Murray di forza e resistenza: ritrova i quarti dopo un anno

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Murray di forza e resistenza: ritrova i quarti dopo un anno

In tre ore lo scozzese la spunta su Norrie a Pechino, mostrando un’insospettabile tenuta fisica sulla lunga distanza. Rientra in top 300 e fa accendere i riflettori sul suo finale di stagione

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Andy Murray - Pechino 2019 (via Instagram, @atptour)
 

Pechino si sta rivelando un crash test interessante sulle condizioni di Andy Murray. Perché lo scozzese sta andando oltre ogni aspettativa. È troppo presto per celebrare il ritorno sui vecchi standard, ma è allo stesso modo onesto sottolineare come nessuno avrebbe potuto immaginare una tale combinazione tra resistenza fisica e qualità di gioco nello stesso anno solare di un’operazione all’anca. La maratona di tre set contro Cameron Norrie ha visto lo scozzese tagliare il traguardo a braccia alzate, certamente col fiatone, ma più lucido dell’avversario che si è liquefatto alla soglia delle tre ore.

Il cammino in questo torneo, che ha vinto nel 2016, vale già per Murray il ritorno in top 300. Numeri dal valore relativo, perché conta di più averne valutato la sostanziosa presenza in campo nelle oltre cinque ore di gioco (con quattro tie break) affrontate nel doppio impegno in 48 ore contro Berrettini e Norrie.

DOPO UN ANNO – La tradizione dell’ex numero uno nei derby britannici si conferma favorevole (siamo 9-2), ma chiaramente non sarebbe bastata da sola a spingerlo fino ai quarti di finale. Livello che ritrova a distanza di circa un anno: a Shenzhen 2018 era stato capace per l’ultima volta di vincere due match di fila nel circuito maggiore, sensazione riprovata (in scala ridotta) solo qualche settimana fa nel Challenger di casa Nadal. Il livello degli avversari affrontati e delle prestazioni offerte a Pechino ci obbliga però a seguirne con particolare attenzione le evoluzioni in questo finale di stagione. Che ha riempito di impegni pensando, probabilmente, di non percorrere chissà quanta strada in ciascun torneo. Il prossimo incrocio con Thiem, con in palio la semifinale, ha adesso un fascino innegabile. I due non si affrontano dal successo dell’austriaco a Barcellona nel 2017, mentre Murray aveva vinto i due incontri precedenti (Rotterdam 2014 e Miami 2015).

LA LOTTA E IL CROLLO – La sfida con Norrie è stata appassionante per due set: Murray si è preso il primo al tie break, lì dove ha trascinato anche il secondo parziale risalendo da 2-5 a 5-5 con un set point annullato, proprio nel momento in cui sembrava in debito d’ossigeno. L’inglese (69 ATP) è stato bravo ad allungarla, mostrando sprazzi di grande efficacia su un passante di rovescio capace di fare la differenza contro attacchi non potentissimi. Il rendimento difensivo di Murray, in ogni caso, è stato eccellente come già riscontrato contro Berrettini.

Negli spostamenti orizzontali a fondo campo è sembrato di rivedere il ribattitore degli anni d’oro, al netto di qualche segno di fatica in più sul volto. La trama appassionante si è però interrotta all’alba del terzo set, quando Norrie ha acceso la spia della riserva parcheggiandosi stancamente a bordo strada. Murray l’ha vinta primeggiando nello sforzo agonistico, prima che in qualsiasi fondamentale di gioco (in quel caso, probabilmente, ci saremmo stupiti di meno).

Risultati:

A. Murray b. [Q] C. Norrie 7-6(6) 6-7(4) 6-1
[4] K. Khachanov b. [Q] J. Chardy 7-6(0) 7-6(5)
[6] F. Fognini b. A. Rublev 6-3 6-4
[1] D. Thiem b. [WC] Z. Zhang 6-3 6-3

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