giocare alla grane nel secondo e nel terzo set». In ottavi Nadal oggi trova un altro “matusa”, il francese Nicholas Mahut, 35 anni, n. 55 Atp, con il quale i precedenti sono in parità (1-1), nei quarti eventualmente il vincitore del derby Usa fra Jack Sock e Jared Donaldson, con quest’ultimo che ha approfittato del ritiro di Milos Raonic. «Voglio tomare n.1, non importa a che età», ha spiegato a fine 2016 Nadal, oggi n.7 del ranking. Nel frattempo non resta che augurargli 1.000 di questi giorni.

 

Fognini, quel feeling ritrovato con i “1000”

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 28.03.2017

 

Anche oggi Bobo Vieri sarà al suo posto in tribuna: l’ex centravanti della nazionale è diventato il talismano di Fabio Fognini a Miami, il suo portafortuna. Avevano trascorso qualche giorno insieme lo scorso dicembre proprio in Florida durante la preparazione invernale del ligure. Si sono ritrovati nel primo torneo in cui il 29enne azzurro sta finalmente raccogliendo i frutti del duro lavoro svolto negli ultimi 4 mesi con il nuovo coach Franco Davin e il preparatore atletico Duglas Cordero. Lo aveva fatto solo in parte a Indian Wells, dove aveva eliminato il top ten Tsonga ma si era fermato al terzo turno. Battendo due giorni fa il francese Chardy in rimonta (3-6 6-4 6-4) ha acciuffato per la seconda volta in carriera gli ottavi a Miami. Fabio non ha nemmeno dovuto fare nulla di eccezionale: se regala poco, non si fa tradire dal servizio che a volte va e viene ed è concentrato come si deve, il resto viene di conseguenza con la velocità di braccio e di pensiero che lo contraddistinguono. CHE CHANCE! Oggi troverà sulla sua strada Donald Young, ex promessa (non mantenuta) del tennis a stelle e strisce. I precedenti dicono 2-0 per il 27enne statunitense di colore, ma l’opportunità di centrare il suo terzo quarto di finale in un Masters 1000 (il miglior risultato è la semifinale sul rosso di Monte Carlo nel 2013) è davvero ghiotta. Young gli sta dietro nel ranking: è n.50, mentre Fabio è 40. Intanto i 90 punti già conquistati a Key Biscayne gli permetteranno di tornare n.! d’Italia superando Lorenzi. Un ottavo sul cemento in un Masters 1000 gli mancava da Cincinnati 2014. Soprattutto i 5 match vinti fra Indian Wells e Miami, suo record personale sono una buona base verso una stagione di nuovo da protagonista dopo un 2016 che l’aveva cacciato quasi fuori dai primi 50del mondo, complice lo stop di un paio di mesi per l’infortunio ai muscoli addominali. Tanto che aveva dovuto attendere fino a Wimbledon per toccare la doppia cifra di incontri vinti nella stagione.

 

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