Nei dintorni di Djokovic: Konjuh rivuole la top 20. "Ma a 27 anni lascio"

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: Konjuh rivuole la top 20. “Ma a 27 anni lascio”

Ana Konjuh è tornata a giocare. Era ferma per un infortunio al gomito dalla seconda metà del 2017, proprio dopo essere diventata top 20. Ora è pronta a riprendersi quello che ha lasciato. Con una data di scadenza

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Ana Konjuh - Fed Cup 2019 (photo HTS)
 

A fine gennaio, nelle qualificazioni del torneo WTA di San Pietroburgo, dopo sette mesi di assenza si è rivista in campo (sconfitta dalla 6-4 7-5 dalla tennista locale Anna Kalinskaja) Ana Konjuh, una delle “ragazze terribili” del 1997 insieme a Naomi Osaka, Jelena Ostapenko, Daria Kasatkina e Belinda Bencic. In realtà la 21enne tennista croata era praticamente ferma da anno e mezzo. Era infatti l’estate del 2017 quando, appena conquistata la top 20 (n. 20 a fine luglio), il gomito destro – già operato anni prima – tornò a darle problemi. Grossi problemi. Talmente grossi che per risolverli non sono bastati nemmeno due ulteriori interventi, uno a fine 2017 e l’altro nel marzo dello scorso anno. Così, dopo aver giocato solo sei match in tutta la stagione e dopo l’ennesimo consulto con i medici per cercare di capire perché il gomito continuasse a farle male, l’estate scorsa è arrivata la decisione di fermarsi e di non toccare la racchetta per qualche mese, per dare tempo all’articolazione di recuperare del tutto.

Proprio poco prima del suo rientro nel circuito la talentuosa tennista di Dubrovnik è stata intervista in esclusiva da un sito croato a Zagabria, dove dalla seconda metà di novembre ha potuto svolgere la preparazione invernale dopo aver avuto finalmente l’ok, dopo più di quattro mesi, per poter tornare ad impugnare la racchetta. La prima domanda, ovviamente, è sullo stato di salute dell’articolazione che tanto l’ha fatta soffrire. “Per adesso va bene. Il piano era di non giocare per qualche mese in modo che l’infiammazione passasse. Nel frattempo ho lavorato sulla condizione fisica, mentre ogni mese facevo una risonanza magnetica per vedere com’era la situazione. I medici ora mi dicono che ora tutto è passato. C’è ancora un po’ di liquido, ma è una cosa normale dopo 16 anni che gioco a tennis”.

Per Ana quella appena iniziata sarà la sesta stagione nel tour: è infatti passata professionista all’inizio del 2014, a diciassette anni appena compiuti (è nata il 27 dicembre 1997). In questi sei anni, a causa dei diversi infortuni, solo nel 2016 ha potuto giocare con continuità durante tutto l’arco della stagione. E quindi non è un caso che proprio a partire dalla seconda metà di quell’anno abbia ottenuto i suoi migliori risultati, tra i quali spiccano i quarti di finale allo US Open, fino a raggiungere, a metà della stagione successiva, il già citato best ranking. Di tutti gli stop per infortunio della tennista croata, quest’ultimo è stato nettamente il più lungo: ma cosa prova una atleta che per tanto tempo può solo allenarsi (in parte) e attendere? C’è tanta frustrazione, ogni giorno è uguale all’altro: tennis, allenamento fisico, Pilates e, al limite, la boxe. Ti svegli ogni mattino sapendo cosa ti aspetta, entri in una routine… Ma mi motiva il fatto che presto inizieranno i tornei, che tutto è a posto e di conseguenza spero che d’ora in poi non saranno più necessari periodi così lunghi di preparazione”. Sorprende sentire parlare di boxe, considerato che deve stare attenta al gomito… “Solo con il sacco morbido e non colpisco forte proprio per non stressare l’articolazione. Ma ho voluto provare per una questione di stimoli, per cambiare un po’”.

Motivazione, stimoli, voglia di cambiare. Questioni di testa, dunque. E l’aspetto mentale sarà molto importante anche nel prossimo periodo, perché dopo un lungo stop può accadere che la mente di un atleta gli giochi qualche brutto scherzo, proprio quando finalmente può scendere in campo e tutte le paure dovrebbero essersi dissolte. Invece il rischio è che proprio una di queste paure, quello di infortunarsi di nuovo, abbia il sopravvento sulla voglia di giocare e di esprimersi al massimo delle proprie possibilità. “Certamente una parte di me ha paura che mi faccia di nuovo male giocando un servizio o un dritto, ma cerco di gettarmi tutto dietro le spalle. Finché va. Se poi un giorno non dovessi più riuscirci, allora inizierò a preoccuparmi”.

Dal punto di vista mentale non deve essere neanche facile vedere il proprio nome veleggiare attorno alla 550esima posizione della classifica mondiale, mentre la tua coetanea e grande avversaria a livello juniores Naomi Osaka ha appena vinto il suo secondo Slam di fila ed in cima a quella stessa classifica“Non è facile, soprattutto se ripensi al fatto che anche tu sei stata una top 20 (e prima che lo fosse Osaka, ndr). Ma in questo momento nel tennis femminile è tutto abbastanza aperto, anche se Serena è tornata ed è molto motivata. C’è molto spazio per fare il salto e ottenere risultati”.

Per Ana la risalita non sarà però un percorso facilissimo, considerata la sua classifica e le nuove regole per la partecipazione ai tornei per chi è in quella fascia del ranking. Poco aiuto le verrà anche dal ranking protetto, che si è decisa a chiedere solo dopo il torneo di Wimbledon dello scorso anno, quando era già scivolata attorno alla 250esima posizione (“Non è molto, ma sempre meglio che n. 500”, ha commentato con un sorriso). C’è quindi da capire quanto tempo sarà necessario per rivederla di nuovo tra le migliori. “Sono cambiate le regole e adesso devo giocare i tornei ITF 25K e 60K… Ne avrò giocati forse quattro in tutta la mia vita. Ma devo raccogliere punti e iniziare a risalire. Adesso quello a cui devo pensare, dopo tanti mesi, è come costruire e giocare i punti. Perciò non mi preoccupo molto di quanto tempo ci vorrà”.

Dal dicembre 2017 il suo allenatore è il connazionale ed ex giocatore Antonio Veic. Con tutto quello che è successo non si possono certo tirare delle somme, ma si può sicuramente chiedere come procede la loro collaborazione, anche in considerazione del lavoro svolto in questi ultimi due mesi di preparazione. Innanzitutto Ana conferma quello che in molti nell’ambiente del tennis croato immaginavano. Ovvero di aver trovato in Veic un coach in grado di capire quello che ha provato in tutti questi mesi, dato che la carriera agonistica del 30enne di Lussino è stata costellata da infortuni, che non gli hanno permesso di fare meglio della 119esima posizione del ranking e l’hanno costretto a ritirarsi a soli 27 anni. “Lui ha provato tutto questo. È una persona positiva ed io in questo momento ho bisogno di sentire positività attorno a me. Un altro aspetto positivo è che quando c’è da lavorare si lavora, ma fuori al campo c’è anche altro: cinema, cene, gite. Non è un rapporto strettamente professionale, non sono il tipo. In campo abbiamo lavorato su alcuni aspetti tecnici, sul dritto che credo sia uno dei migliori del circuito, sul servizio…“.

A proposito di aspetti tecnici, c’è una novità per quanto riguarda l’attrezzatura della giocatrice croata: ha lasciato Babolat e ora gioca con una racchetta Yonex. C’è la curiosità di sapere se a suggerire il cambiamento sia stata la connazionale Donna Vekic, da tempo testimonial dell’azienda giapponese. “No, no”, risponde sorridendo. “Siamo andati per eliminazione, perché non sapendo esattamente quale fosse l’origine del problema al gomito allora siamo intervenuti su tutto: la racchetta, le corde, i pesi. La Babolat risultava molto rigida e qualcuno mi ha detto che poteva essere una delle cause del problema. Così ho provato una ventina di racchette e alla fine è rimasta la Yonex. Ma non ho firmato alcun contratto, prima devo vedere come andrà in un match ufficiale.

Ana Konjuh ha sempre avuto le idee molto chiare sul suo futuro dopo il tennis e già tempo fa aveva dichiarato che non era sua intenzione giocare oltre una certa età. Chissà se la lunga pausa le ha fatto cambiare idea. “Non è cambiato nulla. Voglio avere una vita dopo il tennis, non voglio essere una mamma in là con gli anni. Massimo rispetto per Serena e le altre, ma non ci penso proprio a tornare a giocare una volta che avrò avuto un figlio. Spero solo, dopo tutto quello che è successo, di poter giocare fino ai 27 anni, e dopo di potermi godermi la vita”.

Da questo punto di vista il periodo di inattività forzata ha almeno permesso ad Ana di togliersi qualche sfizio“Non si è deciso subito che mi sarei dovuta fermare per così tanti mesi, perciò per 1-2 mesi ho viaggiato per il mondo, passando da un dottore all’altro. Poi, dopo che è stato deciso di prolungare ulteriormente lo stop, ho passato un po’ di tempo negli USA. C’ero stata tante volte, ma non avevo mai visto niente. In una ventina di giorni abbiamo visto tante di quelle cose… Poi ho trascorso un po’ di tempo con le mie nipotine, che rischiavo si dimenticassero di me, mi sono iscritta ad un corso di boxe thailandese per passare il tempo, ho fatto Pilates…”. In chiusura il pensiero è per un altro giocatore che ha dovuto fare i conti con la sfortuna dal punto di vista fisico e alla quale la tennista croata è particolarmente legata, Andy MurrayÈ stato il mio idolo più grande. Ha avuto una carriera incredibile ed è triste che non possa lasciare come vorrebbe. È frustrante quando ti senti impotente e non puoi fare nulla… Anche a me sono scese le lacrime guardando quella conferenza.”

A questo punto Ana si congeda per iniziare l’allenamento, ma c’è ancora il tempo per fare una domanda a coach Veic. Più o meno quella già fatta alla sua allieva: Ana Konjuh tornerà ai vertici? La risposta è una conferma di quanto detto poco prima della 21enne giocatrice dalmata. Veic è uno che pensa positivo. Molto positivo“Servirà un po’ di tempo per tornare tra le prime cento passando per i tornei più piccoli, ma considerando le sue qualità non dovrebbe volercene moltissimo. Dopodiché puntiamo alla top 20, dove si trovava prima dell’infortunio, poi alla top 10. E poi il piano è vincere uno Slam”.

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