I dubbi di Djokovic e Murray. A rischio la stagione erbivora

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I dubbi di Djokovic e Murray. A rischio la stagione erbivora

Nole sorprende tutti dopo la sconfitta contro Cecchinato: “Non so se giocherò sull’erba”. Andy intanto rimanda ancora una volta il rientro

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È stata una dura sconfitta quella patita da Novak Djokovic contro Marco Cecchinato nei quarti di finale di questo Roland Garros 2018. Non la più dura della sua carriera, come lui stesso tiene a precisare in conferenza stampa, ma senz’altro difficile da mandare giù. Certo, c’è stata quella partenza lenta per un problemino al collo, ma il livello per tutto il resto del match si è mantenuto piuttosto alto e Novak con grande onestà riconosce i meriti di Cecchinato, che sono molti. “Ha giocato in maniera fantastica e bisogna riconoscerlo. Io ho faticato fin dall’inizio. Sfortunatamente ho avuto bisogno di un po’ di tempo per stare bene e ho anche combattuto con un piccolo infortunio all’inizio. Quando però mi sono scaldato le cose sono migliorate ed è stato un peccato non capitalizzare le occasioni sul 4-1 nel quarto set, ma lui è riuscito a rimontare e devo rendergliene merito”.

Novak e Marco si conoscono bene. Pur non avendo mai giocato l’uno contro l’altro in match ufficiali prima di ieri, si sono spesso allenati insieme all’Accademia di Piatti e a Montecarlo. Emblema del rispetto e (perché no?) della simpatia che Djokovic ha nei confronti dell’italiano è stato quell’abbraccio a fine partita, dopo il passante a tutto braccio che ha consegnato la semifinale a Marco.

Marco Cecchinato e Novak Djokovic – Roland Garros 2018 (foto via Twitter, @rolandgarros)

Per me non è mai difficile congratularmi e abbracciare un avversario con cui ho appena condiviso grandi momenti sul campo. Colui che vince merita la vittoria e stavolta è stato Marco. È un bravo ragazzo e se lo merita. D’altra parte però, quando esci dal campo, è difficile da digerire”. Parole sincere sicuramente, tanto quelle di congratulazioni quanto quelle su quanto sia dura da accettare questa sconfitta. Soprattutto ora che le cose sembravano iniziare a girare per il verso giusto. In conferenza stampa, Djokovic è laconico e le sue risposte volano secche e svogliate. A chi gli chiede se dopo questo match crede di essere tornato risponde con amara ironia: “Nello spogliatoio. Ecco dove sono tornato”. All’improvviso però, nel turbinio di domande frustrate, si affaccia una risposta telegrafica, ma pesantissima. “Non so se giocherò sull’erba”.

Una sola frase, ripetuta identica ad ogni nuovo tentativo di chiarimento da parte dei giornalisti presenti. Una sorta di mantra negativo che turba le speranze di chi credeva di aver recuperato un campione. I miglioramenti indubbiamente ci sono stati e questo Roland Garros ne è stata la prova. Se infatti da una parte manca ancora qualcosa nel tennis e nel fisico dell’ex cannibale del circuito, il sacro fuoco sembrava essersi riacceso nel petto di Nole e questo era quello che tutto il mondo auspicava. Quale sia il problema non è certo. Se sia cioè il fisico a chiedere una pausa a Djokovic o se questa sconfitta abbia riaperto nuove falle nelle sue già fragili certezze. In entrambi i casi non si tratta di una buona notizia per lui e per il circuito, che per un altro mesetto potrebbe dover fare a meno del figliol prodigo che sembrava essere tornato.

Novak Djokovic – Roland Garros 2018 (foto via Twitter, @rolandgarros)

Come se non bastasse, a dimostrare che l’erba del vicino non sempre è più verde, arriva la notizia dell’ennesimo mancato rientro di Andy Murray. Lo scozzese ha infatti annunciato di non essere ancora al 100% e che perciò non prenderà parte al torneo di ‘s-Hertogenbosch, prima tappa designata per il suo ritorno. “Ormai è quasi un anno che sono fermo ed è molto di più di quanto io e il mio team ci aspettassimo all’inizio, ma mi sto avvicinando a giocare di nuovo. Ho iniziato ad allenarmi qualche giorno fa e spero ancora di tornare durante la stagione su erba”. Fisici scricchiolanti, dubbi e speranze. Andy e Nole. I gemelli diversi del tennis accomunati dalle difficoltà odierne come in passato dalle vittorie. Solo loro, e forse neanche con certezza, sanno cosa potrebbe riservare loro il futuro. A noi non resta che aspettare una notizia. Buona o cattiva che sia.

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