Next Gen, successo a metà. Ma Milano sogna le vere finali con Torino

Editoriali del Direttore

Next Gen, successo a metà. Ma Milano sogna le vere finali con Torino

MILANO – Livello tecnico ok, biglietteria no. 3.300 biglietti venduti in meno rispetto al 2017. Le cause. Brutto segno per la candidatura torinese?

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Da Milano a Londra, il tennis si fa più serio. Di certo più rispettoso delle tradizioni. Sulla qualità dell’evento londinese alla 02 Arena infatti nessun dubita. E di certo non dubita l’ATP che da quel torneo ricava le sue maggior risorse. Tant’è che l’ha tenuto lì dal 2009, per dieci anni quindi, registrando oltre 2 milioni e mezzo di spettatori (cifre difficili da contrastare… con il lievitare della sterlina). E lo lascerà lì almeno fino al 2020 incluso, per altri due anni ancora insomma. “E non è detto che si abbandoni una sede di così grande successo per dare anche ad altre nazioni la possibilità di vedere grande tennis e promuovere il nostro sport” è stato il bla bla del boss ATP, il CEO Chris Kermode. In questi giorni ha parlato di 40 città che si sarebbero candidate ad ospitare il vecchio Masters dal 2021 in poi… e fra queste anche la nostra Torino. Voglio proprio vedere quale sia la città che darebbe le stesse garanzie di Londra. Ma su questo argomento scrivo più giù.

Ciò detto il torneo di Milano, il cosiddetto Next Gen non va bocciato. Direi si possa parlare di un successo a metà. Chi c’è stato, in linea di massima, se non si è svenato per i prezzi esosi e non ha smoccolato per gli orari e le difficoltà del ritorno a casa, si è divertito. Però, anche se il livello tecnico, suggellato dall’ottima finale raggiunta dalle prime due teste di serie oltre che da due giocatori Most improved player of the Year e Newcomer of the Year come il vincitore Tsitsipas n.15 ATP e de Minaur n.31, è stato eccellente, non mi pare che la promozione del Next Gen abbia troppo funzionato. Un anno di avviamento avrebbe invece dovuto portare a dei progressi, non a dei regressi.

Sappiamo i dati ufficiali e sappiamo anche che questi non dicono mai tutta la verità – non solo in Italia, ma ovunque eh, ho sempre letto risultati dilatati quando c’era da diffondere i numeri dell’affluenza, un sacco di record battuti erano in realtà fake news… ufficiali! A Montecarlo ho visto per anni aumentare il dato dell’affluenza anche quando le tribune erano le stesse… – ma fidandomi dei miei stanchi occhi mi ero già accorto che gli spettatori erano stati meno dello scorso anno. E, come ho appena accennato, questo non avrebbe dovuto succedere dopo un anno di avviamento e per un torneo che tutto sommato allineava ai nastri di partenza tre tennisti dei top-40, quattro dei top 50, sette dei top 85, dopo che Shapovalov aveva dato un poco giustificato (e poco accettabile) forfait. Sotto il profilo tecnico non si poteva pretendere molto di più.

Magari fra qualche ora ci diranno che al calo di presenze si accompagna però un aumento degli introiti. Chissà? In effetti la voce dei biglietti venduti, in tutta franchezza, da tempo non è la più importante. I diritti tv, gli sponsor, fanno molto più la vera differenza. Tutto ciò salvo che per l’immagine del torneo. Vedi i tornei cinesi, qatari, singaporensi, negli Emirati: spalti semivuoti, montepremi sempre più ricco, 25 persone fra dirigenti sportivi e politici locali (e non) a premiare, tutti che si parlano addosso, mille ringraziamenti (da giocatori e non solo) agli sponsor “senza i quali questo torneo non avrebbe potuto esistere”, un buffettino ai raccattapalle e tutti contenti. Siccome in Italia siamo molto più… furbi, si è pensato bene di oscurare le tribune ai teleutenti: chi ha guardato il Next Gen in tv, infatti, non ha così potuto capire se esse rigurgitassero di appassionati (magari!) oppure no. Una bella lezione data a quegli ingenui dei cinesi! Il comunicato FIT riferisce che Milano avrebbe registrato 19.150 spettatori in cinque giornate di tennis, per 9 sessioni di tennis. Sarebbero mediamente circa 2.127 persone (presumo paganti) a sessione.

Il comunicato federale evita di dire che lo scorso anno ci furono 3.300 spettatori in più. Nessuno ammetterà che si poteva fare anche di più. Comunque era una scommessa e si può dire che è stata più vinta che persa, anche se pensavo dopo l’anno scorso che quest’anno potesse essere ancora più vincente, nonostante il comprensibile calo di curiosità mediatica. Lo scorso anno le regole erano una novità, arrivarono giornalisti a coprire l’evento da tutta Europa. Quest’anno dall’estero sono venuti quattro gatti… e non solo perché a Wimbledon i giornalisti usufruiscono di 25 sterline di diaria al giorno, a New York di 20 dollari, a Melbourne di 25, a Parigi di 11 ma ci sono prezzi fortemente scontati e controllati – insomma non 7 euro per una focaccina! – nei tornei tedeschi e spagnoli c’è quasi sempre ospitalità almeno per quanto riguarda i pasti. Con i giornali in crisi e questi chiari di luna, gli editori i conti li fanno con grande oculatezza prima di mandare in giro un inviato a piè di lista. Del resto Roma con i suoi Internazionali d’Italia è rimasto uno dei pochissimi tornei, direi il solo fra i Masters 1000, in cui ogni giornalista si deve arrangiare e mantenere con i soldi propri se è freelance, o con quelli dell’editore se è staff-writer. Milano idem. Inutile farlo presente – soprattutto se lo faccio io! – ai dirigenti della FIT. Magari potrebbe farlo il capufficio stampa FIT, ma gli darebbero retta? Mmm…

Spero quindi che almeno sotto il profilo economico il torneo meneghino abbia dato i risultati sperati, anche se lì per lì al mio arrivo (martedì scorso) mi aveva lasciato un po’ perplesso l’abbandono di alcuni sponsor presenti qui l’anno passato con il loro stand. Chissà, magari come hanno fatto con i i biglietti, FIT e ATP hanno tirato troppo la corda e qualcuno (penso alla Head…) non c’è voluto più stare. Strano, ad esempio, che non fosse presente Australian che è quasi la linea d’abbigliamento ufficiale della Federtennis. E Giordano Maioli a Milano avrebbe giocato in casa (anche se lui è di Piacenza). Ma il successo organizzativo locale in termini di pubblico – e qui approccio il secondo argomento – avrebbe dovuto essere un bel biglietto di presentazione per le chances italiche di ospitare in futuro quel Masters ATP di fine anno che, come dicevo più su, dal 2021 potrebbe abbandonare Londra. Il pubblico invece ha risposto in maniera tiepida.

Ripeto quanto scritto ieri: biglietti troppo cari e orari assurdi. Assurdo soprattutto quello di sabato sera con la finale alle 21, giornata non lavorativa e che quindi non richiedeva un orario così notturno per favorire l’accesso di chi lavora. Oltretutto non giocavano, questo sabato, né Inter né Milan, quindi non c’era nemmeno da evitare una temibile concomitanza. Chiunque avesse voluto raggiungere Milano da città dell’Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte, a) sarebbe stato costretto a fare le ore piccole per tornare a casa, quindi bambini a casa e affidati alla baby sitter (per chi ce l’ha); b) non avrebbe avuto alternativa all’auto propria – i senza patente a casa… – perché oltre al metro che a mezzanotte ti lascia a piedi nella ridente Rho per arrivare al centro, di treni per tornare via da Milano e raggiungere altre regioni non ce n’è l’ombra. Antico problema mai risolto. Sarebbe bastato giocare alle 15 per risolvere quel problema. Mi ha fatto effetto invece constatare il grande successo della contemporanea mostra delle moto, non ricordo il nome ma… pazzesco. C) così si è rinunciato in partenza ad avere tutti gli spettatori non milanesi… salvo che avessero deciso di spendere una fortuna e aggiungere ai prezzi dei biglietti anche quelli di un albergo dignitoso. Ma, insomma, una settimana in un 5 stelle del Mar Rosso costa meno.

Quale che sia la valutazione che l’ATP darà di questi primi due anni di esperimento Next Gen a Milano, il 14 dicembre sapremo quali sono le tre città candidate a ospitare le ATP World Finals e a marzo sapremo quale delle tre sarà stata prescelta. Inutile dire che per il tennis e la sua popolarità dalle Alpi alle Piramidi l’eventuale assegnazione delle finali ATP – quelle vere – a Torino per il 2021, costituirebbe un grandissimo colpo. Forse rispunterebbero nelle edicole perfino le riviste di tennis più desaparecide. La FIT ha appena annunciato la candidatura ufficiale di Torino cominciando dai ringraziamenti al CONI, alla Coni Servizi (che i 5 Stelle vorrebbero far fuori), al Governo, al comune di Torino, alla Regione Piemonte e chi più ha più ne metta. Ma i 20 milioni di dollari di tassa di entrata li dovrà garantire la FIT. Il Pala Alpitour sarebbe quello destinato a ospitare le Finali. Le mie Olimpiadi sono state tutte estive, dal 1992 in poi, e a quelle invernali del 2006 non c’ero per potervi dire se il Pala Alpitour è all’altezza o meno della magnifica O2 Arena. Ma ci si sono giocati mondiali di Volley e altri grandi eventi sportivi, come ha ricordato il sindaco Chiara Appendino. E certe competenze probabilmente ci saranno. Sulla crescente bellezza di Torino – e questo lo posso dire per averla visitata in tempi recenti – non si può davvero nutrire alcuna perplessità.

Quali chances avrebbe Torino? Beh, la FIT che ha accettato la scommessa della Next Gen a Milano, garantendone l’attuazione per 5 anni, quindi fino al 2021 compreso, ha acquisito dei meriti presso l’ATP o no? L’Italia è in credito? Kermode sorride e dice che “non lo può dire”. Ma lo sarebbe al punto da non escludere che nel 2021 si possa giocare la Next Gen a Milano fino al sabato e le World ATP Finals a Torino domenica? Oppure due manifestazioni ATP nello stesso Paese e a un’ora di distanza verranno giudicate incompatibili? In quest’ultimo caso, beh, cornuti e mazziati.

Dovessi puntare su una città diversa da Londra – al cui confronto qualsiasi altra città rischia di impallidire, anche se la Brexit potrebbe averne indebolito l’appeal – punterei comunque su una europea. Un po’ perché la stragrande maggioranza dei top-ten è europea, un po’ perché con l’ultimo Masters 1000 a Parigi-Bercy due settimane prima, far varcare gli Oceani per passare da Parigi chissà dove non mi parrebbe geniale. Né apprezzato dai giocatori che sono i padroni del giochino. Quindi niente Stati Uniti né Sud America, ma nemmeno Australia se Down Under ci si va da gennaio in poi. Impossibile, se la data resta quella, pensare a una qualsiasi candidatura francese, o cinese, perché i due Masters 1000 ravvicinati di Bercy e Shanghai parrebbero escludere tale ipotesi. No anche all’Oriente e al Medio Oriente dove i soldi abbondano, ma gli spalti sono sempre mezzi vuoti. Se si resta in Europa immagino che si debba prioritariamente pensare all’Europa Occidentale. Io dico che potrebbe rispuntare fuori la Germania, dove c’è un certo Zverev che da top-five farà certamente da traino alla popolarità del tennis una volta che gli attuali primi quattro del mondo, Djokovic, Nadal, Federer e del Potro si arrenderanno all’anagrafe e agli acciacchi. I soldi non mancano ai tedeschi, né la capacità di farli. E difatti quando avevano i Becker e gli Stich furono capaci di organizzare a distanza di poco tempo sia tante edizioni del vecchio Masters che la Coppa del Grande Slam. Ma non si possono sottovalutare neppure le chances della Russia, sebbene Khachanov e Rublev per ora nel loro grane Paese non suscitino le stesse fibrillazioni che provocarono Safin e Kafelnikov… ma allora il primo grande fan del tennis era Boris Yeltsin!

E Torino? Potrebbe avere le stesse chance di Bruxelles, una città che avrebbe bisogno di un recupero d’immagine europeo, ora che i vari populismi sparsi stanno mettendola sotto attacco da più parti. Sarà la Deloitte a studiare la consistenza delle varie candidature pervenute all’ATP. Per quanto mi riguarda non c’è dubbio che se le finali ATP venissero disputate in Italia sarebbe un magnifico spot per il tennis. Fare il tifo per Torino è un obbligo. Mica lo devo fare per la Juventus… (scherzo eh).

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