Garbin, psicologa e diplomatica al servizio di Giorgi e FIT

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Garbin, psicologa e diplomatica al servizio di Giorgi e FIT

Camila Giorgi sempre più discontinua ma necessaria all’Italia, anche se la causa con la FIT va avanti. Riuscirà la Garbin a essere meno aziendalista di Barazzutti e più diplomatica di Henry Kissinger?

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Camila Giorgi ha ottenuto a Biel il primo grande successo stagionale, superando la tds n.2 Carla Suarez Navarro, attuale n.23 WTA. Il giorno successivo, il tabellone che si era delineato era a quel punto favorevole: ai quarti affrontava la qualificata bielorussa Aliaksandra Sasnovich, n. 108 WTA e in caso di successo la vincente del match tra la belga Elise Mertens e l’estone Anett Kontaveit. Dopo aver battuto la n.2 del seeding, avversarie come quelle citate non avrebbero in teoria dovuto costituire un grosso problema e la strada per la finale sembrava quasi spianata. Solo che Camila ormai la conosciamo bene: può vincere da chiunque e perdere da chiunque. Ecco allora che alla bella prova contro Suarez Navarro ha fatto seguito un match pieno di errori e doppi falli nei momenti topici che le sono costati l’uscita di scena dal torneo. Se registriamo quindi con favore la bella vittoria contro la spagnola, una volta di più ci scontriamo contro quella continuità di rendimento che è finora stata un’autentica chimera per una giocatrice dal talento oltremodo superiore alla sua attuale classifica (n. 98 del ranking).

Nel frattempo Tathiana Garbin diramava le convocazioni dello spareggio di Fed Cup a Barletta, con l’Italia che dovrà superare Taipei per non sprofondare nella serie C della competizione nazionale a squadre del tennis femminile. Tax non ha convocato Francesca Schiavone e della generazione d’oro del tennis azzurro in gonnella l’unica superstite è Sara Errani. L’assillo di ricercare la qualificazione al Roland Garros non ha distolto la generosa romagnola dal rispondere sì alla richiesta del suo importante contributo per evitare il baratro dei Gruppi Zonali. Alla precisa domanda a Forlì dopo la sconfitta contro la Slovacchia, orfana di Dominika Cibulkova (e non solo), su come considerasse la situazione della Giorgi, la Garbin rispose senza indugi: “Camila è un patrimonio del tennis italiano e io non chiudo la porta a nessuno. Spero in un riavvicinamento come avvenne con Simone Bolelli”. Da quel momento è lecito chiedersi se la mestrina abbia qualche concreta possibilità di riportare nel team di Fed Cup il talento di Macerata, nonostante l’ostracismo dei vertici federali e la stessa ritrosia di Camila e Sergio Giorgi a riavvicinarsi alla FIT. Il compito sembra una vera mission impossible: neanche un diplomatico del calibro di Henry Kissinger potrebbe ripristinare un dialogo costruttivo tra il clan Giorgi e il clan Binaghi (ci si passi quest’ultima licenza prosaica…), che hanno entrambi più volte dimostrato nessun interesse a venirsi incontro.

In termini di diplomazia, però, Tathiana Garbin ha dimostrato di saperci fare eccome. In molti, osservando il suo timido comportamento a Forlì quando il fresco predecessore Barazzutti allenava le ragazze in campo e dava qualche consiglio a match in corso dalle tribune, si sono scaraventati su Corrado accusandolo di essere ancora troppo ingombrante e non lasciare di fatto il ruolo di capitano a Garbin, relegata ad allieva del vincitore di 4 Fed Cup. Le parole di Francesca Schiavone in conferenza stampa dopo l’illusoria vittoria nel primo match contro la Schmiedlova sconfessano completamente questa tesi: “Anche se anni addietro siamo state compagne di squadra, Tax come capitana deve imparare a conoscerci. Lo spessore e il lavoro di Corrado sono stati fondamentali, Tathiana è all’inizio del suo percorso”. Altro che allieva timida e sottoposta, dalle parole della leonessa si evince chiaramente che è stata proprio lei, la nuova capitana, a lasciare Barazzutti così presente in campo tra una partita e l’altra e anche nel dare qualche consiglio extra alle ragazze durante i match. Un atto di umiltà verso chi ha maggiore esperienza in quel ruolo ma anche una precisa strategia per rendere più agevole l’avvicendamento, senza che questo risulti troppo traumatico per le ragazze del ciclo d’oro che, come ha più volte ripetuto la giustiziera nel 2004 al Roland Garros dell’allora n.1 del mondo Justine Henin, devono fare da guida ed esempio per le giovani come Paolini, Trevisan e Rosatello.

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