Wimbledon: Kerber e Garbine, esordio soft. Pliskova in scioltezza

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Wimbledon: Kerber e Garbine, esordio soft. Pliskova in scioltezza

Le finaliste dell’edizione 2016 e 2015 non soffrono contro Falconi e Alexandrova. Vandeweghe supera Barthel in due set. Bene Karolina Pliskova e Radwanska

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[24] C. Vandeweghe b. M. Barthel 7-5 6-2 (da Londra, AGF)

Sul Court 18 va in scena uno dei match più interessanti della giornata, fra la testa di serie  24 CoCo Vandeweghe e Mona Barthel, che ha avuto un inizio di stagione in crescendo ed è risalita sino al numero 48 del ranking. A mio avviso Vandeweghe è perfino sottostimata come testa di serie, considerando che negli Slam è reduce dalla semifinale a Melbourne e che a Wimbledon ha già raggiunto un quarto di finale due anni fa. Il confronto è un inedito: non ci sono precedenti.

Al campo 18 l’angolo dei giocatori si mischia con i posti della stampa, e così è possibile sentire i commenti del nuovo allenatore di Coco Vandeweghe: nientemeno che Pat Cash, già vincitore a Wimbledon nel 1987 (in finale su Ivan Lendl). Vandeweghe vince il sorteggio, e decide di ricevere. La scelta risulta giusta, visto che CoCo ottiene il break immediatamente. In realtà il servizio strappato in apertura si rivelerà solo uno dei tanti break di un set in cui la battuta incide relativamente. E questa in fondo è una sorpresa, considerando che in campo c’è una “bombardiera” come Vandeweghe. Va detto però che la CoCo di oggi si affida meno alla potenza e un po’ di più alla varietà di gioco: slice di rovescio e movimenti sulla verticale. E così si nota meno la differenza di “cilindrata” nei confronti dell’avversaria.
La partita prosegue senza che nessuna prenda veramente il sopravvento, fino al break decisivo che arriva all’undicesimo gioco, quando Barthel perde la battuta ai vantaggi, con un doppio fallo. Sul 6-5 Vandeweghe va a servire per il set e chiude a zero per il 7-5 in 50 minuti esatti.

Nel secondo set il match sul piano tecnico-tattico non cambia, ma è sempre più forte la sensazione che Barthel non creda di poter rimontare lo svantaggio e vincere due set consecutivi. Del resto dal 5-5 primo set il parziale si risolve in 8 game a 2. E così il secondo set termina senza particolari sussulti: 6-2 in 43 minuti. Dopo un avvio equilibrato la partita ha preso una piega chiara e inequivocabile: forse per dare maggiore filo da torcere alla sua avversaria a Barthel è mancato il lungolinea di rovescio, un colpo su cui di solito Mona conta molto per spostare a suo favore gli equilibri di gioco, ma che in questa occasione si è rivelato stranamente impreciso.

C’è qualche novità nella Vandeweghe 2017, che ha iniziato a collaborare con Cash? Direi di sì, nel senso che, come dicevo sopra, si è visto un maggior uso dello slice di rovescio e anche qualche serve&volley; due opzioni adottate probabilmente con l’obiettivo di dare meno punti di riferimento all’avversaria, e arricchire con qualcosa in più il suo tennis di pura potenza e grandi botte da fondo.
Durante il match Cash è stato molto corretto: nessun coaching articolato, al massimo qualche incitamento con indicazioni di gioco minimali. Tralasciando una esclamazione colorita (e irriferibile)  in occasione di un punto perso, un paio di volte ha detto a CoCo di essere attiva e reattiva, o le ha gridato semplicemente “Footwork!”. Poi dall’inizio del secondo set le ha chiesto di provare a fare il primo punto nei game di risposta per mettere ulteriore pressione all’avversaria (“First point, pressure!”).

In sintesi direi che Vandeweghe è apparsa più varia e meno “fisica” rispetto al passato. Meglio o peggio? Sul piano tecnico sicuramente meglio, ma devo confessare che la Vandeweghe vista gli anni scorsi a Wimbledon con il suo tennis brutale a me a volte metteva quasi paura per quanto riuscisse a intimidire le avversarie attraverso la potenza. Come sempre, alla fine saranno i risultati a dirci se i cambiamenti di oggi sono stati in positivo o in negativo.

[1] A. Kerber b. [Q] I. Falconi 6-4 6-4 (Tommaso Voto) 

Solo dopo aver trasformato il match point, Angelique Kerber si lascia andare a un timido sorriso, del resto le difficoltà (e le sconfitte) di questi mesi hanno scalfito e non poco l’autostima della n.1 del mondo. La statunitense Falconi, proveniente dalle qualificazioni, non è certamente un test probante, anche perché, tra infortuni ed acciacchi vari, è precipitata al n. 247 della WTA. Nel gioco della teutonica c’è un’evidente involuzione, infatti tutto sembra meno fluido e convincente se paragonato alle scintillanti prestazioni dello scorso anno, che “regalarono” ad Angelique due titoli dello Slam e il trono del tennis femminile. Qualcosa si è inceppato, la 29enne di Bremen è meno incisiva, meno convinta e molto più tesa. Manca di fiducia e anche quest’oggi ha avuto dei momenti di sconforto in seguito a qualche errore di troppo. Oltre all’aspetto mentale, quello che manca ai suoi fondamentali è l’efficacia, infatti la palla ha poca penetrazione e velocità.

I colpi sembrano strozzati, quasi incompiuti soprattutto il diritto mancino. L’erba non è la superficie più adatta alle doti tecniche di Angy, sebbene la n.1 del seeding vanti un titolo a Birmingham nel 2015 e la prestigiosa finale persa proprio su questo campo lo scorso anno contro Serena. La sua avversaria ha provato a resistere, ma tutto è stato vano, anche perché è apparso evidente il divario, sia fisico, che tecnico tra le due. Mentre il primo parziale si è deciso con il gap iniziale a favore della Kerber, il secondo ha visto un po’ più di lotta. Dal 3-1 tedesco, c’è stato un clamoroso 3-3, in cui la fortuna (un nastro velenoso ed un paio di indecisioni) è stata un elemento decisivo a favore della statunitense. Alla fine Falconi ha ceduto di schianto; è stata una vittoria semplice nel punteggio ma di difficile lettura, soprattutto perché quei “down” sofferti dalla due volte campionessa Slam potrebbero, contro avversarie più forti, compromettere la sua corsa al titolo. Un match piatto, in cui l’unica emozione è stata la dimenticanza del cambio di palle nuove nell’ottavo gioco del primo set, in cui Kerber, con stupore, nel momento di servire, ha fatto notare al giudice di sedia l’errore che per Wimbledon è sicuramente inusuale.

[19] T. Bacsinszky b. M. Puig  6-1 3-6 6-0 (Tommaso Voto)

Archiviata la delusione della semifinale persa al Roland Garros contro Ostapenko, Bacsinszky  liquida una spaesata Puig e continua il suo percorso a Church Road, dove, nel 2015, raggiunse  i quarti di finale. La 28enne di Losanna è in buona forma, come dimostrano i risultati ottenuti in stagione, mentre è diverso il discorso per la rappresentante di Porto Rico, che, dopo la sorprendente medaglia d’oro conquistata alle Olimpiadi di Rio, è quasi del tutto scomparsa dal tennis che conta. Sicuramente c’era da aspettarsi questa involuzione, perché le attenzioni mediatiche, nonché le distrazioni extra-sportive, sono un peso troppo grande da sopportare se non si è preparati. In questo 2017 lo score della caraibica recita un severo 12-13, in cui le sconfitte sono più delle vittorie. Questo dato è ingiustificabile, anche perché le potenzialità di Monica sono enormi. Anche contro Timea sono venute a galla tutte le lacune, per lo più caratteriali, della Puig, che, sotto pressione ha costantemente perso la misura dei colpi.

L’elvetica è una tennista tatticamente intelligente, i suoi schemi tattici non lasciano nulla al caso, c’è una costruzione del punti attenta e minuziosa. Timea usa le diagonali, le rotazioni, i drop-shot in modo perfetto e non consente alle avversarie di “abituarsi” al peso di palla. Contro Puig tutto questo ha funzionato perfettamente, infatti la portoricana è andata sopra ritmo ed ha iniziato a soffrire dalla parte del rovescio. Dopo un primo set dominato dalla svizzera, Monica si scuote e finalmente regala qualche sprazzo di bel  gioco, infatti prende un break di vantaggio e si porta sul 4-1. La 23enne di San Juan incamera il secondo set, ma Timea,  sempre molto tranquilla in campo, non si scompone troppo, anzi rimescola le carte con delle variazioni da fondo, che trovano impreparata Puig. Ora i colpi della n.69 del mondo decollano e l’elvetica torna protagonista assoluta e questo si riflette nel punteggio che corre rapidamente sul 5-0. Puing sempre più affranta, chiude la sua esperienza londinese con un 6-0, severo ma coerente con la sua prestazione altalenante di quest’oggi.

[3] Ka. Pliskova b. E. Rodina 6-1 6-4 (Matteo Guglielmo)

Continua l’ottimo momento di Karolina Pliskova che, dopo il trionfo in quel di Eastbourne, rimane ancora imbattuta sull’erba quest’anno. Il match odierno non ha riservato grandi difficoltà alla numero tre del mondo. La sua avversaria, Evgenyia Rodina (n°80 del ranking), è stata sempre in balia della campionessa ceca che si è dimostrata particolarmente centrata e convinta dei propri mezzi. La chiave tattica del match sono stati i tanti colpi in lungolinea giocati da Pliskova che, così facendo, ha costretto Rodina a difficili spostamenti. Il palcoscenico e soprattutto l’avversaria sono troppo importanti per la numero 80 del mondo che si arrende col punteggio di 6-1 6-4. Nonostante il punteggio  abbastanza netto va dato comunque merito alla russa di averci provato fino alla fine e anche di aver mostrato sprazzi di ottimo tennis. Al secondo turno Pliskova che – oltre al titolo – ambisce anche alla vetta del ranking, affronterà la ‘rinata’ Magdalena Rybarikova.

[9] A. Radwanska b. J. Jankovic 7-6(3) 6-0 (Chiara Nardi)

Agnieszka Radwanska, testa di serie n. 9, supera Jelena Jankovic, n. 67 del mondo, in due set, venendo fuori da una situazione difficile nel primo parziale e dominando il secondo. È l’ottava affermazione di Aga ai danni di Jelena (due vittorie per Jankovic sulla terra). Il match è piuttosto divertente ed è caratterizzato da molti scambi lunghi e da grandi difese di Radwanska, che ogni tanto delizia il pubblico con le sue prodezze. Entrambe le tenniste cercano di uscire spesso dallo scambio con le smorzate. Il primo set è giocato bene da tutte e due fino al 5-4 Jankovic, che con una risposta vincente di rovescio brekka la polacca alla quarta occasione totale. In questa fase entrambe commettono errori, soprattutto la serba (clamoroso rovescio nei pressi della rete spedito fuori a campo aperto), che non sfrutta la seconda possibilità di servire per il set sul 6-5 e cede al tie-break per sette punti a tre, ben giocato comunque da Agnieszka. Il secondo parziale è a senso unico, Jankovic continua a sbagliare molto e accusa dei fastidi alla schiena. La serba si muove pochissimo, ha difficoltà al servizio e non riesce ad impensierire la finalista del 2012, che non sbaglia quasi niente, serve bene e chiude al primo match point grazie ad un errore di rovescio dell’ex numero 1. Al secondo turno affronterà McHale.

[14] G. Muguruza b. E. Alexandrova 6-2 6-4 (Giovanni Vianello)

Comincia bene in termini di risultato, un po’ in maniera balbettante in termini di gioco espresso il cammino di Garbine Muguruza (t.d.s. 14 e n. 15 della classifica mondiale, nonché vincitrice del Roland Garros 2016) contro la russa Ekaterina Alexandrova, n. 75 del mondo (che è il suo best ranking, appena raggiunto). Muguruza ha infatti vinto in due set contro la russa. Nessun precedente tra la russa e la spagnola, che ha avuto un inizio di stagione non esattamente brillante. Il primo set va a Muguruza per 6-2. La spagnola non deve sforzarsi più di tanto per ottenere un risultato così pesante, Alexandrova commette molti gratuiti soprattutto col dritto lungolinea, e a Muguruza basta sbagliare poco per incamerare il set con due break di vantaggio. Il secondo set è più equilibrato, Muguruza si aggrappa al cosiddetto “San Servizio” per levarsi d’impaccio da molte situazioni sfavorevoli, ma nei game in risposta raccoglie poco fino al decimo gioco, quando Alexandrova va sotto 0-40 sul proprio servizio e Muguruza, cinicamente, sfrutta il primo match-point. Come già detto, Muguruza ha portato a casa il match senza sfoderare un tennis sfavillante, ma l’importante oggi era il risultato e quest’ultimo è stato portato a casa. Al prossimo turno per Garbine la vincente di Bondarenko-Wickmayer.

[7] S. Kuznetsova b. O. Jabeur 6-3 6-2 (Antonio Ortu)

Esordio comodo per la testa di serie numero 7, Svetlana Kuznetsova, che elimina la qualificata Ons Jabeur nell’ultimo match sul campo 2. Per tre volte ai quarti a SW19 (2003, 2005 e 2007), la russa ha interpretato bene il suo primo turno, vincendo d’esperienza contro un’avversaria in discreta forma. Infatti la 22enne tunisina è stata protagonista a Parigi di una favola che ha portato al settimo cielo il suo paese. Ha raggiunto il terzo turno da lucky loser, superando anche Cibulkova; traguardo che l’ha portata a mettere da parte il Ramadan, almeno fino alla fine del torneo. Per lei la qualificazione ai Championships è quindi un altro grande successo, dopo che negli ultimi quattro anni si era fermata a un passo dal main draw. Jabeur è anche la prima araba a centrare il tabellone principale di Wimbledon da Selima Sfar (2005).

Nei primi giochi Ons fa capire che i due titoli ITF sull’erba (dei dieci totali) non sono arrivati per caso. Palle corte e sortite a rete le permettono di restare incollata a Svetlana. I gratuiti iniziano però a moltiplicarsi con l’andare dei giochi e Kuznetsova alla seconda occasione disponibile trova il break e lo conferma subito dopo per chiudere il set in suo favore. Pur avendo un ottimo tocco di palla, la mobilità resta però il tallone d’Achille della tunisina, che a inizio secondo set rischia di farsi male dopo una brutta caduta. Nel game successivo, il terzo, Svetlana si guadagna quattro palle break: Jabeur le annulla tutte con classe, prima di cedere però il turno di battuta al quinto break point. Kuznetsova coglie l’attimo e allunga fino al 5-1, muovendo bene il gioco. Al servizio per chiudere, la numero 106 WTA si procura le prime palle break, ma la russa è granitica e le annulla con la battuta. Dopo 1 ora e 4 minuti, Kuznetsova chiude a rete uno scambio combattuto a rete e festeggia con la linguaccia la vittoria. Al prossimo turno ci sarà quindi un derby russo con Ekaterina Makarova, tutto da seguire. Esce tra gli applausi del campo 2 Ons Jabeur, che ha fatto divertire, ma i suoi 25 non forzati (o forzati dalla tattica della russa, come volete) hanno messo fine alla sua prima avventura a Wimbledon.

Risultati:

[Q] A. Rodionova b. [16] A. Pavlyuchenkova 3-6 7-6(6) 9-7
S. Cirstea b. [23] K. Bertens 7-6(4) 7-5
[WC] B. Mattek-Sands b. M. Linette 1-6 6-2 6-3
[24] C. Vandeweghe b. M. Barthel 7-5 6-2
M. Rybarikova b. M. Niculescu 6-4 6-1
T. Maria b. [Q] A. Potapova 6-3 2-2 rit.
[1] A. Kerber b. [Q] I. Falconi 6-4 6-4
V. Lepchenko b. [28] L. Davis 6-4 7-5
V. Golubic b. [30] S. Zhang 6-3 6-7(2) 6-1
[9] A. Radwanska b. J. Jankovic 7-6(3) 6-0
[Q] P. Martic b. [20] D. Gavrilova 6-4 2-6 10-8
D. Allertova b. R. Ozaki 7-6(5) 2-6 6-3
[14] G. Muguruza b. E. Alexandrova 6-2 6-4
C. McHale b. [WC] K. Boulter 3-6 7-5 6-3
K. Flipkens b. M. Doi 6-4 6-3
[Q] P. Hercog b. A. Beck 6-2 6-1
[WC] Z. Diyas b. X. Han 6-4 6-3
Y. Wickmayer b. K. Bondarenko 6-2 7-5
[29] D. Kasatkina b. S. Zheng 6-2 6-4
A. Riske b. S. Stephens 6-2 7-5
[3] Ka. Pliskova b. E. Rodina 6-1 6-4
A. Kontaveit b. L. Arruabarrena 6-2 6-4
L. Tsurenko b. J. Goerges 6-7(5) 7-6(8) 6-4
S. Rogers b. J. Boserup 6-3 4-6 6-3
E. Makarova b. [Q] A. Van Uytvanck 6-3 6-1
[12] K. Mladenovic b. P. Parmentier 6-1 6-3
[19] T. Bacsinszky b. M. Puig 6-1 3-6 6-0
[32] L. Safarova b. O. Dodin 6-2 6-2
[7] S. Kuznetsova b. O. Jabeur 6-3 6-2
[6] C. Wozniacki b. T. Babos 6-4 4-6 6-1
T. Pironkova b. S. Errani 6-1 6-4
K. Kucova b. [Q] B. Andreescu 6-4 6-3

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