Perché Federer non avrà bisogno di una wild card per le Olimpiadi di Tokyo

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Perché Federer non avrà bisogno di una wild card per le Olimpiadi di Tokyo

La discrezionalità di cui gode il “Panel” e una nuova clausola del regolamento rendono possibile l’accesso diretto in tabellone di Roger

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Roger Federer - Shanghai 2019 (foto via Twitter, @SH_RolexMasters)
 

L’annuncio della decisione di giocare alle prossime Olimpiadi dato lunedì scorso da Roger Federer ha suscitato considerazioni su diversi piani e con toni anche accesi. Innanzitutto, la possibilità che l’introduzione in agenda dell’appuntamento di Tokyo 2020 influenzi il calendario primavera-estate dello svizzero è decisamente concreta.

Disputare un torneo ad appena due settimane dalla conclusione di Wimbledon – evento la cui priorità pare fuori discussione – non può non far ripensare a chi si appresta a spegnere trentanove candeline, sia la stagione sulla terra battuta sia quella del cemento nordamericano, con l’ATP 1000 di Toronto al via una settimana dopo la finale olimpica. Se da un lato sembra scontato che la sicurezza con cui Federer ha comunicato la sua decisione sottintenda l’aver ricevuto assicurazioni al riguardo, dall’altro c’è chi nutre dubbi sull’ammissibilità del fenomeno di Basilea che, com’è noto, manca dei requisiti delle presenze alla Coppa Davis che diserta dal 2016.

UN PRIMO APPIGLIO –Roger, che forte di oltre venti settimane di presenza con la maglia svizzera gode della riduzione del requisito, avrebbe infatti dovuto prendere parte ad almeno due tie nel quadriennio olimpico, di cui uno quest’anno o nel 2020. Tuttavia, il regolamento prende in considerazione anche chi non soddisfa questo criterio, concedendo al Panel di “esercitare la propria discrezionalità per deliberare che un giocatore sia idoneo alla candidatura e alla partecipazione al Torneo Olimpico una volta prese in considerazione speciali circostanze”. Vengono poi elencate tali circostanze (nessuna delle quali riguarda Federer), precisando però che anche altre potrebbero essere valutate. Proprio in virtù di tale precisazione, Roger Federer potrebbe essere ammesso. Ma andiamo più a fondo.

UNA NUOVA CLAUSOLA – Poiché questo regolamento è suscettibile di modifiche o integrazioni da parte del Comitato Olimpico o dell’ITF come specificato in calce allo stesso, ne hanno recentemente approfittato per aggiungere una “circostanza” che calza a pennello. Ecco allora comparire “l’impegno nei confronti del torneo olimpico e/o della Coppa Davis: lo storico delle partecipazioni a una o entrambe le competizioni”. Quattro Olimpiadi, due medaglie, due volte portabandiera, oltre a 70 match tra singolare e doppio disputati in Davis, sembrano rendere Federer perfettamente idoneo a ricevere un responso di ammissibilità. Secondo l’interpretazione offerta da Riccardo Bisti su Tennisworlditalia, questo nulla osta a Federer non si trasformerebbe nella possibilità di ricevere una wild card – come inizialmente ipotizzato – bensì in un ingresso in tabellone per classifica. Differenza sostanziale oltre che formale, poiché l’ITF avrebbe la possibilità di assegnare la wild card riservata a un ex campione olimpico/Slam – quella che sembrava promessa a Federer – a un altro giocatore.

Uno dei profili in lizza sembra essere quello di Juan Martin del Potro, campione dello US Open 2009 oltre che bronzo e argento alle olimpiadi di Rio e Londra. Gli altri vincitori Slam in attività sono Cilic (che non avrà bisogno di un invito), Murray e Wawrinka, e hanno tutti vinto anche la Coppa Davis. Il britannico potrebbe raccogliere a Madrid la presenza che gli serve nel biennio 2019-2020, ma nel caso non dovesse riuscire a scalare la classifica nei prossimi mesi (al momento gli sono davanti Evans, Edmund, Norrie e Clarke) diventerebbe il logico favorito per la wild card. Appare estremamente improbabile, infatti, che l’ITF scelga di lasciare fuori il campione delle ultime due edizioni. Wawrinka invece non dovrebbe avere problemi di classifica ma è sprovvisto di presenze nel quadriennio olimpico (tra 2004 e 2015 ne ha 25); nel suo curriculum, oltre ai tre Slam e alla Davis 2014, luccica però l’oro vinto in doppio con Federer a Pechino. Da campione olimpico, è difficile che gli venga riservato un trattamento diverso rispetto a quello del suo connazionale, tanto più che Stan ha già espresso la volontà di scendere in campo a Tokyo.

CASI DI IERI… E DI OGGI – Rafa Nadal ha approfittato della stessa regola di Federer per i Giochi di Rio quando si avvalse di una delle circostanze esplicitamente previste (l’infortunio, nel suo caso al polso) per giustificare l’assenza del requisito dovuta appunto alla rinuncia forzata al tie contro la Romania nel 2016. Nessun problema per Novak Djokovic, che si garantirà i requisiti dopo il “cambio di posizione” rispetto alla Coppa Davis di Piqué, e nemmeno per Dominic Thiem, che in quei giorni preferisce l’aria di Kitzbuhel.

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