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Al femminile

La generazione 2001 di nuovo protagonista

Dopo Mosca 2018, a Bogotà e Lugano due diciassettenni come Anisimova e Swiatek sono state di nuovo capaci di raggiungere la finale di un International WTA

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Amanda Anisimova - Bogotà 2019
 

Forse non dovrei dirlo, perché mi rendo conto che non ha direttamente a che fare con la tecnica tennistica; e forse non suona nemmeno bene per la mia capacità critica, ma la verità è questa: durante quella semifinale di Wimbledon la primissima cosa che mi aveva colpito di Swiatek era stata la sua destrezza. Non durante il gioco, ma tra un punto e l’altro: maneggiava le palline con la sicurezza e la facilità di un giocoliere, oppure rimandava le battute chiamate lunghe colpendo con la racchetta dietro la schiena. E ci riusciva sempre.

Giochini apparentemente inutili, fino a quando in occasione di uno scambio quella destrezza era diventata improvvisamente vitale. Swiatek era al servizio, e su una sua prima rapida e tesa Wang aveva impattato la risposta pienissima, rimandando una palla che tutti per un istante avevano pensato fosse vincente. Risposte fulminanti del genere sono rare, e se fossi un telecronista le definirei “contro-ace”; oppure in gergo si dice che “ti hanno fatto la fotografia”.
Invece Iga aveva lasciato tutti allibiti: era riuscita a coordinarsi in uscita dal servizio con la rapidità di un gatto, e a raggiungere quel tracciante mettendo di puro istinto la racchetta un metro di lato. In pratica aveva eseguito (con il rovescio a una mano, lei bimane) una demivolèe “alla cieca” su una palla che di sicuro viaggiava a più di 130 km/h. Quel gesto quasi impossibile le era riuscito alla perfezione, e la povera Wang, che non si aspettava di vedere tornare indietro la sua risposta, era stata così sorpresa da sbagliare il colpo successivo.

E così quella sensazione iniziale, che non aveva direttamente a che fare con la tecnica tennistica, nel corso del match aveva preso un aspetto più razionale: mi sono reso conto di avere di fronte un talento speciale nella coordinazione motoria. Tanto che allora avevo scritto: “(…) ho l’impressione sia la tipica persona che avrebbe potuto fare bene in praticamente tutti gli sport”. E sulla scorta di queste doti ho cominciato a pensare che l’essere alta “solo” 1,70 (per la scheda WTA) poteva non essere un limite insormontabile anche nel circuito professionistico attuale, dove sempre più spesso ci si deve misurare con giocatrici che superano il metro e 80 (come l’avversaria di quel giorno, Wang Xinyu).

Le volte successive in cui l’ho seguita questa convinzione si è rafforzata: prima in finale contro la svizzera Leonie Kung (partita vinta per 6-4 6-2) poi nei mesi successivi quando a livello WTA ha cominciato ad affrontare le qualificazioni, e per curiosità facevo una capatina (televisiva) per vedere come se la cavava.

In sintesi: le sue doti atletiche si traducono in un servizio non potentissimo ma completo (con slice e kick) e in un dritto che se è necessario è in grado di lavorare e caricare di spin. Di sicuro un colpo su cui fa molto affidamento. Non ho ancora le idee del tutto chiare sul rovescio: perché da una parte il gesto mi sembra forse meno sciolto rispetto al dritto, però spesso mi sorprende per la capacità di eseguirlo con anticipo o con la palla piuttosto alta rispetto all’anca, cosa che per una bimane non è mai facile.

Naturalmente una giocatrice con le sue doti fisiche si muove bene per il campo, e questo le permette di essere abbastanza efficace nel gioco di contenimento, ma forse non quanto mi aspetterei per una tennista con le sue qualità atletiche. Allo stesso modo: chi ha una tale consapevolezza del controllo del corpo, penso possa crescere ancora in due ambiti del gioco sulla verticale: nella transizione verso la rete e nelle palle corte. Forse sbaglio ad associare destrezza a sensibilità di mano, ma sotto sotto sono convinto che possa migliorare nell’efficacia dei suoi drop-shot e nella esecuzione delle volèe. Del resto per diventare l’erede di Aga la maga occorre che riesca a raggiungere livelli superiori nei colpi in cui Radwanska eccelleva.

E se anch’io tendo a volte a paragonarla a Radwanska, mi rendo contro che per Iga il confronto potrebbe essere un problema soprattutto in patria: dovrà reggere la pressione di una nazione che ha perso una campionessa, grande protagonista del circuito, e punta ora su una giovane teenager, con tutto quanto però comporta una età del genere. Perché, lo ripeto, Swiatek non ha ancora compiuto 18 anni (è nata il 31 maggio), e per forza andrà incontro ad alti e bassi.

A questo proposito: forse il “basso” peggiore che ho avuto modo di seguire è stato il match perso agli Australian Open contro Camila Giorgi: quel giorno Iga è sembrata sorpresa dalla rapidità di palla di Camila; incapace di organizzare una tattica appropriata, non è mai entrata in partita (6-2, 6-0). È vero che Giorgi tira molto forte, ma dopo aver visto Swiatek dal vivo gestire il tennis potente della cinese Wang (capace quest’anno di mettere in difficoltà Sharapova prima di ritirarsi per infortunio) sono comunque rimasto sorpreso.

A Lugano nel corso dei diversi turni ha superato traguardi importanti: il primo successo contro una Top 50 (la numero 46 Kuzmova per 6-3, 3-6, 6-2); e il 6-0, 6-1 a Kristyna Pliskova in semifinale, in una giornata in cui a Swiatek riusciva tutto, inclusi i colpi di tocco. E infine il raggiungimento della prima finale.

Finale persa contro Polona Hercog, ma dopo aver condotto per 2-0 nel terzo set, e avere avuto l’inerzia del match in mano: infatti quel break di vantaggio era arrivato al termine di una serie di sei giochi vinti consecutivamente. Ma poi quando si trattava di consolidare il punteggio con il servizio a disposizione Iga si è un po’ persa, aumentando gli errori non forzati e perdendo di lucidità nelle scelte di gioco. Al momento della stretta decisiva Hercog è cresciuta, mentre invece Swiatek non ha più saputo mettere in campo la stessa sicurezza del finale di secondo set. E oltre agli errori di esecuzione nei game conclusivi c’è stato qualcosa che non ha funzionato tatticamente, visto che troppo spesso Hercog è riuscita a colpire di dritto, la sua arma migliore nelle esecuzioni al rimbalzo (6-3, 3-6, 6-3).

Per concludere un paio di dati per spiegare quanto breve sia la carriera in WTA di Swiatek: Giorgi rappresenta ancora oggi l’avversaria più alta in classifica mai affrontata (numero 28 del ranking), e il torneo di Lugano è appena il terzo che ha disputato nei main draw WTA. In sostanza mancano ancora molti confronti probanti prima di potersi pronunciare con certezza sul suo futuro.

a pagina 3: Amanda Anisimova

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