Amarcord Madrid: un match leggendario, un organizzatore unico e...

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Amarcord Madrid: un match leggendario, un organizzatore unico e…

Al Mutua Madrid Open abbiamo visto di tutto. Un Nadal-Djokovic infinito, una terra di colore blu per volere di Ion Tiriac, un Kei Nishikori tragico eroe romantico. Cosa accadrà quest’anno?

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Mentre alla Caja Magica l’ATP Mutua Madrid Open entra nella fase cruciale, vale la pena ricordare alcuni tra i momenti salienti degli ultimi anni del torneo madrileno, sicuramente il più anomalo tra i tornei della stagione sul rosso e non solo per la relativa altura che rende la superficie più veloce di quelle sul livello del mare di Montecarlo e Roma.

IL LEGGENDARIO NADAL-DJOKOVIC 2009

Nel 2009 va in scena un match epico, una semifinale maratona che si rivelerà alla fine essere la partita più lunga mai giocata sulla distanza dei due set su tre: 4 ore e 3 minuti di passione tra bordate, recuperi, cadute, risalite (poi superata nel 2012 a Londra dalla semifinale olimpica di Wimbledon vinta da Federer su del Potro  per 3-6 7-6 19-17, di 23 minuti più lunga ma senza dimenticare che in quell’occasione il terzo set non prevedeva tie-break e finì dopo ben 36 giochi). Più che per la durata in sè, in realtà, quel match rimarrà per sempre stampato nella mente di chi l’ha ammirato per la battaglia e i continui capovolgimenti di fronte che l’hanno caratterizzato, per nulla messi in preventivo dagli increduli spettatori. Rafa veniva da diverse stagioni di dominio sul rosso mentre Novak stava mostrando significativi miglioramenti nel gioco sulla terra, ma pochi lo consideravano in grado di mettere in crisi le granitiche sicurezze del mancino di Manacor. Non ci interessa ricordare ora lo svolgimento del match, quanto gli occhi di fuoco di Nole nel non cedere un millimetro, i primi rovesci sui quali si arrampicava per contrastare – spesso con successo – i topponi arrotati del dritto devastante (allora più che mai) del campione spagnolo, lo sguardo impassibile di Rafa che anziché rimanere di stucco nel trovarsi un avversario così competitivo sul suo piano di gioco (nel senso sia della superficie che della tattica) cercava e trovava da formidabile campione il massimo nei momenti decisivi, annullando montagne di break-point (e anche match-point) con servizi nettamente superiori al suo standard e offrendo il meglio nei recuperi e nei passanti dal fondo.

A un certo punto del terzo set, quando il livello di gioco e spettacolo di entrambi aveva raggiunto vette astrali, gli spettatori entrarono in visibilio ma anche in una fase di affaticamento. Chi ha visto quel match non può negarlo, infatti fu Rino Tommasi a fotografare con una stilettata delle sue la vertiginosa intensità del momento: “Ora c’è un break e meno male, perché questi due si devono un attimo riposare ma si devono riposare anche gli spettatori!”. Ecco l’elemento che mancava a rendere perfetto quel magico sabato pomeriggio di Maggio: l’ironia e la capacità di non prendere troppo sul serio nemmeno un evento così magnifico, senza per questo togliere importanza, anzi. “Pioggia di circoletti rossi”… “Straordinari tutti e due”… L’esperto di statistica applicata allo sport (come lo definì diversi anni addietro Gianni Brera) sciorinava le sue espressioni più note, che ai più giovani potrebbero persino sembrare inflazionate (quante volte Rino avrà pronunciato queste due frasi nel corso di una carriera?), ma arrivavano sempre al momento più opportuno, intercettando alla perfezione le emozioni di chi stava incollato alla tv. È per questo che quelle telecronache ci mancano così tanto.

Spalla di Tommasi in quel match non fu lo Scriba Gianni Clerici ma Paolo Bertolucci, che come il diligente doppista trascinato dal grande campione che aveva a fianco, saliva sorprendentemente di livello e non rinunciava a lanciarsi in battute davvero brillanti: “Siamo vicini all’ora di cena, aspettate a ordinare le pizze perché qui non sappiamo proprio quando finisce e se dovete andare a prenderle perdendovi la fine del match non ve lo perdonerete mai!
E se le hanno già ordinate, Paolo?” gli chiedeva un divertito Rino.
Ci mandassero la moglie!”
Spettacolo, match-point annullati, livello di gioco siderale, sofferenza di giocatori, tifosi e appassionati, ironia nei commenti: quel pomeriggio ci fu tutto, con Rafa ancora vincitore per 3-6 7-6(5) 7-6(9) e Nole che lasciò il campo sconfitto con un sorriso amaro ed eloquente, come a dire: “Ma dai, mi state prendendo in giro? Se non l’ho battuto oggi quando lo batto questo?”. Pensiero che sui giornali del giorno dopo si sostanziò in una battuta che solo uno con la sagacia del serbo poteva avere: La prossima volta gioco con due racchette”. Epico, come il match del giorno prima.

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