Ons Jabeur: che peccato se ve la siete persa!

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Ons Jabeur: che peccato se ve la siete persa!

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Ons Jabeur è stata forse la protagonista della prima settimana di Indian Wells, dove pur perdendo contro Caroline Wozniacki ha colpito tutti per il suo tennis atipico e creativo

Non capita spesso di riuscire a colpire gli spettatori perdendo una partita; a maggior ragione se si è una giovane qualificata e si finisce per non raccogliere nemmeno un set.
Eppure chi ha assistito al match di sabato scorso tra Caroline Wozniacki e Ons Jabeur converrà con me che, almeno per un giorno, con il suo gioco straordinario la quasi sconosciuta 130 del mondo ha rubato la scena alla numero 5.
Dico quasi sconosciuta perché in realtà stiamo parlando di una piccola stella del tennis giovanile, visto che nel suo palmares vanta una vittoria al Roland Garros junior 2011, la finale del 2010, una semifinale agli US Open 2011, un quarto a Wimbledon 2010, e il quarto posto nel ranking.
Qualche nome di avversarie sconfitte da junior? Bouchard, Svitolina, Garcia, Stephens, Puig, Cepelova, Beck, Witthoeft…

Nel periodo dei successi parigini era seguita da un coach italiano, Luca Appino, che allora lavorava per la federazione tunisina e che in precedenza come talent scout per la Babolat aveva messo sotto contratto, da giovanissimi, futuri campioni come Nadal, Roddick, Clijsters, Safina.
Insomma, Jabeur non è proprio un nome uscito dal nulla, ma comunque la sua fama è limitata agli esperti di tennis giovanile.

Per quanto mi riguarda non è una novità assoluta, dato che l’avevo vista giocare per la prima volta tre anni fa, in una delle prime occasioni di confronto con le professioniste. Purtroppo  non riesco a seguire il tennis giovanile, per cui di solito mi limito a questo: cerco di rimanere aggiornato sui risultati dei tornei junior più importanti in modo da individuare le giocatrici più promettenti, e comincio a vederle quando passano professioniste.
Ons è tunisina, ed essendo una delle pochissime tenniste di qualità di cultura araba, ha potuto usufruire di tre wild card dagli organizzatori del torneo di Doha (dal 2012 in poi); un palcoscenico importante per misurarsi con il meglio del tennis mondiale. Così la prima volta l’ho scoperta contro Virginie Razzano nel 2012 (partita persa 3-6, 6-2, 3-6).
Mi aveva colpito immediatamente per due ragioni: la straordinaria qualità del suo braccio e la condizione fisica del tutto insufficiente.

In molti replicheranno che nel circuito femminile ci sono altre giocatrici che non sono certo al massimo della forma; e spesso il primo nome che si cita è quello di Taylor Townsend. Per quanto mi riguarda definirei Townsend una giocatrice chiaramente sovrappeso ma con una preparazione atletica a livello professionale che la rende in grado di muoversi rapidamente in campo, e di affrontare senza problemi un match di tre set. Certo, se non si portasse dietro dei chili di troppo sarebbe meglio, ma quando gioca si capisce che può reggere il confronto.

Invece la prima volta che ho visto Jabeur avevo avuto la sensazione di una ragazza non pronta agli sforzi del circuito pro. Anche lei non era certo asciuttissima (ma meno sovrappeso di Taylor) ma il problema vero era che in molte occasioni finiva per perdere il punto per l’evidente deficit fisico che le impediva di reggere lo sforzo che gli scambi richiedevano.
In compenso il controllo di palla era sicuramente di livello superiore; tutto quanto richiedeva tocco e manualità più che prestanza atletica, Jabeur lo eseguiva come poche.

Alla seconda occasione avevo avuto la stessa identica sensazione: gran braccio, ma fisico insufficiente.
E qui devo confessare che avevo cominciato a trarre delle conclusioni; mi ero detto, forse un po’ brutalmente: “Nel tennis contemporaneo si può avere anche il braccio migliore del mondo, ma se non si raggiunge un livello almeno accettabile di condizione atletica non si hanno speranze di poter competere davvero. A distanza di un anno questa ragazza è sempre uguale, forse le manca il fisico necessario per stare nella WTA. Non tutti nascono con un corpo adatto per fare sport professionalmente”.
Una valutazione molto dura, e affrettata. Forse se avessi cercato di saperne di più avrei potuto almeno mitigare il pessimismo; avrei così scoperto che nei due anni successivi al passaggio tra le adulte era andata incontro ad alcuni infortuni che l’avevano penalizzata, impedendole di prepararsi correttamente, e di giocare nei tornei con continuità.
Comunque l’attenzione al suo nome quando mi capitava di incrociarla nei tabelloni c’era sempre, ma non avevo più cercato di seguirla in TV.

In compenso aveva fatto notizia nell’occasione in cui era riuscita per la prima volta a raggiungere i quarti di finale di un torneo WTA (Baku, 2013, sconfiggendo fra l’altro la campionessa in carica Jovanovski) perché si era ritirata mentre conduceva 6-3, 4-1. Grande sfortuna? In realtà andando a guardare nel dettaglio il tabellone si scopriva che la sua avversaria in semifinale sarebbe stata la giocatrice israeliana Shahar Peer, e che magari l’infortunio non era così serio.

Del resto questo è un dubbio che ha riguardato recentemente un altro giocatore tunisino, Malek Jaziri, ugualmente ritiratosi mentre era in vantaggio, senza così poter affrontare l’israeliano Sela al turno successivo. E Jaziri sempre in quello stesso anno, il 2013, si era ritirato in situazione analoga: in quella occasione l’ITF era intervenuta sospendendo la Tunisia per una anno dalla Coppa Davis.
Tre ritiri essendo in vantaggio, e sempre quando nel turno successivo arriva un israeliano. Per quanto mi riguarda, al di là delle dichiarazioni ufficiali dei tennisti, la mia idea ce l’ho e mi piacerebbe soltanto sapere se certe decisioni sono prese d’accordo con i giocatori o se invece è la federazione che si fa sentire con argomenti persuasivi.

Tornando però a Jabeur, che qualcosa forse fosse cambiato nella sua situazione avevo cominciato a sospettarlo all’inizio di quest’anno, quando aveva passato spedita le qualificazioni agli Australian Open.
Quando si è ripetuta nelle qualificazioni di Indian Wells, e in più ha sconfitto Kaia Kanepi al primo turno, ho deciso di tornare a seguirla in TV. E mai scelta è stata meglio ripagata.

Contro Wozniacki, si è presentata una giocatrice non ancora nella forma ideale, ma finalmente pronta per reggere il confronto anche sul piano fisico. Elastica di gambe, più reattiva che resistente, in grado di giocare il suo tennis senza andare in debito di ossigeno al primo scambio un po’ più lungo del solito. E gli effetti si sono visti. La partita è finita 7-6 (3), 6-4, per Wozniacki, ma nel primo set le cose sarebbero potute andare diversamente se fosse riuscita ad essere soltanto un po’ più concreta.

Comincio con la battuta: malgrado non sia molto alta (1,67 per la scheda WTA) quello che sorprende è la capacità di  generare velocità inattese, vicine ai 190 km/h, grazie ad una accelerazione di braccio eccezionale. Non ricorre frequentemente ai questi servizi “a tutta”, ma è una risorsa che Jabeur utilizza in momenti particolari del match, e che alterna a battute meno potenti e più cariche di spin:

https://youtu.be/96rEQ68Zrx0?t=729

Un po’ come le accade anche con il dritto: passa da palle lavorate a improvvise accelerazioni; in queste occasioni partono dei traccianti davvero impegnativi da controllare, posto che l’avversaria riesca a raggiungerli. E questo sia con il dritto classico che con quello inside out:

https://youtu.be/96rEQ68Zrx0?t=289

Di rovescio non sembrerebbe in grado di spingere con la stessa potenza, ma poi si scopre che invece sa eseguire sulle palle a rimbalzo alto un rovescio “al salto”, che normalmente è un colpo rarissimo nel tennis femminile, e con cui invece ottiene un surplus di velocità inatteso:

https://www.youtube.com/watch?v=96rEQ68Zrx0&feature=youtu.be&t=85

In più dispone di uno slice ad una mano che alterna al colpo bimane e che le consente di variare le situazioni di gioco:

https://youtu.be/96rEQ68Zrx0?t=149

Con il back riesce anche a gestire in modo accettabile le situazioni difensive, che comunque non sono certo il suo punto forte, anche perché è evidente quanto preferisca assumere il controllo dello scambio per assecondare al meglio il suo estro.
Servizio, dritto, rovescio. Detto questo, per moltissime giocatrici si potrebbe aver descritto quasi tutto del loro gioco. Ma non per Jabeur, visto che utilizza molte altre soluzioni: palle corte, gioco di volo, colpi al rimbalzo nei pressi della rete.

Nello spazio di un articolo non si riesce ad entrare nel dettaglio di tutto quanto Ons ha mostrato nella sola partita contro Wozniacki. Colpi di tocco calibrati al centimetro, palle corte mascherate alla perfezione, attacchi inattesi:

https://youtu.be/96rEQ68Zrx0?t=676

e in più anche idee un po’ folli, come uno smash trasformato in una smorzata.

La stessa Wozniacki nell’intervista in campo a fine match, al momento di commentare il gioco della sua avversaria, ad un certo punto ha fatto ricorso alla comunicazione gestuale: ha cominciato a mulinare le braccia in aria, per indicare che non c’erano parole sufficienti per sintetizzare tutto quello che aveva dovuto fronteggiare nei set appena conclusi.

Contro Caroline il punto debole di Jabeur è stata sicuramente la risposta: e visto che Wozniacki in questo periodo non sta servendo in modo trascendentale, è un aspetto del gioco che andrebbe migliorato per poter progredire.
L’altro aspetto che potrebbe fare la differenza è la riduzione del numero degli errori non forzati. E’ chiaro che quando si gioca un tennis del genere  l’errore è fisiologico, ma oltre un certo numero i gratuiti diventano una zavorra determinante.

Come dicevo prima, Jabeur ha mostrato che sul piano fisico si sta preparando con concreti risultati: ha retto più che decorosamente il confronto contro la peggiore avversaria possibile sul piano della resistenza: e in alcune occasioni ha anche saputo vincere palleggi lunghi. A metà 2014 è passata all’Academy di Mouratoglou che infatti, nel secondo set, si è presentato tra il pubblico per seguirla. Le cose stavano andando bene, e quindi una capatina in tribuna per farsi vedere non guastava… ma questa è una mia malignità del tutto irrilevante.

Sul piano tattico devo confessare che per tutto il match sono rimasto con un dubbio che deriva dalla mia limitata conoscenza di Jabeur. Mi spiego: molta parte degli scambi da fondo si è svolta sulla diagonale dei rovesci, e a mio avviso questo non ha deposto a suo favore, visto che Wozniacki soffre invece il gioco sull’altra diagonale.
Se è accaduto questo direi che ci possono essere tre possibili spiegazioni:

1) anche Jabeur ha una predilezione per il gioco di rovescio tale da farle assecondare la situazione (cosa che a me non sembrerebbe proprio)
2) le mancava la sicurezza necessaria per utilizzare con la dovuta frequenza il rovescio lungolinea per cambiare le geometrie
3) non si è del tutto resa conto che troppo spesso insisteva sul colpo migliore dell’avversaria.

Su questo sospendo il giudizio: credo andrà rivista in altre situazioni per approfondire ulteriormente le sue capacità tattiche.

Sul piano della personalità le cose invece sono sembrate subito chiare; affrontava per la prima volta una top ten, e malgrado questo Jabeur ha mostrato di non farsi per nulla intimorire. Ecco ad esempio dove si posiziona per rispondere su una seconda di Wozniacki:

E nemmeno il grande torneo l’ha intimidita. Anzi: è evidente che quando è in campo ama il rapporto con il pubblico:

https://youtu.be/96rEQ68Zrx0?t=662

e le piace l’idea di divertirlo con il suo repertorio fuori dal comune. Però qualche volta la sua estroversione rischia di trasformarsi in un gusto per il colpo spettacolare che potrebbe andare a discapito della concretezza:

https://www.youtube.com/watch?v=96rEQ68Zrx0&feature=youtu.be&t=450

Intendiamoci, come spettatore sono felicissimo di assistere a scelte del genere, ma se fossi il suo manager le chiederei di badare un po’ di più al sodo. Anche perché si può fare spettacolo solamente con efficaci colpi di volo, vista la rarità con cui nel tennis contemporaneo capita di vederli eseguire come si deve:

https://youtu.be/96rEQ68Zrx0?t=486

Estroversa in campo, quanto misurata in altre occasioni, come in questa intervista, se non sbaglio rilasciata dopo il successo allo Slam Junior (purtroppo non capisco l’arabo, se qualcuno vuole aiutare, è più che ben accetto):

E per il futuro? Se si fa fatica a fare ragionamenti a lungo termine per giocatrici più standardizzate, farlo per Jabeur è ancora più arduo.
Innanzitutto bisogna considerare la tendenza all’infortunio che ha mostrato negli anni passati. Non vorrei sembrare uno iettatore, ma qualsiasi ragionamento per le stagioni a venire credo non possa prescindere da periodi sufficientemente lunghi di completa efficienza fisica.

A questo bisogna aggiungere che un gioco come quello che ha mostrato, pieno di estro e creatività, è particolarmente difficile da praticare con continuità. Giorno dopo giorno, partita dopo partita, nel circuito WTA si rischia di venire consumate mentalmente, e non c’è niente di peggio della routine per un tipo di tennis del genere, che richiede massima freschezza mentale.

C’è anche da ricordare che per i giocatori che dispongono di un arsenale di colpi molto vasto è molto più difficile imparare a fare la scelta giusta nelle diverse situazioni. Per cui, inevitabilmente, la maturazione sul piano tattico è più lunga e complessa rispetto a chi pratica un tennis scarno e ripetitivo.

Per parte mia, cercherò di seguirla appena possibile, sperando che sia in grado di esibirsi altre volte ai livelli di sabato scorso.
E per chi non ha avuto la fortuna di vedere l’intero match, questi sono almeno gli highlights:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=8JxYYDBUlAM#t=3

 

 

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