Da qualche anno a questa parte ormai si sta cercando di dare al tennis una dimensione sempre più globale, nel tentativo di farlo passare da sport individuale a prodotto di show business, e ogni aspetto legato a questo mondo sta subendo evidenti variazioni. Ad esempio si cerca di coinvolgere sempre di più i genitori dei tennisti, mentre questi ultimi iniziano ad essere seguiti dalle telecamere sin dai loro primi passi. Questo tentativo di portare lo spettatore sempre più vicino all’azione, sta inevitabilmente incrementando l’attenzione anche verso una categoria di persone che ne avrebbero fatto a meno: gli arbitri. Se in passato a diventare “celebri” erano solo i giudici di sedia un po’ più appariscenti – come Lahyani e i suoi interventi non richiesti – adesso anche quelli più discreti – vuoi per qualche incidente inaspettato come Shapovalov con Gabas, vuoi per qualche protesta di troppo come Serena con Carlos Ramos – si trovano costretti a ricoprire ruoli di primo piano e bene o male, a forza di vedere sempre gli stessi volti in giro per il tour, quasi tutti sono conosciuti dal pubblico.
Tuttavia la durata della carriera di giudice di sedia, forse per il crescente contenuto di stress, si sta accorciando sempre di più. Dopo il ritiro di Cédric Mourier arrivato quest’anno a Bercy, si registra adesso anche quello di Jake Garner, che ha lasciato il team ufficiale dell’ITF/Grand Slam per occupare una nuova posizione all’interno della USTA, la federazione statunitense. L’americano è stato uno dei più impiegati negli ultimi anni ad alto livello e può vantare undici finali Slam di singolare maschile, quattro finali di Coppa Davis, una di Fed Cup e la finale olimpica di Pechino 2008 quando Nadal vinse la medaglia d’oro contro Gonzalez. Il momento che forse lo ha reso maggiormente celebre riguarda però la finale degli US Open del 2009, quando un irritatissimo Federer ebbe da ridire sulla sua decisione di concedere l’occhio di falco a Del Potro nonostante il ritardo della chiamata. Ancora oggi rimane è uno dei rari episodi che ci mostrano lo svizzero perdere il suo classico aplomb, mentre a Garner ha concesso i quindici minuti di celebrità predetti da Warhol.
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Jake Garner ha ammesso di amare ancora il lavoro di arbitro, ma avere una moglie e due figlie ha reso sicuramente più facile la scelta di passare più tempo a casa. Inoltre Garner ha sì rinunciato al suo Gold Badge di giudice di sedia (era uno dei 31 possessori di questo titolo in tutto il mondo), ma ha mantenuto quello di Chief Umpire, che gli permette di essere responsabile degli arbitri all’interno di un torneo e fare le designazioni per le partite in programma. Insomma non ci sono dubbi che il suo volto resterà ancora legato al mondo del tennis.