Qui l’articolo originale tratto da El Pais
Non è certo una notizia, l’addio dal mondo del tennis di Toni Nadal era stato ampiamente preannunciato già all’alba di questo 2017. Tant’è che già da questa stagione alla sua figura è stata affiancata quella di Carlos Moya per un graduale passaggio di consegne. Zio Toni è stato il maggior artefice del fenomeno Nadal, a Moya invece spetterà il compito di guidare Rafa fino al ritiro, cercando di prolungare il più a lungo possibile una carriera semplicemente straordinaria. Il 2018 sarà dunque il primo anno senza Toni, che si occuperà esclusivamente della Rafa Nadal Academy nata appena un anno. E proprio a margine di questo spettacolare percorso, il coach iberico, tramite le colonne de El Pais, ha pubblicato una lunga lettera d’addio.
“Le Finals di Londra sono state il tocco finale della mia carriera da allenatore di mio nipote Rafael. Concludo una fase felice di 27 anni che ha preso il via il giorno in cui il figlio di mio fratello Sebastian è entrato in un campo da tennis, a soli tre anni. Oggi vi lascio, ma il mio percorso non finisce qui. Continuerò a essere legato al tennis perché il mio amore per questo sport, per fortuna, rimane immenso. Fin dall’inizio della carriera di mio nipote ho cercato di sviluppare un carattere forte e deciso in lui, per affrontare sia le difficoltà del tennis che quelle della vita in generale, con le quali ho sempre considerato che esistesse un denominatore comune. Sono stato più fastidioso che gentile. Ho sempre fatto sorgere in lui l’insoddisfazione invece che il piacere, ho sempre trasferito su di lui tutte le responsabilità”. Parole che segnano marcatamente il modo di essere di Nadal, sia in campo che fuori. Leggendo si capisce subito dove Rafa abbia preso la sua più grande dote: la determinazione, in campo e fuori.
Zio Toni ne ha ovviamente per tutti, partendo dal contesto tennistico nel quale ha vissuto: “Ho avuto la fortuna di vivere una generazione di grandi giocatori, cercare di difendere gli interessi di Rafa non mi ha impedito di vedere da una prospettiva più o meno equilibrata. Ho sempre pensato che la rivalità non dovrebbe mai andare oltre i limiti del campo di gioco, e non ho mai considerato nessun rivale come un nemico. Questo mi ha permesso di apprezzare, rispettare e imparare da loro”. A leggere queste parole non si può non pensare a Roger Federer e soprattutto al grande rapporto di stima e amicizia che lo lega a Nadal, non a caso per l’inaugurazione della Rafa Nadal Academy il ruolo di guest star d’eccezione era proprio dello svizzero.
Non potevano, inolte, mancare i ringraziamenti: “È giunto il momento di guardare indietro e ringraziare per tutto quello che questa professione mi ha dato. La mia gratitudine è rivolta a molte persone, più o meno anonime, che mi hanno accompagnato in questo viaggio per molti anni. In particolare, voglio sottolineare i membri del team che hanno iniziato a crescere con l’input di Carlos Costa, so che non ho bisogno di nominarli uno per uno. Li ringrazio tutti per la loro dedizione, il loro impegno, e, non ultimo, la loro amicizia. La convivenza con loro mi ha arricchito enormemente come professionista e, naturalmente, come persona. Vorrei anche esprimere la mia gratitudine alla famiglia Fluxà per aver voluto unire il mio nome all’Iberostar, un’azienda familiare e esempio di valori umani e prestigio nel settore alberghiero. Ringrazio tutti i giornalisti stranieri e, soprattutto, spagnoli, che hanno dimostrato rigore e rispetto per la figura di mio nipote e, per estensione, per la mia. Non hanno mai avuto mancanza di stile quando le cose si sono complicate per Rafael. Nei momenti difficili, come le crisi di gioco o gli infortuni, abbiamo quasi sempre sentito solo la comprensione e l’incoraggiamento da parte dei media”.
Infine i fan: “Non posso non citare tutti i tifosi che ci hanno raggiunto in ogni parte del mondo, hanno comprato biglietti, rinunciato a dormire per vedere le partite, hanno applaudito, pianto e sostenuto sempre Rafa. Il loro sostegno ci ha aiutato a superare qualsiasi momento”. L’ultimissimo ringraziamento, comunque, va “all’artefice del mio destino: mio nipote Rafael. Abbiamo avuto una relazione stranamente facile per il mondo in cui abbiamo vissuto. Grazie a lui ho vissuto esperienze superiori a qualsiasi mio sogno da allenatore. Abbiamo viaggiato in paesi incredibili, conosciuto persone importanti in ogni campo della vita. Oggi mi sento amato e apprezzato ma devo quasi tutto alla sua figura. Grazie di cuore!”.