Tennis in Tour: Kitzbuhel, racchette ad alta quota

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Tennis in Tour: Kitzbuhel, racchette ad alta quota

L’aficionado porta la sua fedele ciurma nella stupenda Kitzbühel. Dove tennis e vacanza procedono davvero a braccetto

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ATP Kitzbuhel, fra Streif e tennis

Da queste parti il verde non fa da manto ai court più famosi ma incastona poderose montagne, tanto belle quanto celebrate. Il luogo di cui parliamo è Kitzbühel, dove si mangia pane e mito non meno che a Church Road. Se oltremanica vive infatti il sogno proibito del popolo della racchetta, la perla del Tirolo sfoggia il gioiello di famiglia, la Streif. Come dire, il pendio fatto discesa libera, che catapulta per direttissima i suoi vincitori nella hall of fame dello sci alpino. D’estate, alla neve si sostituisce il mattone tritato e la celebre stazione turistica diviene tappa dello swing post-Wimbledon, sorta di camera di decompressione del circuito tennistico nella quale sfuma dolcemente l’apogeo emotivo suscitato dalla competizione londinese. Kitzbühel ospita infatti dal 1959 un torneo che ha via via acquisito spessore. Minore, certo. Ma non per questo snobbato da pubblico e campioni. Non è difficile intuire le ragioni del successo del “pacchetto tirolese”. Una raffinata località montana che offre strutture all’avanguardia, in perfetta simbiosi con la meravigliosa natura circostanteBuen retiro per menti e polmoni in fuga da clangore e bollore cittadini, in cui godere di un tennis di livello. E, se ci scappa, ammirare Sampras o qualche suo fratello minore alzare la coppa verso il cielo blu. A due passi dai confini nazionali, aggiunge l’aficionado che non ha ancora riposto il fido trolley. Anche stavolta, ci sentiamo di dire, convincerà la ciurma a fare il pieno e ripartire. Con il pensiero che va a passeggiate a cinque stelle e ad assi della racchetta.

Quando natura, raffinatezza e tradizione si incontrano

Arte e camminate

Se la mistica dello sport ha ammesso Kitzbühel nel ristrettissimo club dei templi agonistici, attribuendole una dimensione mediatica planetaria, va detto che la cittadina tirolese non vive di sola Streif. Già nota nel XVI secolo per le sue miniere di sale, il suo centro storico annovera luoghi di culto e palazzi che non passano inosservati. Come il celebre Goldener Grief, oggi adibito ad albergo, che preserva l’originale portale gotico. O Santa Caterina e Sant’Andrea, chiese di impianto medioevale di sicuro impatto scenografico. Lasciate per qualche ora le racchette nella sacca, i nostri suiveur non resteranno con le mani in mano. Tutt’altro: sotto i loro piedi si articolano circa 1000 chilometri di sentieri ben tracciati in grado di soddisfare chiunque, dall’istruttore di corsi di sopravvivenza a chi eviterebbe persino due rampe di scale. Il segreto è l’approccio graduale. E a questo proposito, seppur diverse dalle abituali western e continental, altre prese posso rivelarsi d’aiuto. Quelle che stringono i bastoncini da trekking, utilissimi nell’alleviare e rendere piacevole la fatica di un’escursione nel cuore del massiccio del Kaisergebirge o nelle Kitzbüheler Alpen. Il panorama da solo è una lauta ricompensa. Per chi invece è un po’ a corto di fiato e non ce la fa a rinunciare del tutto ad atmosfere balneari, lo Schwarzsee rappresenta una valida alternativa alle scarpinate. Le tiepide acque di questo lago (ma sarà così anche per chi è abituato al caliente Mediterraneo?) consentono insoliti bagni d’alta quota.

La cucina locale

Sebbene a questo punto la maestà silente della montagna e i ritmi lenti della salita ci abbiano aiutato a ristabilire un contatto con la nostra spiritualità, il buco che l’aria frizzante ha aperto nello stomaco ci riporta velocemente a terra. Se non al livello del mare, ad altezza prato. Ma più che farci godere del profumo dell’erba tagliata, il naso ci trascina all’interno di un’accogliente stube, tipica sala da pranzo dei rifugi di montagna riscaldata da una bella stufa in maiolica. E quelle che sono ormai voragini vengono colmate dalla gustosa offerta culinaria del luogo. L’invitante odorino di brodo rifilerebbe un bagel ai più riusciti banner pubblicitari e preannuncia una classica pietanza tirolese: i canederli. Ossia, palle di pane raffermo, uova ed erba cipollina. Arricchite, a seconda dei gusti, da speck (questa la versione prediletta dai tirolesi), formaggio o verdura. Altro piatto della cucina che dire povera suona contraddittorio è il Tiroler gröstl. Ma, proprio come i canederli, nasce dalla sana abitudine contadina di non buttare gli avanzi. In questo caso, al posto del pane di qualche giorno prima abbiamo ciò che resta del pasto della domenica: carne, patate, cipolla. Il tutto messo ad arrostire in una grande padella. E guarnito da un bell’uovo al tegamino. Il menu montanaro comprende anche i kasspatzln, ossia gnocchetti al formaggio fatti rosolare nel burro. Decisamente non adatti a chi è a dieta, ma eccellenti. E ancora la classica zuppa d’orzo, ma anche sfiziosi taglieri ricolmi di salumi e formaggi. Per finire con un dessert da re. Anzi, da imperatore: il kaiserschmarrn. Punto di incontro tra una crêpe e un soufflé, è un dolce a base di farina, uova e uvetta, accompagnato da marmellata di prugne o mirtilli rossi. Per evitare di grippare durante la discesa e scomodare il soccorso alpino, è tassativo concludere il pasto con una schnaps, grappa locale dalle grandi proprietà digestive. Di corsa in albergo per una doccia e un trattamento benessere in una delle tante spa. E poi di gran volata allo stadio del tennis, per non perdere le scivolate e i passanti dei nostri beniamini.

Link utili

Sito ufficiale del turismo tirolese
Sito ufficiale del turismo di Kitzbühel
Come arrivare
La vignetta per viaggiare in autostrada
Dove dormire

Piccolo il torneo, grandi i nomi

Patty, Emerson, Santana, Vilas, Sampras. Trionfatori nei major, vincitori a Kitzbühel, sebbene la competizione sia sempre stata collocata in una fase di “scarico” del calendario. Fra due tornei importantissimi, Wimbledon e lo US Open. Per di più su una superficie, la terra battuta, che non può certo aiutare la transizione dall’erba londinese al cemento infuocato dell’Arthur Ashe. Eppure, in terra tirolese sono transitati grandi campioni, che hanno onorato, eccome, il gettone di presenza. Probabilmente, l’esclusività del posto e la bellezza del circondario hanno spinto i fuoriclasse a partecipare al torneo. Facendone la fortuna. Per i biglietti, come sempre è consigliabile affidarsi ai canali ufficiali di vendita.

L’albo d’oro

La prima edizione tirolese degli Austrian International Championships si tiene nel 1959. Ed è subito un nome importante a vincerla: Budge Patty. La successiva, nel 1961 (la sede della competizione è itinerante), arride a Roy Emerson, a lungo in testa alla classifica dei pluri-slammer con i suoi 12 trofei maggiori. Dal 1969, la località montana ospiterà ininterrottamente la competizione, e il primo trionfatore dell’era open è Manolo Santana. Nel 1975 tocca ad Adriano Panatta. Sta per cominciare il dominio di Guillermo Vilas, che fra il 1977 e il 1983 porta a casa ben quattro coppe. Meritevole di menzione la vittoria di Gerulaitis nel 1979. Così come quella di Mecir nel 1986. C’è gloria anche per il movimento iberico, con la doppietta di Emilio Sanchez (1987 e 1989). Ma è nel 1992 che il torneo incorona nuovamente una star: sull’odiato mattone tritato (ma siamo in altura e questo facilita il compito), Pete Sampras, ancora a secco di titoli a SW19, batte l’onesto terraiolo Alberto Mancini. L’alpenjäger per antonomasia, l’austriaco Thomas Muster, manda in visibilio gli spettatori facendo sua l’edizione del 1993. L’anno dopo tocca a Ivanisevic, in finale su Santoro. Muster non riesce a ripetersi nel 1995, battuto in una bella finale da Albert Costa, che si confermerà nel 1998 (in finale sul nostro Gaudenzi) e nel 1999. C’è tempo per la doppietta di Corretja (2000 e 2002) e poi, fino al 2008 è solo Sudamerica Open. Con i nomi di Coria (2003), Gaudio (2005) e del Potro (2008) a svettare. Gli ultimi anni vedono finalmente sventolare il tricolore. Seppi trionfa nel 2010, per lasciare la ribalta a Robin Haase (2011-12). Nel 2014, finale fra giovani speranze, con David Goffin a frenare le ambizioni di un altro enfant du pays, Dominic Thiem. Dodici mesi dopo è il turno del veterano Kohlschreiber. E, finalmente, viene l’ora di Paolo Lorenzi. Il senese fa suo il primo torneo di una carriera testarda, caratterizzata da grande professionalità. Dopo aver perso in finale a Umago pochi giorni fa, riuscirà a confermare il titolo conquistato nel 2016?

Andrea Ciocci

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