Gli ultimi mesi si sono rivelati estremamente complicati per Andy Murray e Novak Djokovic che, dopo aver chiuso il 2015 e il 2016 ai primi due posti del ranking mondiale, in questa stagione hanno raccolto solamente le briciole, complici alcuni problemi fisici che hanno condizionato il loro rendimento soprattutto a Wimbledon.
A questo riguardo ha voluto parlare Boris Becker, ex coach di Djokovic, impegnato in questi giorni nel ruolo di commentatore per la BBC durante il terzo Slam della stagione. In un articolo pubblicato sul sito ufficiale dell’emittente britannica, il tedesco inizialmente ha parlato della sconfitta di Andy contro Querrey: “Questa eliminazione non dovrebbe essere vista come l’inizio della fine delle sue chance di vittoria in un Major. Quello che è accaduto nel 2016 dimostra che più sei meno “vecchio”, meglio è, prendete ad esempio Federer, Nadal e Venus, o quello che stava facendo Serena. Andy dovrebbe prendersi cura del proprio corpo. Deve pensare sul lungo termine e non a recuperare in tempo per gli US Open, perché se si muove come ha fatto a Wimbledon, non vincerà. Quindi non ha importanza se deciderà di non andare a New York, perché gli Australian Open del 2018 sono dietro l’angolo. Si dovrebbe dimenticare anche della propria posizione in classifica“.
Lo stesso vale per Djokovic, che ha dovuto abbandonare il match contro Berdych a causa di un problema cronico al gomito destro: “Consiglierei anche a Novak di riposare. Lui e Andy dovrebbero prendere come esempio Rafa e Roger e vedere ciò che hanno fatto dopo essersi rimessi in sesto. A 30 anni non può essere la stessa cosa di quando ne avevi 20, e non puoi avere la stessa motivazione nel vincere Wimbledon perché lo hai già vinto una volta. Bisogna trovare modi diversi per motivarti, in modo da allungare la tua carriera. Guardate Federer, sta giocando il suo miglior tennis di sempre a 35 anni perché nella sua vita tutto funziona correttamente. Roger non lo ammetterà mai ma ora è chiaramente il favorito. Nessuno ha mai vinto otto titoli a Wimbledon nel singolare maschile e credo che per lui la storia qui valga più di qualsiasi altro avversario“.