L'ultimo ballo di Baghdatis: "Non volevo lasciare il campo. Piango, ma sono felice"

Interviste

L’ultimo ballo di Baghdatis: “Non volevo lasciare il campo. Piango, ma sono felice”

A Wimbledon, Matteo Berrettini mette la parola fine alla carriera dell’ex top 10. Marcos saluta con le lacrime agli occhi: “Lasciare i tifosi è la parte più triste, mi hanno dato tanto”

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Marcos Baghdatis - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @ATP_Tour)
 

Quando un atleta decide di smettere tanti pensieri frullano nella testa di appassionati e addetti ai lavori. Un misto tra gratitudine e malinconia accompagna il giocatore verso il suo ultimo giro al centro del campo, spesso tra la commozione generale. Il ritiro dal tennis di Marcos Baghdatis ha seguito perfettamente il copione. Matteo Berrettini, sebbene gli abbia lasciato tutta la scena dopo il match point, non gli ha dato nessuna chance di allungare la sua storia nel Tour di altri due giorni, eliminandolo dai Championships sul Campo 2, che negli anni è stato il capolinea di diversi campioni, tanto da essere battezzato il loro cimitero.

Il cipriota non ha mai vinto un torneo dello Slam, ma ci è andato molto vicino. Nel 2006 vinse il primo set della finale dell’Australian Open prima di essere rimontato da Federer e nello stesso anno raggiunse anche una semifinale a Wimbledon, persa contro Rafa Nadal.

Marcos ha scelto il leggendario Slam londinese per abbandonare il professionismo: “Conservo bei ricordi ogni anno che vengo qui” ha spiegato in conferenza stampa dopo la commozione sul campo.È l’evento storico del nostro sport ed è anche il torneo preferito di mia moglie. So che il risultato di spicco della mia carriera l’ho raggiunto agli Australian Open, ma sono stato competitivo anche su erba in questi anni, in questo torneo, quindi perché non farlo qui? Sentivo che fosse arrivato il momento di avere altre priorità e ringrazio il torneo per avermi dato la wildcard così da poter giocare un’ultima volta su questi campi“.

34 anni, quattro tornei vinti e un passato da top 10. Quando termina un’esperienza in cui si è stati spesso tra i protagonisti c’è sempre grande tristezza: Non volevo andare via dal campo. È stato un bellissimo addio. Piango, ma sono contento. È un gran momento per tutti, la mia famiglia, tutto il mio team, il mio agente, perché sono emozionato per il futuro. La parte più triste è lasciare i fan e tutte le emozioni che mi hanno dato. Ma sto alla grande, è stata una decisione presa a cuor leggero. Sono contento di non dover tornare sui campi domani!” (risate).

Prima di prendere per l’ultima volta la via degli spogliatoi, Marcos ha svuotato il suo borsone e ha regalato al pubblico del campo 2 tutto ciò che aveva. Polsini, maglie, scarpe e persino le racchette. Quando le ha tirate tutte fuori dalla sacca tanti avranno ricordato la scena di sette anni fa, quando a Melbourne disintegrò per la frustrazione quasi tutti i suoi attrezzi al cambio campo.

Il cipriota ha ribadito il desiderio di non essere ricordato per quell’episodio: “Ho sempre avuto un gran rapporto con i tifosi. Si dice che sul campo dimostri che persona sei realmente e mia madre mi ha insegnato che la vita non bisogna solo ricevere, ma anche dare. Esserci per il tuo vicino, il tuo compagno, il tuo avversario. Ho dato tanto emozionalmente e in questo momento sto ricevendo tutto indietro. Non voglio che resti impresso nella mente dei giovani quell’episodio delle quattro racchette spaccate in Australia. So che diverte, ma non è il messaggio che voglio dare, non rispecchia la persona che sono”.

Non saranno certo 30 secondi di rabbia a sovrastare i 15 anni di carriera: una gran persona, prima che un grande atleta. Buona vita, Marcos!

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