Federer: "I campi sono decisamente più lenti degli scorsi anni"

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Federer: “I campi sono decisamente più lenti degli scorsi anni”

Lo svizzero dopo il secondo turno piuttosto faticoso contro Dzumhur: “Colpivo male la palla a volte, non mi approcciavo bene ai colpi. Ma si può iniziare male un torneo e poi migliorare”

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Roger Federer - US Open 2019 (via Twitter, @usopen)
 

Hai vinto un paio di decine di Slam e più di cento tornei? Niente può metterti al riparo dal soffrire in un secondo turno Slam, perché il tennis è uno sport democratico e se non sei il giocatore più forte in campo, vai a casa. Non importa quanto talento tu abbia da vantare. Per fortuna di Roger Federer, tra i suoi talenti c’è anche quello di spingere un bottone e improvvisamente cambiare volto una partita che stava progredendo parecchio maluccio per lui. Così Damir Dzumhur ha visto scemare quella che per una quarantina di minuti doveva essergli sembrata l’occasione della vita, o giù di lì. E Federer, con umiltà, ha ammesso tutte le sue difficoltà.

Sapete, mi è capitato tante volte di non cominciare bene, l’unica cosa da fare in quei momenti è continuare a giocare meglio che puoi, e non sottovalutare mai l’avversario“, ha saggiamente evidenziato Federer. “Conoscevo le qualità di Nagal l’altro ieri e quelle di Damir oggi, certo non pensavo di commettere tanti errori nel primo set. Colpivo male la palla a volte, mi approcciavo male ai colpi. Però di buono c’è che dopo il primo set sono salito molto. Le condizioni oggi erano buone sotto il tetto; lo US Open era lo ‘Slam ventoso’, ma ora con i tetti non è più così“.

Il topic delle condizioni di gioco, comunque, torna d’attualità poco più avanti nella conferenza. Perché a Federer questi campi non sembrano così rapidi come suggerito dai primi rumors, di cui lo stesso svizzero aveva parlato a Cincinnati. “Sì, credo che i campi siano decisamente più lenti degli scorsi anni. Non so se dipende dalla palline o dai campi, ma sicuramente non sono veloci. Mi avevano detto che li avrebbero velocizzati, ma non mi sembra sia così. Adesso devo soltanto capire come usare queste condizioni di gioco a mio vantaggio. Mi ricordano un po’ le Finals, ad essere onesti, i rimbalzi non sono generosi e la palla non schizza molto. Magari nella seconda settimana i campi saranno più rapidi, e io spero di esserci. Vedremo“.

Probabilmente delle condizioni di gioco più rapide non saranno sufficienti a Federer, che si vedrà costretto ad alzare il livello per poter lottare fino in fondo per il titolo. “Come livello di gioco non lo so, si può iniziare male un torneo e poi migliorare, però bisogna vedere le statistiche, non so se c’è un “pattern”. Ovviamente dipende tanto anche dagli avversari. La cosa fondamentale, negli Slam soprattutto, è presentarsi in buona forma fisica e con la voglia di competere”.
Lo spauracchio della sconfitta, poi, funziona sempre. Anche se con il passare degli anni è più gestibile. “In generale, perdere è una cosa che fa particolarmente male nel tennis, ci siamo passati tutti, impari a gestirla col tempo. Le prime volte vorresti solo scappare via“.

Qualche cenno anche alla sua nuova posizione di membro dell’ATP Player Council. Aiutare la base dei tennisti rimane una priorità: “La politica del tennis? La cosa importante è parlarsi, tra ATP, WTA, tutti, spero di poter essere utile essendo di nuovo nel board, e sarà positivo essere nella stessa stanza con Novak e Rafa, per capire cosa possiamo fare. I montepremi nel tennis sono saliti moltissimo e velocemente, ma c’è un gap ancora troppo evidente tra quanto prende chi va avanti negli Slam e chi esce nei primi turni. Ma anche chi gioca i challenger lavora e fa fatica come noi top, e dovrebbe potersela cavare dignitosamente, non può essere in perdita“.

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