Campi lenti, pensieri che corrono: del Potro scarica la Davis, Halep sindacalista

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Campi lenti, pensieri che corrono: del Potro scarica la Davis, Halep sindacalista

L’argentino sogna la finale con Federer ma teme l’amico Leo Mayer. Simona propone tds garantite alle big che ritornano dalla gravidanza: l’emendamento Williams

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Il colpo di giornata l’ha firmato lui, eliminando la testa di serie numero due da un torneo in cui i pronostici continuano a saltare. Philipp Kohlschreiber ha esperienza di campo e di vita, con i suoi 34 anni, per risultare non superficiale nell’analisi. Ha battuto il numero tre del mondo, “ma era un Cilic nervoso sin dalle prime battute – ammette -, mi è andata bene ad averla chiusa in due set, perché poi probabilmente sarebbe venuto fuori”. Kohli ha anche portato avanti il partito dei piccoletti, riuscendo a compensare i venti centimetri in meno rispetto al suo avversario.Contro avversari così la più significativa difficoltà è nel rispondere al servizio, che rimbalza più in alto e costringe a modificare il posizionamento nella risposta. Il rovescio della medaglia, però, è la loro difficoltà negli spostamenti che bisogna saper sfruttare”. Un confronto morfologico che il tedesco potrebbe rivivere ai quarti, se dovesse superare l’inedito ostacolo Herbert. Si trova infatti nello stesso spicchio di tabellone di Juan Martin del Potro, che pochi giorni dopo Acapulco ha superato nuovamente David Ferrer. Il numero otto del mondo, sesta testa di serie, è adesso il candidato principale della parte bassa del tabellone per arrivare alla finale contro Federer.

Un incrocio sempre insidioso per il re svizzero, che ha avuto la meglio a Basilea nell’ultimo precedente. “Giocarmi il torneo conto Federer sarebbe grandioso, inutile negarlo, ma guai a dimenticare che siamo ancora agli ottavi e il cammino verso la finale è molto lungo”. Del Potro prosegue intanto con profitto nell’evoluzione del suo rovescio, che ha dovuto reimpostare dopo i guai al polso: “Lo slice sta funzionando abbastanza bene – spiega –, ma in ogni caso ho bisogno di un rovescio migliore se voglio competere ai più alti livelli. È inutile pensare al mio vecchio rovescio a due mani, adesso devo fare i conti con una nuova situazione. Ci sto lavorando tantissimo, continuando i trattamenti al polso”. La prospettiva diventa più ampia, quando nel mezzo del discorso gli viene tirata in ballo la finale del 2013 giocata su questi campi contro Nadal: “Il mio modo di giocare è cambiato rispetto ad allora – racconta –, forse adesso ho un tennis anche più completo e più bello da vedere, visto che ho aumentato le discese a rete, le giocate di volo e i colpi carichi d’effetto. Ma so dove posso ancora migliorare”. Agli ottavi troverà Leo Mayer in un derby tutto argentino. “Siamo amici, lo sapete – sorride delPo in conferenza stampa –, non sarà facile giocare contro di lui perché ci conosciamo a memoria. Ci alleniamo nello stesso club di Buenos Aires, abbiamo vinto insieme la Davis, può battere chiunque se in giornata buona”. A proposito di Davis: del Potro sembra inserirsi nel filone di quei big che – una volta vinta – tendono a disinteressarsene. “Se ci sarà un cambiamento della formula sarà un bene per il tour e per i giocatori – il suo pensiero -, ma non so fino a che punto questa cosa potrà riguardarmi. Averla vinta nel 2016 è stato già tanto per me e per i miei compagni, onestamente oggi non ci sto pensando”.

Juan Martin del Potro – Indian Wells 2018 (foto via Twitter, @BNPPARIBASOPEN)

La caduta delle teste coronate resta tema dominante anche del torneo femminile, che ha perso la testa di serie numero due Wozniacki per mano di una straordinaria Kasatkina. “È frustrante perdere così – ha commentato a caldo la danese –, perché la partita l’ho fatta e disfatta io con i miei errori. Ma Dasha mi ha battuto con astuzia, sapendo leggere bene la superficie del campo che fa rimbalzare molto in alto la pallina, situazione adatta a chi ama rallentare il gioco. Però ho pochi rimpianti, non mi sento di parlare di un passo indietro rispetto a Melbourne. Questi sono campi molto lenti, che paradossalmente aiutano l’adattamento degli specialisti della terra. Poi cambia molto tra giocare di giorno e di notte. Ciò non toglie che la mia avversaria sia stata più brava. Ci vediamo a Miami”. “Caroline ha ragione, sono fortunata perché questa superficie mi piace particolarmente”, la risposta della russa che ha ottenuto il secondo successo del 2018 contro Woz e – soprattutto – ha acquisito il patentino di ammazza grandi: sotto le sue risposte sono crollate di recente le quattro campionesse Slam in carica. La sinergia con il coach belga Philippe Dehaes continua a produrre buoni frutti per la ventunenne di Mosca, che deve crescere nel non peccare in continuità quando invece è lei a dover condurre le danze, al cospetto di avversarie inferiori.  Non sarà il caso dei quarti di finale, quando troverà sulla sua strada la scatenata Kerber. “Il mio coach me lo dice sempre, devo migliorare quando non c’è solo da difendere. Ci sto lavorando, nel frattempo di mi diverto così”.

Daria Kasatkina – Indian Wells 2018 (foto via Twitter, @BNPPARIBASOPEN)

Intanto continua a volare Naomi Osaka. La giapponese atipica spinge il suo tennis spavaldo fino ai quarti e se la vedrà con Karolina Pliskova, che di recente si è detta “più sicura” quando si trova di fronte avversarie più giovani. “Invece per me l’età non fa testo, giro il mondo per il tennis da quando avevo 14 anni – attacca Naomi – ne ho viste tante anche io. Contano solo le questioni tecniche, non l’età. Anzi, devo dire che mi piace giocare contro le grandi giocatrici, perché non corro il rischio di distrarmi. Mi aiutano a mantenere l’attenzione al top”. L’ex numero uno di avversarie esuberanti se ne intende, avendo spezzato le ali di Amanda Anisimova. 

Avanti come un treno anche Simona Halep, che nel 2018 ha perso sul campo solo la finale di Melbourne (non poteva temere la cinese Wang, chiaro) e ai quarti se la vedrà con Petra Martic. La presenza in tribuna della numero uno del mondo in occasione della sfida di famiglia tra le sorelle Williams non è passata indifferente. “Da loro ho tantissimo da imparare – sorride Simona –, anche se non ci sono possibilità che io possa andare avanti fino alla loro età”. Poi sale in cattedra con piglio da sindacalista: “Il ritorno in campo di Serena dopo aver dato alla luce una bambina è una grande cosa, andrebbe studiato un meccanismo per proteggere e incentivare al ritorno all’agonismo le tenniste che rientrano dopo il parto. Non guardo al ranking dove ovviamente perdono punti quando sono ferme, ma almeno la concessione delle teste di serie nei tornei può tener conto di dove si trovavano in classifica prima della gravidanza”.

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