Marta Kostyuk: "Sento di star perdendo molte tappe dell'infanzia"

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Marta Kostyuk: “Sento di star perdendo molte tappe dell’infanzia”

Marta Kostyuk ha vinto l’Australian Open junior lo scorso anno e raggiunto il terzo turno quest’anno. Ora è numero 134 WTA. Ed è del 2002. Dopo la sconfitta a Madrid contro Arrabuarrena, ha confidato alla stampa spagnola le difficoltà di diventare adulti a 15 anni.

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Maria Kostyuk, classe 2002, è salita alle cronache lo scorso anno quando, appena 14enne, vinse l’Open di Australia juniores, la più giovane dal titolo Wimbledon 2008 di Laura Robson (la cui carriera è stata poi pesantemente influenzata da numerosissimi infortuni che non le hanno permesso di arrivare lì dove il gioco e il talento le avrebbero permesso di arrivare). Quest’anno, sempre in Australia, Kostyuk ha iniziato a far rumore tra le grandi, raggiungendo il terzo turno e perdendo solo contro la connazionale Elina Svitolina, numero 4 al mondo.

A causa delle regole ITF, che limitano il numero di tornei nel circuito pro per le ragazze di 15anni a dieci l’anno, scritte per evitare il ripetersi di altri casi-Capriati, Kostyuk ha giocato solo cinque tornei dagli Australian Open: un $60k vinto in Australia la settimana successiva, una finale e una semifinale in altri due $60k in Cina a marzo, il secondo turno (passando dalle quali) a Stoccarda, perso solo 7-5 contro Caroline Garcia, e la sconfitta di ieri a Madrid contro Lara Arrabuarrena in tre set al primo turno. Questi risultati le hanno permesso di arrivare già al numero 134 WTA, partendo dal 523 di inizio anno, e mettendo nel carniere tre vittorie contro top-50 en passant (Cornet, Gavrilova e Peng).

Intervistata da puntodebreak.com al termine della partita persa contro Arrabuarrena, Kostyuk si è aperta, raccontando candidamente delle difficoltà che una ragazza di 15 anni incontra affacciandosi al mondo delle pro e affrontando le pressioni e aspettative che inevitabilmente stampa, tifosi, e forse anche sé stessa, hanno costruito per il suo futuro.

Kostyuk era, chiaramente, all’esordio a Madrid. L’organizzazione del torneo, vista anche la sfida con una giocatrice di casa, le ha riservato l’onore del Manolo Santana. La partita non è andata come Kostyuk sperava: 6-3 4-6 6-2 per Arrabuarrena, che è una giocatrice di tutto rispetto sulla terra rossa, dove ha giocato tre delle quattro finali in carriera (due a Bogotà, anche lì in altura). Kostyuk ha ammesso di aver avuto bisogno di tempo per abituarsi all’altura e ai campi di Madrid, e tuttavia l’esperienza è rimasta positiva: non tutte le sconfitte vengono per nuocere, dice. 

Ora è di ritorno a Kiev, dove dovrà tornare a studiare. La famiglia è una di matematici e la matematica, come il tennis, dice di averla nel sangue. Lo scorso anno è stato il primo in cui è stata costretta a passare molto tempo lontano da casa: da settembre a dicembre. Nell’ultima settimana di allenamenti le sembrava di impazzire, per quanto era dura la distanza. Ora a Kiev non ci torna da febbraio e, quando ci torna, le giornate sono comunque scandite da allenamenti e studio: dalle 8 del mattino alle 8 di sera, sicché il tempo passato effettivamente a casa è meno di quello che lei desidererebbe

Kostyuk dice anche di stare avvertendo le responsabilità che la pressione adduce, e che sente la mancanza di quei momenti di spensieratezza e felicità che erano la prassi prima che iniziasse il percorso tra le junior. Accanto a sé dice di avere una squadra che la segue costantemente, senza mai farle sentire la solitudine e supportandola nei momenti duri, che però rimangono. L’impatto con il circuito pro è stato positivo, per quanto Kostyuk sostenga che giocare contro la 120 e giocare contro la 80 sia fare due sport diversi, tanta è la differenza di livello.

La scalata verso il vertice WTA è appena iniziata: speriamo sia lenta e graduale.

 

Qui l’intervista originale

 

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