A che punto siamo con il Western & Southern Open di Cincinnati

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A che punto siamo con il Western & Southern Open di Cincinnati

Pronostici e pensieri in libertà sul combined di Cincinnati. Sì, sappiamo che lo avete già pensato: la metà bassa del tabellone maschile è l’anarchia più totale

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Più che trascorrerlo, al Ferragosto bisogna sopravvivere. Questa tragica summa della stagione estiva, ventiquattr’ore in cui ‘siamo ancora a metà agosto: l’estate mica è finita‘ e ‘ma come, mancano due ore a settembre?!‘ distano giusto lo spazio di una piccola crisi emotiva. Per fortuna c’è il tennis, nemico fedele delle gite fuori porta ma prezioso alleato di ogni blanda sociopatìa (f)estiva: ma sì, andate pure al lago voi, tranquilli, ho questo principio d’influenza e preferisco rimanere a casa. In realtà, maestri dell’illusionismo che neanche Houdinì, non avete mai sprizzato tanta salute e semplicemente vi terrorizza la pubblica ammissione di un altro scompenso, di natura ossessivo-compulsiva, che vi porta a preferire Nishioka-de Minaur alle interazioni sociali.

Proveremo dunque a dare un contorno di logica alla vostra scelta. In effetti la summenzionata sfida austro-giapponese è un po’ il manifesto del principale motivo di interesse del torneo maschile fino a questo momento: l’anarchia che si è generata nella parte bassa del tabellone.

Addirittura prima di scendere in campo si sono ritirati Nadal, quando gli era stata già assegnata la seconda testa di serie, e Thiem portatore della quarta; poi sono stati eliminati i croati un po’ in crisi Cilic (14) e Coric (12), quindi abbiamo assistito alle figure non troppo edificanti di Zverev (tds n.7) e Nishikori (6), di cui vi abbiamo raccontato qualcosa qui. I superstiti? Il timido Goffin (16esima e ultima testa di serie) e il ragionier Bautista-Agut (11), anche l’unico – assieme a Gasquet – in questa landa desolata di tabellone ad aver mai giocato la finale di un Masters 1000. Gli altri nomi sono quelli di Kecmanovic, Schwartzman, e Mannarino. Morale della favola? Da queste parti può arrivare in finale praticamente chiunque, ma se proprio dovessimo lanciarci in un pronostico la semifinale Bautista-de Minaur ci sembra la più probabile. Lo spagnolo è campione olimpico nella disciplina ‘infilarsi nei tabelloni sguarniti’, l’australiano sembra davvero in ottima condizione e può riuscire a battere Goffin.

Viceversa, nella metà alta del tabellone, l’eliminazione di Nick Kyrgios – che non è un auto-eliminazione, sebbene l’amabile Nick abbia forse tentato di farla passare per tale – ha ulteriormente innalzato la possibilità di una resa dei conti tra Djokovic e Federer. I qualificati di lusso Carreno Busta e Rublev sono buoni giocatori, e lo sarebbero anche i probabili avversari nei quarti Khachanov e Medvedev, ma senza un consistente aiuto da parte dei due fenomeni non dovrebbe esserci alcuna sorpresa. Poi, se Khachanov ha già battuto Djokovic – e in una finale 1000, ragion per cui scommetteremmo sulla voglia di rivalsa del numero uno – Medvedev ne ha perse tre su tre con Federer, e in più sta giocando praticamente senza pause dal 30 luglio. Insomma, o uno dei tre russi s’inventa la partita della vita o la finale della scorsa edizione verrà anticipata di un turno. Se la vince Djokovic, e poi bissa il titolo dello scorso anno, diventa due volte campione di ogni Masters 1000. Eppure non sembra sazio. Conosciamo gente che già si immagina prima scelta del draft NBA se fa canestro con una cartaccia, per dire…

Due battute sulle eliminazioni illustri. Wawrinka non è mai stato un drago di continuità, ma ogni sconfitta del genere (doppio 6-4 da Rublev, senza mai togliere il servizio al russo) riduce la possibilità che possa ritrovare una di quelle settimane che l’hanno reso Stan the Man e non semplicemente un tipo simpatico che brucia gli atomi di idrogeno col rovescio. Quella di Zverev ormai non è più una questione tennistica, e questo paradossalmente è un bene. Ha 22 anni e ancora tempo per fallire e rialzarsi, ma se vuole che abbia ancora senso accostarlo a quelli forti forti deve capire come mettere a posto la capoccia, di qui a qualche mese. L’attitudine di Tsitsipas invece è sempre quella giusta, è il suo tennis complesso che forse rimarrà sempre soggetto ai cali di rendimento. Niente che possa impedirgli di competere per i grandi tornei nei prossimi 15 anni, ma di candidarsi al ruolo di dominatore probabilmente sì.

Stefanos Tsitsipas – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

TORNEO FEMMINILE – Non di abbacinante bellezza, finora, va detto. Gli esordi più convincenti sono stati quelli di Barty e Pliskova, anche le principali candidate a sfidarsi in una semifinale che potrebbe valere la prima posizione in classifica. Solo però se Osaka, fresca di riconquista del primato, rimetterà in palio la corona perdendo prima della finale. Potrebbe già esserle fatale ripetere contro Hsieh le incertezze e persino le bizzarre risatine sfoggiate contro Sasnovich; dovesse superare l’imprevedibile ostacolo taiwanese, troverebbe ai quarti una tra Svitolina e Kenin. Ovvero, una delle principali specialiste dei Premier 5 (definizione illogica, eppure confermata dai numeri) oppure colei che una volta, da tenera bimba, aveva brevettato una strategia per rispondere ai servizi di Roddick e di quell’ambizioso proposito ha certamente conservato la tenacia necessaria a produrlo.

Le altre? Halep è lì che lotta col tendine d’Achille malconcio, ma superare prima Keys e poi probabilmente Vekic non sarà per nulla facile. Specie col pensiero dello US Open imminente, che potrebbe suggerire una strategia più conservativa. Quanto a Vekic, una che gioca molto bene da diversi mesi su ogni superficie, potrebbe anche essere il suo torneo. Di sicuro è già il torneo di Svetlana Kuznetsova, rientrata in campo grazie alla clemenza degli uffici burocratici che per diverse settimane le avevano negato il visto per gli Stati Uniti. A fronte di un sorteggio per nulla gentile – primo turno Sevastova, al secondo Yastremska – la 34enne ha dimostrato di avere ancora la garra necessaria a trascorrere più di cinque ore in campo in due giorni, annullando anche un paio di match point, e restare viva e vegeta. Agli ottavi affronterà Stephens, contro la quale figurarsi se si parte mai battuti. La statunitense è capace di prenderle a pallate tutte – tutte tutte, con quella facilità di braccio che si ritrova – oppure di impigrirsi fino alla sconfitta autoassolutoria, specialità della casa. Per scoprire quale Sloane scenderà in campo, ore 23 circa sul Grandstand. Per il programma di gioco completo di feltragosto, fate un giretto qui.

TABELLONE MASCHILE COMPLETO (con tutti i risultati)
TABELLONE FEMMINILE COMPLETO (con tutti i risultati)

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