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Sara Errani: Parigi, Suzhou o Chieti non cambia nulla

Dalla finale del Roland Garros a quella di un ITF cinese e a continui turni di qualificazione, Paolo Maldini da 5 Champions League vinte a una Coppa UEFA da comparsa: perché?

Last updated: 07/03/2018 10:14
By Ruggero Canevazzi Published 02/03/2018
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8 Min Read

Con quelle, arrivi fino alle semifinali del torneo, ritorni a vincere un trofeo di doppio dopo tre anni dall’ultima volta, poi subito dopo incappi nelle tre brutte sconfitte consecutive citate sopra. Ma continui imperterrita. Avanti tra risalite e cadute, come un altro titolo di doppio ad Auckland (il 27° della carriera) e un Australian Open da dimenticare dopo la fatica dell’ennesime forche caudine delle qualificazioni. Fino all’impresa di Chieti. Quando l’indomita azzurra ha preso per mano le sue giovani compagne di squadra, ha portato all’Italia due punti su due superando alla sua maniera, dopo tre set di battaglia fatta di muro dal fondo e palle corte esiziali, la più quotata Carla Suarez Navarro e mettendo Debora Chiesa nelle condizioni psicologiche ideali per conquistare la vittoria che potrebbe cambiarne la carriera. Poi, è ripartita ancora una volta daccapo. Sospinta ancora una volta dalla stessa passione che l’ha portata nel 2012 alla finale a Parigi, a giocare le qualificazioni del WTA Premier di Dubai vinto nel 2016. Sono arrivate tre vittorie di cui l’ultima 7-6 al terzo con match-point salvato contro l’emergente Sabalenka, prima di centrare il primo successo 2018 a livello WTA contro Tsurenko e il giorno dopo lasciare il passo a una (per ora) troppo superiore Angelique Kerber.

Tutto questo con l’angosciante spada di Damocle della sentenza del TAS che potrebbe anche condannarla a due anni di squalifica. Quella decisione fondamentale che poggia su basi sacrosante ma che doveva arrivare entro lo scorso Natale e invece ancora latita, assumendo i contorni minacciosi di un killer che può rimanere a lungo invisibile ma spuntare fuori da un momento all’altro. In una situazione del genere, l’ex n.5 del mondo poteva serenamente rassegnarsi ai continui acciacchi di un fisico segnato dalle battaglie più nobili, fermandosi quasi col sorriso beffardo di chi si sente dire che è sempre stata una pedalatrice senza talento, mentre guarda la sua bacheca e i suoi traguardi (WTA Premier di Dubai, finale a Parigi, semifinale agli US Open, quarti in Australia, altri 8 titoli WTA). Ha preferito continuare a soffrire in campo – proprio come questa settimana nel 125K di Indian Wells, dove questa notte (dopo un percorso iniziato dalle qualificazioni) si giocherà l’accesso alla semifinale contro Danielle Collins. Sapendo che se il tribunale la fermerà, tra due anni sarà di nuovo a rincorrere una pallina di feltro e se l’assolverà, non giocherà più sullo Chatrier la seconda domenica di giugno, ma tornerà a sfidare le Williams, le Muguruza, le Kerber. In entrambi i casi, continuando a essere per le avversarie quella nanetta insopportabile che non muore mai.

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TAGGED:Fed Cup 2018Sara Errani
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