Tennis e mental coaching: immagina, puoi

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Tennis e mental coaching: immagina, puoi

La visualizzazione è una delle tecniche più usate nello sport coaching. Qui ne parliamo con riferimento ad un classico ambito di utilizzo, l’apprendimento di un gesto tecnico

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La visualizzazione (o imagery) è una delle tecniche maggiormente utilizzate all’interno dei programmi di preparazione mentale degli atleti. Sono infatti diverse le sue possibili applicazioni in ambito sportivo. Con la visualizzazione è possibile rievocare una sensazione positiva legata alla prestazione o viceversa dissociare da quest’ultima degli stati d’animo negativi, correggere un determinato gesto tecnico oppure automatizzare un determinato programma motorio. Ciò consente, di conseguenza, di utilizzarla all’interno di programmi di mental training aventi obiettivi diversi. Come, ad esempio, diminuire l’ansia prima della partita, aumentare la concentrazione ed il focus, migliorare uno specifico gesto atletico, incrementare l’autostima e la fiducia in se stesso. La visualizzazione risulta addirittura utile nel trattamento del dolore e nella riduzione dei tempi di recupero da un infortunio.

Per capire meglio cosa si intende quando si parla di imagery applicata allo sport coaching, in quest’articolo ci soffermeremo su uno degli ambiti di utilizzo più conosciuti, quello dell’apprendimento (o perfezionamento) di un gesto sportivo. Insomma, vedremo come immaginare che stiamo effettuando un servizio vincente ci aiuta a migliorare la nostra battuta.

Iniziamo andando a sentire cosa ci dice la scienza al riguardo. Scopriamo così, per prima cosa, che diversi studi sperimentali hanno rilevato che immaginare un gesto motorio determina una stimolazione, seppure lieve, dei muscoli interessati dalla visualizzazione. Praticamente, nell’eseguire un servizio in allenamento o nell’immaginarlo soltanto si attivano gli stessi percorsi nervosi che trasportano i segnali al sistema muscolare. I muscoli “virtualmente” coinvolti nel gesto vengono infatti attraversati da un potenziale elettrico, registrato mediante uno strumento chiamato elettromiografo, e questi piccolissimi impulsi elettrici agevolano la memorizzazione del movimento, facilitandone l’esecuzione corretta in futuro (sempreché abbiamo immaginato di eseguirlo come si deve, ovviamente). Ma non solo. Ci sono anche i neuroni a specchio, un particolare tipo di neuroni scoperto a metà degli anni ’90 dal neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti, che risulta si attivino sia quando si compie un gesto motorio, sia quando lo si osserva mentre è compiuto da altri, sia quando il gesto viene semplicemente immaginato, facilitandone l’apprendimento. Le teorie scientifiche citate, dunque, confermano che immaginare il movimento nella nostra mente ci aiuta poi ad eseguirlo meglio in campo.

A questo punto, la cosa migliore da fare per capire come funzionano queste tecniche è vedere assieme un esercizio di visualizzazione mentale finalizzato al miglioramento di un gesto tecnico, basato – in ossequio ai citati neuroni specchio – sulla tecnica del modellamento, tanto cara alla Programmazione Neuro-Linguistica.

1) Scegliamo per prima cosa il gesto tecnico su cui vogliamo lavorare con la visualizzazione: il servizio, il dritto o il rovescio. In base anche al nostro livello di gioco, cerchiamo di essere i più precisi possibili nell’individuazione del tipo di colpo. Ad esempio, se siamo agonisti magari decideremo di lavorare sulla nostra seconda di servizio in kick. Se invece siamo dei principianti, ci limiteremo a cercare di interiorizzare il movimento “scolastico” della battuta.

2) Scegliamo poi un giocatore che esegue quel gesto tecnico nel modo in cui vorremmo eseguirlo e recuperiamo i relativi video (Internet e You Tube sono una manna per questo). Se si tratta di uno dei nostri giocatori preferiti è meglio, perché la cosa – come vederemo – permetterebbe un coinvolgimento emozionale che potrebbe tornarci utile. Può però capitare che il nostro idolo sia un giocatore che esegue quel determinato colpo con una tecnica diversa (ad esempio, siamo innamorati dell’elegante rovescio a una mano di Roger Federer o di quello possente di Stan Wawrinka ma noi siamo bimani) o  estremamente personale (pensiamo al dritto ad uncino di Nadal, reso così efficace dalle capacità fisiche e tecniche del maiorchino) e noi vogliamo lavorare proprio su quel fondamentale. Dovremo di conseguenza cercare il modello di riferimento tra gli altri giocatori e allora – piccola “pillola di coaching” – facciamo attenzione. È importante evitare infatti, anche se esegue il gesto alla perfezione, di prendere a modello un tennista che, sotto sotto, non ci piace, magari perché è uno dei grandi rivali del nostro idolo. O per qualsiasi altro motivo. Dobbiamo essere sinceri con noi stessi al riguardo, evitare forzature e scartare questo giocatore, per evitare qualsiasi tipo di rifiuto “inconscio” nel prosieguo dell’esercizio che ne potrebbe ridurre l’efficacia. Di nuovo, se sono un principiante magari osserverò il video realizzato da un maestro che esegue il movimento “base”. Come in tutte le cose, andiamo per gradi.

3) Dopo aver studiato i video, chiudiamo gli occhi ed immaginiamo di avere quel giocatore davanti a noi. Prendiamoci tutto il tempo necessario ad arricchire di dettagli il nostro “video personale”. Passaggio importante: utilizziamo tutti i nostri sensi. A tale proposito una piccola nota a margine. Ognuno di noi possiede un senso dominante, quello cioè attraverso il quale interagisce in via preferenziale con il mondo esterno (e di come sia importante riconoscerlo nell’ambito dell’allenamento mentale – e  non solo- ne parleremo in uno dei prossimi articoli). Ciò non toglie che interagiamo con l’esterno con tutti i nostri sensi e di conseguenza è importante, proprio per replicare il più possibile quello che accade quando effettuiamo realmente un colpo sul campo da gioco, coinvolgerli tutti. Anche con riferimento a qualcosa di cui magari ci rendiamo conto con un po’ di ritardo: “Sai che oggi c’è la temperatura giusta? Sento bene la racchetta in mano, me ne sto rendendo conto adesso che non ho come al solito la mano congelata” è una frase che capita di sentire in questo periodo di allenamenti invernali. Generalmente i sensi a cui facciamo riferimento quando parliamo, in questo ambito, dell’interazione con l’ambiente esterno sono la vista, l’udito ed il tatto, per i quali si parla rispettivamente di “canali di comunicazione” visivo, auditivo e cinestesico. Arricchito dunque il video con dettagli che coinvolgono i sensi in questione (come ad esempio, il suono della pallina, la sensazione del vento che accarezza la pelle… Il freddo alla mano lasciamolo stare, noi vogliamo visualizzare il colpo ideale, non introduciamo elementi che ci possono disturbare), passiamo qualche minuto a visualizzare il nostro modello eseguire alla perfezione quel determinato colpo.

4) A questo punto immaginiamo di entrare dentro al video, di entrare dentro al corpo di quel giocatore. Ora siamo noi quel giocatore – ecco il coinvolgimento emozionale di cui si parlava in precedenza: sentirci nei panni del nostro giocatore preferito può darci una marcia in più nell’esecuzione dell’esercizio – ed iniziamo a guardare, ascoltare e percepire attraverso i suoi sensi, che sono diventati i nostri. Quando ci siamo abituati, facciamo il passo successivo: iniziamo ad eseguire il colpo che desideriamo apprendere (o migliorare) e che fino a pochi secondi prima osservavamo eseguire dall’esterno. Anche in questa fase, più siamo dettagliati meglio è. Possiamo suddividere il nostro gesto tecnico in più parti e visualizzare l’esecuzione di ogni singola parte. Possiamo immaginare di essere nella sala di montaggio del nostro video, in modo da poter tornare indietro e rivedere meglio una determinata parte del movimento, rallentare la velocità, fare uno zoom su un determinato particolare, ecc. Chiaramente più il nostro livello di gioco è alto più questa capacità di visualizzare nel dettaglio singole parti è importante ed estremamente funzionale nel perfezionamento del colpo. Mentre visualizziamo l’esecuzione ottimale del gesto tecnico è importante restare concentrati sul processo che porterà a quel risultato e sulle sensazioni positive generate da che ciò che stiamo vedendo, ascoltando e percependo nella nostra mente. Potrebbero infatti – anzi, è pressoché sicuro: perciò rimaniamo concentrati! – presentarsi pensieri che ci distolgono dal nostro lavoro di visualizzazione del gesto tecnico. Ad esempio, potrebbe capitare di pensare al punto in cui atterra la pallina quando la colpiamo così bene, a come utilizzare questo nuovo colpo durante il match, magari di volare con la fantasia sino a vederci vincere un torneo grazie a quel  colpo. Insomma, ci può passare per la testa di tutto. Dobbiamo rimanere focalizzati sull’esecuzione e perfezionare mentalmente l’azione in tutti i suoi minimi dettagli. Anche questo, se ci pensiamo bene, fa parte dell’allenamento mentale. Come riusciremo infatti ad eseguire perfettamente quel colpo sul campo, con tutte le variabili e gli elementi di disturbo che ci possono essere, se non riusciamo a farlo nemmeno quando siamo tranquilli, con gli occhi chiusi, in una stanza?

5) Dopo aver eseguito mentalmente per un’ultima volta il colpo in maniera perfetta ed esserci soffermati ancora un momento sulle sensazioni che proviamo nell’eseguirlo in modo corretto, prendiamo un bel respiro e apriamo gli occhi.

Il passo successivo? Prenotare l’ora, preparare il borsone ed andare in campo a mettere in pratica quanto abbiamo allenato mentalmente.

Un esercizio come quello descritto è importante che all’inizio venga eseguito dal giocatore sotto la guida di un mental coach. Poi, una volta appresi i principi, il giocatore potrà eseguirlo in completa autonomia. Capita di frequente che proprio per consentire al giocatore di esercitarsi da solo, ma agevolarlo nel processo di visualizzazione, il coach registri per lui un audio dell’esercizio in cui ripercorre tutti i passaggi. Poi, con il passare del tempo, più il giocatore diventa abile nelle visualizzazione più potrà ulteriormente personalizzare le varie fasi dell’esercizio.

Scettici? Curiosi?
Come sempre, l’invito è quello di sperimentare, ricordando che come l’allenamento fisico anche quello mentale richiede una pratica costante. Siamo infatti consapevoli che ci vuole un po’ prima di iniziare ad eseguire correttamente un gesto tecnico dopo aver iniziato ad allenarlo. La stessa cosa vale per la nostra capacità di utilizzare le tecniche di visualizzazione: ci vuole allenamento. Cerchiamo perciò di inserire nel nostro programma di allenamento del tempo da dedicare al mental training (il bello della cosa è che possiamo magari usare dei “tempi morti” della nostra giornata: il tragitto in autobus, il viaggio in treno o anche solo quella decina di minuti prima che inizi il nostro telefilm preferito) e di applicarci con costanza: vedremo che ciò ci permetterà di velocizzare i tempi di apprendimento e memorizzazione del nuovo gesto. E quando capiteranno – e sappiamo che durante un percorso di apprendimento possono capitare – quei momenti di stanchezza o di scoramento che rischiano di farci venire qualche dubbio, scrolliamoceli di dosso ricordando la frase di un uomo che della capacità di realizzare quello che aveva immaginato ha fatto una ragione di vita, Walt Disney:
“Se puoi sognarlo, puoi farlo.”


Ilvio Vidovich è collaboratore dal 2014 di Ubitennis, per cui ha seguito da inviato tornei ATP e Coppa Davis. Personal coach certificato, ha conseguito un Master in Coaching, una specializzazione in Sport Coaching e tre livelli di specializzazione internazionale in NLP (Programmazione Neuro Linguistica), tra i quali quello di NLP Coach, ed è membro del Comitato Scientifico della ISMCA. Giornalista pubblicista, è anche istruttore FIT e PTR.

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