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Italiani

Garbin, psicologa e diplomatica al servizio di Giorgi e FIT

Camila Giorgi sempre più discontinua ma necessaria all’Italia, anche se la causa con la FIT va avanti. Riuscirà la Garbin a essere meno aziendalista di Barazzutti e più diplomatica di Henry Kissinger?

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Si potrebbe obiettare che tutto questo va in controtendenza con la mancata convocazione della Schiavone per il match di Barletta. In realtà, già a Forlì dopo il match perso con la Sramkova la regina del Roland Garros 2010 aveva lasciato intendere che quello sarebbe stato l’ultimo atto della sua avventura con la maglia azzurra. Così come Roberta Vinci, anche la leonessa ha l’intenzione di giocarsi al massimo delle sue possibilità le ultime cartucce dell’anno finale di una grande carriera ed è più facile pensare che la Garbin abbia preferito lasciare Francesca concentrata sulla conquista dei punti necessari per prendere parte ai grandi tornei piuttosto che chiederle l’ennesimo sacrificio in una sfida sulla carta (ma anche in pratica) decisamente alla portata. La capitana non giocatrice avversaria Shi-Ting Wang, infatti, dovrà rinunciare alle due migliori giocatrici, Su Wei Hsieh e Kai-Chen Chang (rispettivamente n.94 e n.114 del mondo) e sarà quindi costretta a puntare sulla n.300 Ya-Hsuan Lee (che non ha mai giocato sulla terra quest’anno) e sulla n. 375 Chieh-Yu Hsu. Insomma, si può e si deve vincere anche senza Schiavone, poco ma sicuro.

Veniamo ora al dunque. Con la sola Errani disponibile dall’anno prossimo, l’Italia deve fare affidamento sulle nuove leve, a meno di qualche fugace apparizione di una Karin Knapp sempre purtroppo alle prese con problemi fisici ormai cronici. Automatico a questo punto pensare all’importanza di Camila Giorgi. Una competizione come la Fed Cup può offrire, all’interno dello stesso tie, match contro un’avversaria molto quotata e una ben più abbordabile: in partite sulla carta difficili, la maceratese deve giocare proprio perché può battere chiunque, mentre in altre dove l’avversaria sembra già battuta sulla carta (come nel caso della sfida di Barletta contro Taipei), non deve avanzare lamentele se la Garbin le preferisce una giovane da far crescere, anche a costo di mettere a rischio la vittoria del match (rischio che con Camila sarebbe comunque sempre reale, come dimostrano le sue numerose sconfitte in match teoricamente facili). Sempre considerando la Fed Cup, la Giorgi sarebbe chiamata a un deciso cambio di atteggiamento verso la squadra. Spesso, prima della rottura con la FIT, la figlia di Sergio Giorgi non ha mai mostrato affiatamento con le compagne, limitandosi a giocare i suoi match senza una partecipazione attiva durante le sfide delle altre ragazze. Anche qui la Garbin è fondamentale: oltre a grande diplomatica deve essere un’ottima psicologa e convincere Camila a rientrare in squadra e a farlo non come giocatrice a sè stante ma come parte integrante del team azzurro. Saper stare in panchina anche quando vorrebbe spaccare le avversarie e riuscire a legare con le compagne: due impegni che la Giorgi deve dimostrare di saper accettare e superare. Camila, nonostante la sua testardaggine talebana che dimostra in campo quando ignora qualunque forma di gioco conservativo, non ha mai scaraventato per terra racchette, non ha mai mostrato comportamenti disdicevoli o sopra le righe. Insomma, non è una Cassano o una Balotelli con la racchetta e se troverà in Tathiana Garbin un punto di riferimento può davvero diventare utilissima alla causa azzurra (del resto il futuro prossimo del tennis italiano parte da lei, non certo da un’indomita ma quasi esausta Sara Errani).

L’aspetto più complicato della mission impossible dell’ex n.22 del mondo (best ranking di Tax nel maggio 2007) è però convincere anche l’altra parte, tuttora in contenzioso giuridico con la tennista di origini argentine, in particolare dopo l’annullamento della squalifica sportiva da parte della Corte d’Appello Federale, che ha finito per spostare in sede di giustizia ordinaria la battaglia giuridica. Qui diventa inopportuno, prima che insensato, chiamare in causa la capitana di Fed Cup, ma se la vicenda dovesse protrarsi a oltranza, specie in una situazione di risultati costantemente deludenti della squadra, l’autorità e la stima dei vertici federali verso la Garbin potrebbero acquisire un peso che ora sembra trascurabile, nell’ottica di arrivare a un accordo che conviene a tutto il movimento. Tutto questo a patto che anche Camila Giorgi sia disposta a trattare e a riconoscere in Tathiana Garbin quell’aiuto esterno alla famiglia e a papà Sergio che possa finalmente farle fare il salto di qualità finora rincorso invano.

Convincere il clan Giorgi e il clan Binaghi a tornare ognuno sui suoi passi, tornando a parlarsi direttamente e non tramite avvocati, perché a entrambe le parti conviene un ritorno in azzurro di Camila: un’impresa ai limiti dell’impossibile tra due entità arcigne e testarde che può portare a termine solo quell’ex tennista che quando appese la racchetta al chiodo, nessun giornale aveva di lei una foto in cui non sorridesse: Tathiana Garbin, il cui spirito positivo risalta in questa intervista del 2010, profetica sul suo futuro, che rilasciò a Riccardo Bisti di Ubitennis nel 2010, a pochi giorni dal ritiro.

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