Quando un punto ti cambia la vita: i maestri della risposta sotto pressione

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Quando un punto ti cambia la vita: i maestri della risposta sotto pressione

È così che si vincono le partite, i tornei, i titoli più importanti. È così che si diventa grandi: superando i momenti di massimo stress

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Rafa Nadal - Roland Garros 2018 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
 

INTRO SULLE METRICHE – A partire da maggio 2016 sul sito dell’ATP è disponibile l’ATP Stats Leaderboards ratings, un insieme di metriche relative a servizio (Service Leaderboard), risposta (Return Leaderboard) e gestione dei momenti chiave del match (Under Pressure Leaderboard). Andiamo allora a vedere di cosa si tratta, come funzionano e cosa ci possono raccontare rispetto a quanto accaduto nel 2018. Il Service Leaderboard valuta i giocatori sommando le loro prestazioni in quattro parametri chiave del servizio e il loro numero medio di ace per partita, sottraendo il numero medio di doppi falli per match. Il Return Leaderboard è determinato aggiungendo la percentuale di successo di un giocatore nelle quattro categorie di risposta al servizio. L’Under Pressure Leaderboard viene calcolato sommando la percentuale di break point convertiti e salvati, la percentuale di tie-break vinti e la percentuale di set decisivi vinti. Sulla base di queste metriche il risultato per il 2018 è il seguente:

Di primo acchito sono risultati che possono avere un loro significato, in quanto Isner ha senz’altro avuto una grande stagione, ben supportato dalla prima di servizio, mentre gli altri giocatori presenti in questa speciale classifica sono tutti “cultori della materia”. Rispetto al tema dei leader in risposta abbiamo tre giocatori che fanno dei risultati sul rosso la base delle loro fortune (Nadal, Schwartzman e Fognini), superficie che notoriamente concede un po’ più di agio a chi risponde, oltre a un Djokovic che tirando fuori una seconda metà di anno strepitosa ha (ri)messo in chiaro di essere uno specialista assoluto del genere. Sorprende forse un po’ Goffin, che però fa del gioco di incontro il piatto forte della casa. Infine negli under pressure leader troviamo nella top 5 due underdog come Taro Daniel e Martin Klizan. Andiamo adesso ad esaminare nel dettaglio le varie metriche.

PERFORMANCE AL SERVIZIO

Il Service Leaderboard è dato da:

  • + % di prime di servizio
  • + % di punti vinti sulla prima di servizio
  • + % di punti vinti sulla seconda di servizio
  • + % di game vinti al servizio
  • + numero medio di aces per match
  • – numero medio di doppi falli per match

Nel caso di Isner, ad esempio, che è il primo in classifica nel 2018 il dato è il seguente:

69,5+80,9+56,8+93,6+22,5-2,4 = 320.9

La prima ovvia osservazione è che la composizione di questo indicatore è dato dalla somma di dati percentuali e di dati in valore assoluto. Inoltre gli stessi dati percentuali sono fra loro poco coerenti, in quanto si sommano percentuali di prime, con percentuali di punti vinti, con percentuali di game vinti. Come direbbero gli inglesi, in questo modo si ha un flavour, ma probabilmente un buono statistico avrebbe qualche dubbio sulla robustezza del dato. Per cui passiamo all’approccio contrario, ovvero analizzando alcuni indicatori in maniera separata, al fine di non mischiare appunto mele con pere. Visto che l’obbiettivo è misurare le performance in tre categorie distinte, come il servizio, la risposta, e la capacità di gestire le palle break, cerchiamo di individuare tre indicatori rappresentativi di queste tre dimensioni in grado di dare una visione più puntuale e precisa dei tre fenomeni.

EFFICACIA PURA DEL SERVIZIO  1st serve % * 1st serve point won = percentuali di punti vinti al servizio nei quali la prima era stata messa in campo. Indicatore di efficienza della battuta nella sua forma più pura, la prima di servizio.

In effetti in questa speciale classifica emergono i bombardieri puri e i re dello schema servizio-dritto per le prime sei posizioni, ovvero quei giocatori per cui fatto 100 il totale dei punti giocati al servizio in un match, oltre 50 sono vinti grazie alla prima di servizio. A seguire abbiamo due cluster di prime server all-round, che possiamo definire Prime A e Prime B, e poi via via tutti gli altri. Rispetto a questa ripartizione la principale anomalia è data da Muller, un bombardiere puro decaduto, che mostra che effetto possa fare la perdita anche solo di un 2-3% in questi casi. Il lussemburghese è infatti passato ad un win-loss ratio positivo del 2017 di 32-18, ad uno negativo di 10-19 nel 2018.

PERFORMANCE IN RISPOSTA

Passando ad esaminare la fase di risposta, il return Leaderboard dell’ATP è dato dalla somma di:

  • % punti vinti in risposta alla prima di servizio
  • % punti vinti in risposta alla seconda di servizio
  • % game vinti in risposta
  • % break point convertiti

35,7+56,6+36,5+45,6 = 174,4

Anche in questo caso l’indicatore appare un tentativo di concentrare in un indicatore sintetico varie misurazioni, al fine di dare un colpo d’occhio immediato. Questa degli indicatori sintetici è una tendenza che si riscontra anche nel caso delle “Keys to the match” che IBM rende disponibili in occasione dei tornei del Grande Slam, ovvero di un approccio che vorrebbe essere predittivo, ma che a differenza di quanto riportato non è un’applicazione di metodologie big data (si tratta di dati strutturati e su volumi comparativamente ridotti… di questi tempi i big data sono ormai una buzzword di moda purtroppo). Ma torniamo alla metrica ATP. Funziona? Sì, abbastanza, anche se in questo tentativo di sintesi perde di precisione rispetto alle singole dimensioni di analisi. Anche in questo caso conviene concentrarsi sulla performance in risposta pura.

Se l’obiettivo è misurare la performance pura in risposta allora la metrica più interessante è la performance sulla prima di risposta su campi in cemento/sintetico, l’hard court per intenderci. Per quale motivo ha senso concentrarsi sull’hard court? Perché nei campi in terra battuta l’azione del servizio è meno incisiva e consente a chi risponde di cominciare lo scambio con maggiore facilità, basta mettersi ad una sufficiente distanza di sicurezza e colpire la palla con molto top per poter poi rientrare nel punto, cosa in cui Nadal è ovviamente maestro. Simmetricamente, nel caso dei campi in erba, data l’irregolarità del rimbalzo della palla, il premium per chi serve è potenziato.

In questa sede l’interesse è cercare di isolare la performance in risposta come variabile a sé stante, ovvero idealmente la performance in risposta di chi dovendo mantenere una postura mediamente aggressiva, in un contesto in cui il risultato dello scambio non sia eccessivamente influenzato dalla lentezza o dalla velocità della superficie. L’idea quindi è misurare il talento in risposta, perché siamo in una situazione di chiaro svantaggio per chi risponde visto che l’avversario ha appena messo un bel servizio, e riuscire a produrre una bella risposta al servizio è prima di tutto istinto e talento. Vediamo quindi nel 2018 chi sono quelli che si sono meglio espressi in risposta alla prima di servizio sui campi veloci.

PERFORMANCE PUNTI IMPORTANTI

Passando ad esaminare la fase di gestione dei punti importanti, l’under pressure Leaderboard dell’ATP è dato dalla somma di:

  • + % break Point convertiti
  • + % break Point salvati
  • + % tie break vinti
  • + % set decisivi vinti

42,6+62,8+77,3+70,6 = 253,3

In questo caso la metrica convince in quanto per lo meno sono considerati quattro valori percentuali e che hanno caratteristiche di omogeneità: mentre nel caso del service leaderboard il dato era “sporcato” da ace e doppi falli che erano valori assoluti medi (e che per inciso spiegano anche il gap endemico di John&Ivo sul resto del mondo), nel caso della risposta i dati sommati, pur percentuali, risentono di un indicatore – la percentuale dei break point convertiti – che pur rientrando nel campo della risposta è un dato molto meno “liquido” rispetto agli altri. La proporzione fra break point e punti in risposta giocati può tranquillamente stare in un rapporto di 1:10 in certi casi.

Nel caso dell’indicatore relativo alla gestione dei punti importanti, la metrica ATP risulta quindi convincente. Andando a vedere nel dettaglio le performance, saltano all’occhio alcuni dettagli.

1. La percentuale di palle break convertite è quella che desta maggiore sorpresa, in quanto il podio è di quelli abbastanza improbabili, con il solo Goffin a dare un senso di normalità, con Klizan a dominare per distacco e con Monfils buon secondo, con ottimi argomenti per rigettare le accuse di chi lo considera il solito clown.

2. La percentuale di palle break salvate invece presenta ovviamente una notevole correlazione con i big server, con il solo Nadal bravo a non mollare l’osso con la solita garra che lo contraddistingue.

3. La leadership di Nishikori trova giustificazione in una performance equilibrata nei vari indicatori, con un’ottima percentuale di vittoria nei tie-break (77,3%) che lo pone al terzo posto in questa speciale classifica.

4. Infine, anche nella classifica dei set decisivi vinti, emerge di nuovo Klizan, che sorprende con il suo 80%. Troviamo inoltre con grande piacere Cecchinato sul terzo gradino del podio, che con le sue cavalcate a Budapest e Parigi ha sicuramente elevato questa statistica.

Rimanendo nel campo della gestione dei punti importanti, un ulteriore elemento che sarebbe utile comparisse in questa metrica è la percentuale di prime palle messe in campo sui break point, e che relazione esiste rispetto alla percentuale media di prime di servizio messe in campo dal giocatore dato. Come elaborazione puntuale tale statistica è stata elaborata dall’ATP a firma del solito Craig O’Shannessy, che come sappiamo ha dato nel corso del tempo dritte statistiche a Djokovic per migliorare alcuni aspetti tattici del proprio gioco.

L’evoluzione di tale indicatore sarebbe l’arricchimento dello stesso con dati hawk-eye relativi alla velocità, agli spin, e all’altezza del passaggio sopra la rete, per valutare se chi come Nadal e Cilic trova percentuali migliori sia dovuto alla classica prima a tre-quarti, oppure a una migliore capacità di concentrazione al servizio. In conclusione, raggruppando le evidenze esaminate questo è il quadro complessivo:

La correlazione con la classifica ATP delle varie performance mostra come i primi cinque posti della classifica siano caratterizzati da livelli di eccellenza assoluta in tutti i comparti, mentre scorrendo la classifica di quest’anno troviamo sia specialisti del servizio che specialisti della risposta che si sono ben difesi.

Federico Bertelli

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