Italia-Francia, povera Davis: "A Genova... sotto una tenda non potrò lavorare"

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Italia-Francia, povera Davis: “A Genova… sotto una tenda non potrò lavorare”

Il lamento di un noto radiocronista francese: per la prima volta in 22 anni non seguirà la Francia sul posto. “Dovrei fare 10 ore di radiocronaca davanti alla tv sotto una tenda”. Brutta figura per chi? ITF, FIT, o il comitato organizzatore?

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La Coppa Davis sembra in procinto di esalare l’ultimo respiro, almeno se dovesse dipendere dalla rivoluzione proposta da David Haggerty, il presidente dell’ITF, del quale abbiamo parlato a lungo. Vedremo se l’assemblea ITF voterà a favore. Ma intanto arrivano segnali di progressivo disinteresse ITF alla vigilia dei quarti di finale che potrebbero rappresentare l’ultimo match di Davis tradizionale per le nazioni che perderanno dal 6 all’8 aprile. Quindi Italia o Francia. Ho ricevuto questa mail, inviata da Eric Salliot – vecchio amico e collega della Radio Montecarlo Francese – che l’ha indirizzata anche alla Federazione francese e a un gruppo di colleghi delle radio. Ne riporto il contenuto in traduzione. “Per la prima volta dal 1996 non seguirò un match di Coppa Davis perché non posso lavorare decentemente. Grazie Italia! Saluti. Post scriptum: se fosse stata Italia-Gran Bretagna, avrebbero messo la BBC sotto una tenda. Buona giornata, Cambiamo presto mestiere“.

La conclusione esprimeva un’evidente frustrazione. Incuriosito per quello sfogo apparentemente incomprensibile ho cercato Eric per saperne di più. E la risposta non si è fatta attendere (sempre tradotta, per i non francofoni). “In effetti la Federazione italiana non fornisce che due cabine tv con veduta sul campo (di Genova). Le radio dovranno lavorare da sotto una tenda – immagino nel centro stampa – e i commenti dovranno essere fatti davanti a una tv. È una prima assoluta nella storia della Coppa Davis. Abitualmente si vede sempre il campo. Così i miei capi di Radio Montecarlo, visto che dovrei fare 10 ore di diretta, hanno ritenuto che inviare un giornalista in queste condizioni non avrebbe portato alcun vantaggio (ma solo costi). Farò quindi i miei commenti da Parigi, in studio. Non so se gli organizzatori, da regolamento, potevano regolarsi così. So che il centrale è piccolo, ma c’è una mancanza di rispetto per una stampa che volesse far vivere un evento al proprio pubblico. È meglio vendere biglietti in più piuttosto che concedere posti gratuiti  a giornalisti che vorrebbero lavorare correttamente. È una deriva inquietante e deploro il silenzio ITF. Insomma non mi vedrai a Genova, niente pasta!”.

Quando sarò a Genova vedrò com’era la situazione. Non c’è dubbio che l’impianto di Valletta Cambiaso è piuttosto angusto, ma non mi stupirebbe anche che la FIT abbia voluto risparmiarsi una spesa supplementare. Che penalizza per l’appunto una radio come Radio Montecarlo che ha una sua audience importante in tutta la Francia e naturalmente anche (se non soprattutto) nella vicina Costa Azzurra. Non so se i costi di una cabina supplementare avrebbero gravato sulla FIT (che resta una delle federazioni europee più ricche d’Europa, la più ricca probabilmente fra quelle che non hanno in gestione uno Slam, cioè dopo Francia e Gran Bretagna) oppure sugli organizzatori genovesi che già per ottenere questa ennesima sfida Italia-Francia hanno dovuto tirare fuori un bel po’ di soldini.

Il disappunto di Eric è un tantino collegato anche al fatto che nelle varie volte in cui l’ItalDavis è stata ospite della Francia per duelli internazionali di Davis come di Fed Cup, tutto è sempre stato molto ben organizzato. Diciamo quindi che nell’occasione una gran bella figura l’Italia – sia il  primo imputato la FIT oppure Genova con Valletta Cambiaso – non l’ha proprio fatta. Cosa diavolo avrebbe potuto costare una cabina in più montata a ridosso di una tribuna (che certo ci sarà)? Non ne esce bene, a questo riguardo, neppure l’ITF che certe garanzie da chi organizza un evento di quarti di finale come la Coppa Davis, dovrebbe pretenderle. E forse fino a quest’anno lo aveva anche fatto. Ma, purtroppo, ormai la Coppa Davis pare sia una manifestazione in fase di decomposizione avanzata, di cui nessuno –  e meno di tutti il presidente ITF Haggerty – sembra più volersi curare. Sembrano gli ultimi fuochi di paglia. Che tristezza.

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