Bouchard a testa bassa per tornare in cima

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Bouchard a testa bassa per tornare in cima

INDIAN WELLS – Terminata la causa contro la USTA, la giovane canadese è pronta a ricominciare da capo, senza più distrazioni, alla ricerca del suo tennis e delle vittorie

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Dal nostro inviato a Indian Wells

Non è passato molto tempo da quando ogni volta che Eugenie Bouchard parlava alla stampa c’erano decine di reporter e fotografi: nella sua annata magica del 2014 la canadese era la gallina dalle uova d’oro della WTA, il sogno segreto di tutti i marketing manager, con il suo aspetto fisico da copertina, il sorriso a 72 denti ed una fortissima personalità abbinata al naturale appeal della nazionalità canadese. Poco più di tre anni dopo, la stessa ragazza bionda si è presentata davanti a soli tre giornalisti dopo la sconfitta al primo turno del BNP Paribas Open contro la qualificata Sachia Vickery, dopo che le qualificazioni lei era riuscita ad evitarle solamente grazie ad una wild card degli organizzatori, ancora sensibili al suo grande appeal (sex o non sex).

Non mi aspettavo nulla da questo torneo – ha esordito parlando del match, cappellino bianco pigiato in testa con la visiera a proteggerle gli occhi e tuta da ginnastica aperta su una stropicciatissima t-shirt bianca – in queste ultime settimane, tra il processo e l’estrazione dei denti del giudizio, non sono riuscita ad allenarmi a dovere, ho bisogno di giocare partite e voglio cogliere tutte le occasioni a mia disposizione, per cui avrei tranquillamente giocato le qualificazioni se non mi fosse stata concessa una wild-card”. Il riferimento è chiaramente al tempo dedicato alla sua causa civile contro la USTA, che l’ha accompagnata per quasi due anni e mezzo ed ha rappresentato sicuramente una distrazione importante dal suo tennis, oltre ad averle occupato fisicamente parecchie settimane ed averla esposta a feroci critiche. “L’esperienza del processo, oltre ad aver interrotto la routine degli allenamenti, è stata piuttosto traumatica: dover andare in tribunale, avere a che fare con gli avvocati, la giuria, il giudice, ci sono stati dei momenti abbastanza traumatici, e siccome l’intera vicenda è durata due anni e mezzo, sto ancora cercando di digerire tutto quanto è accaduto, e ci vorrà un po’, perché non si può semplicemente dimenticare in un attimo”.

Durante tutto il processo mi è stato molto utile essere abituata ad aver avuto a che fare con i giornalisti, ad essere sempre davanti alle telecamere, a dover rispondere a domande scomode. Ho imparato diverse cose su come funziona il sistema giudiziario statunitense, ho vissuto da dentro cose che di solito vedo solo in televisione, anche se nella realtà il ritmo è meno incalzante”.

Finita l’odissea legale, ora Bouchard può dedicarsi anima e corpo ad impedire che il sogno coltivato sin da dodicenne, quello di una carriera da tennista professionista, si infranga dopo un inizio tanto buono quanto travolgente. Lo psicodramma vissuto a Montreal nel suo magico 2014, quando dopo la finale di Wimbledon si trovò eliminata al primo turno del torneo casalingo subendo due 6-0 da Shelby Rogers ed arrivando a dire, al primo colloquio con l’allora allenatore Nick Saviano “Voglio uscire dal campo”, era stato il prologo di una battaglia ancora in corso tra gli impegni mediatici extra-tennistici dettati dal suo ruolo di “marketing dream” e l’esigenza di mantenere la concentrazione sul tennis.

La frequente attività sui social network, i servizi fotografici su Sports Illustrated e la curiosa faccenda del “twitter-date” con l’appassionato tifoso di football più fortunato della Terra hanno rafforzato l’impressione che gli interessi di Genie siano sempre più lontani da un campo da tennis. Ma chi la vede allenarsi giura che la sua dedizione sia totale quando è in campo, che il suo desiderio è quello di rimanere nel circuito ancora per tanti anni e di ritornare ad assaporare il dolce sapore delle grandi vittorie come nella sua stagione.

Da quando ha ricostruito il suo team di lavoro attorno alla collaborazione con Harold Solomon ed al ritorno del suo preparatore atletico Scott Byrnes e del suo sparring Tom Burn, la canadese ha iniziato a lavorare su dettagli tecnici per eliminare quelle debolezze che le sue avversarie avevano iniziato a conoscere fin troppo bene, come un diritto particolarmente ballerino ed un gioco al volo approssimativo. La granitica fiducia nei propri mezzi su cui Genie poteva contare nel 2014 aveva nascosto queste manchevolezze tecniche durante le cavalcate verso le semifinali in Australia ed a Parigi e la finale a Wimbledon, ma il crollo di tutte le sue certezze che ha fatto seguito alle sue sconfitte inattese dal 2015 in poi ha fatto anche affiorare in tutta la loro gravità le lacune tecniche mai completamente risolte.

Adesso l’obiettivo è quello di giocare quante più partite possibili – ha spiegato Genie – andrò a Miami, dove giocherò le quali se non mi viene concessa una wild card, poi a Charleston ed a Bogotà. Inoltre vorrei giocare la Fed Cup a Montreal, se Tennis Canada mi vuole”. Oltre all’abitudine al match, a Bouchard non farebbe male iniziare anche a vincere qualche partita, perché la sua classifica, al momento precipitata al n.116, ha la pesantissima cambiale della semifinale di Madrid in scadenza, senza la quale il suo ranking potrebbe precipitare ad un livello tale da costringerla a ricominciare dagli ITF. Genie non sembra preoccupata di questa eventualità: lei, così come il capitano di Fed Cup canadese Sylvain Bruneau da noi interpellato, è convinta che la classifica sia solo una conseguenza del livello di gioco espresso, e che il suo obiettivo debba essere esclusivamente quello di tornare a giocare come sa.

A 24 anni ormai compiuti, le prossime stagioni saranno fondamentali per la carriera della canadese che deve allontanare i fantasmi di Anna Kournikova, la bella e talentuosa russa che venne distratta così tanto dalla “bella vita” che non riuscì mai ad esprimere il suo potenziale. Per il bene suo e del tennis in gonnella c’è da sperare che Genie ritrovi la magia di un tempo, perché il suo talento tennistico e la sua personalità mediatica sono un patrimonio che la WTA ed il tennis in generale farebbero bene a non perdere.

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