La Schiavone e la Vinci. Generazione nella storia (Crivelli)

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La Schiavone e la Vinci. Generazione nella storia (Crivelli)

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Rassegna cura di Daniele Flavi

 

 

La Schiavone e la Vinci. Generazione nella storia

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 8.10.2018

 

Mito. Leggenda. Generazione irripetibile. È sempre complicato maneggiare parole che dipingono l’immortalità sportiva. Ma nel caso delle ragazze d’oro del tennis italiano non si corre certo il rischio di abbondare con le iperboli, perché la storia del nostro sport può essere tranquillamente divisa tra un prima e un dopo l’apparire sulla scena di Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci. LE FED CUP Basta affidarsi ai numeri, che per solito non mentono mai. Innanzitutto, nell’Era Open, mai una giocatrice italiana, fino alla loro esplosione, aveva raggiunto la top ten: loro hanno tutte centrato l’obiettivo, per cui ci siamo ritrovati con un quartetto capace di dettare legge nel mondo nello stesso periodo di tempo. Schiavone numero 4, la stessa posizione di Adriano Panatta nel 1976, record in coabitazione per il nostro tennis; Sara Errani numero 5; Flavia Pennetta numero 6; Roberta Vinci numero 7. La fotografia dell’eccezionalità di un’epifania che ha offerto brividi, emozioni e successi indimenticabili per un decennio. Perché è perfino banale ricordare che lassù ci arrivi solo se dai costanza e continuità al rendimento sul campo. E allora il 2006 può tranquillamente essere individuato come l’anno della svolta e della propulsione: Francesca, Flavia e Roberta si erano già illustrate individualmente (la Errani, più giovane, emergerà più avanti), ma è il trionfo in Fed Cup, il primo di sempre per l’Italia, ad accendere la miccia. Intanto, seguiranno altre tre vittorie (2009, 2010 e 2013) e una finale persa (2007), un marchio di fuoco sulla competizione. E la comune esperienza in nazionale, l’opportunità del confronto interno e con le più forti del mondo finisce per cementare un gruppo granitico, stimolando la crescita personale e tecnica di ciascuna di loro. Non a caso, dopo otto sconfitte consecutive in finale, la Schiavone vincerà il primo torneo nel 2007, quando l’esperienza in Fed Cup l’avrà fortificata, e da lì costruirà un’escalation inarrestabile. GLI SLAM Fino all’apoteosi del 2010, la summa della gioia individuale: il successo al Roland Garros. Per la prima volta, una giocatrice italiana mette il sigillo sul singolare di uno Slam. La vittoria sulla Stosur dopo un torneo perfetto non rappresenta semplicemente una perla sportiva, ma riconsegna agli italiani la gioia di identificarsi totalmente in un campione: in quel mese di giugno, diventiamo un popolo di tennisti. Un sentimento sgorgato da quel pomeriggio parigino e per almeno un lustro alimentato da risultati fenomenali: Francesca giocherà la finale a Parigi anche l’anno successivo contro la cinese Li Na e verrà respinta solo da un punto contestatissimo; Errani e Vinci collezioneranno soddisfazioni individuali e soprattutto compileranno il personal Slam in doppio; la Pennetta risorgerà da mille infortuni e nel 2014 vincerà Indian Wells. Lo zenit? Macché: dieci anni in paradiso meritano una chiusura angelica. E l’anno dopo, a New York, la finale degli Us Open sarà tutta italiana: Flavia contro Roberta, come accadeva quando avevano 13 anni nei tornei giovanili pugliesi. Trionfa la Pennetta, ma la Vinci in semifinale compie una delle imprese più incredibili e meravigliose del nostro sport, eliminando la numero uno del mondo Serena Williams che è a due partite dal realizzare il Grande Slam. Già: nonostante la sconfitta in finale, Robertina si assicura il suo posto in prima fila nella storia. La grandezza di una generazione fenomenale.

 

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