Maria Sharapova disputerà lo US Open grazie a una wild card

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Maria Sharapova disputerà lo US Open grazie a una wild card

Nell’elenco degli inviti c’è il nome di Maria Sharapova, che disputerà il suo primo Major stagionale. Maria ha finalmente espiato le sue colpe?

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Dopo l’atteso annuncio degli organizzatori del Roland Garros – che ha poi gelato le speranze della siberiana – e la rinuncia a Wimbledon per problemi fisici, è arrivata abbastanza in sordina la notizia della partecipazione di Maria Sharapova allo US Open 2017. Senza i clamori dei due Slam precedenti la federtennis USA ha divulgato un comunicato con i nomi delle giocatrici che avranno accesso diretto al tabellone principale, tra cui figura il nome della giocatrice russa. Di seguito l’elenco delle wild card:

  • Maria Sharapova (30 anni, n.148 WTA)
  • Taylor Townsend (21 anni, n.134 WTA)
  • Kayla Day (17 anni, n.123 WTA) – vincitrice dell’USTA’s wild card challenge
  • Sofia Kenin (18 anni, n.141 WTA) – vincitrice dell’US Open wild card challenge. Terza WC consecutiva a New York
  • Ashley Kratzer (18 anni, n.341 WTA) – vincitrice del campionato nazionale femminile USTA under 18
  • Brienne Minor (19 anni, no ranking) – vincitrice del NCAA women’s single championship
  • Amandine Hesse (24 anni)

Tutte le giocatrici selezionate sono statunitensi ad eccezione di Maria Sharapova e Amandine Hesse, 24enne francese che ha ricevuto l’invito in virtù dell’accordo reciproco tra USTA e federazione francese. Al Roland Garros, infatti, un posto era stata riservato alla statunitense Amanda Anisimova (classe 2001). L’ultimo invito sarà deciso da Tennis Australia che vanta con la federazione statunitense un accordo sovrapponibile a quello con la FFT francese.

Guai fisici a parte, quindi, Maria Sharapova disputerà a Flushing Meadows il suo primo Slam stagionale. La russa non respira aria di Major dall’Australian Open 2016, anche l’ultimo torneo giocato prima che si scatenasse la bufera. In questo 2017 più del suo tennis, che è sembrato in grado di tener testa alle migliori soltanto sul rosso di Stoccarda, a far discutere sono state le scelte dei grandi tornei di concederle o meno un invito.

Giudicelli e Forget non hanno seguito “l’esempio” di Stoccarda, Madrid e Roma e le hanno negato la partecipazione al Roland Garros. Masha ha dovuto in seguito affrontare le conseguenze dell’infortunio rimediato contro Lucic Baroni agli Internazionali BNL d’Italia e dopo aver dichiarato pubblicamente che non avrebbe accettato una wild card per il tabellone principale di Wimbledon, ha rinunciato anche a disputare le qualificazioni di Roehampton e il WTA di Birmingham, per il quale aveva ricevuto un invito.

Ufficialmente la scelta è stata dettata dallo strappo al quadricipite sinistro. Con un pizzico di dietrologia si potrebbe credere che Maria, rifiutando un’eventuale wild card prima ancora che quelli di Wimbledon decidessero di concedergliela, abbia tentato di uscirne il più possibile immacolata pur sapendo che l’infortunio le avrebbe impedito di disputare la stagione su erba. In sostanza non c’è stato modo di sapere se gli inglesi avrebbero scelto di accodarsi al Roland Garros oppure strizzato l’occhio alla campionessa russa, dopo che i rinnovamenti del torneo di qualificazione (con biglietto a pagamento e copertura TV) erano sembrati l’accoglienza perfetta per Maria Sharapova.

Dopo lo stop di oltre due mesi il nuovo rientro a Stanford, ancora un infortunio (ritiro pre-partita contro Tsurenko) e la scelta di saltare anche i Premier di Toronto e Cincinnati. A entry list abbondantemente pubblicate e senza possibilità quindi di migliorare la classifica in vista dell’ultimo Slam stagionale, a Maria Sharapova non restava che sperare in un favore degli organizzatori newyorchesi per evitare di dover passare dalle qualificazioni. La wild card è arrivata e questo permetterà a Masha di tornare sui campi dell’US Open dopo un assenza di tre anni, a cinque dall’ultima semifinale e a undici dall’unico successo datato 2006.

La scelta degli organizzatori dello US Open arriva quindi in controtendenza rispetto a quella dei cugini francesi. Tutti sotto l’egida ITF eppure in grado di andare in direzioni opposte, certo rassicurati dall’esercizio discrezionale che è l’assegnazione di una wild card. Probabilmente ha semplicemente inciso lo scorrere del tempo, in grado di sciogliere le tensioni e ammorbidire le posizioni rigide più di ogni altro fattore. Quello che a maggio poteva sembrare un oltraggio al “tennis pulito”, dopo tre mesi esatti si è forse trasformato in un semplice aiuto a una giocatrice che pur rientrata in campo sotto la luce dei riflettori non è stata in grado di tradurre le aspettative in risultati concreti. Aiuto che, ovviamente, arriva soltanto perché Maria Sharapova è Maria Sharapova e incide sugli incassi del torneo come pochi altri nomi. Senza che questa scelta sia in alcun modo condannabile, beninteso.

In realtà le cose non sono cambiate. Sotto il profilo pratico questa wild card è scorretta o lecita – in base alle posizioni di chi legge – tanto quanto lo sarebbe stata quella per il Roland Garros o per Wimbledon. Sembra quindi che giustizialisti e garantisti non abbiano nuovi argomenti di cui discutere, non più di quelli che già erano stati sviscerati nel podcast del direttore Scanagatta con Federico Ferrero.

Le posizioni dei suoi colleghi le conosciamo e raramente sono concilianti. Oltre Wozniacki e la nemica giurata Bouchard, persino Murray ha detto che gli Slam non avrebbero bisogno di Sharapova. Vallo a spiegare a quelli di New York, Andy…

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