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Guida alle WTA Finals 2019

Al via a Shenzhen un Masters con quattro nomi diversi rispetto al 2018, tre esordienti assolute e con le più giovani considerate favorite. Vincerà davvero una fra Andreescu, Osaka e Barty?

Last updated: 16/03/2021 17:14
By AGF Published 27/10/2019
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31 Min Read

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Cominciano le WTA Finals, e se si dovesse trovare una parola che sintetizzi l’edizione 2019 si potrebbe forse scegliere “rinnovamento”. Rinnovamento per motivi tecnici, legati a quanto succede in campo, ma anche per motivi di politica sportiva, legati alle scelte extra campo.

La nuova sede: Shenzhen
Nel 2018, in vista della scadenza del contratto quinquennale con Singapore, WTA era alla ricerca di una nuova città che facesse da sede al suo torneo più importante (gli Slam sono gestiti da ITF e Federazioni nazionali). La scelta definitiva è stata compiuta fra cinque candidate: Manchester, Praga, San Pietroburgo, Shenzhen e Singapore; tre città europee e due asiatiche.

Al momento di confrontare le offerte economiche, quella cinese ha sbaragliato il campo, forte di cifre ineguagliabili: 14 milioni di dollari di premi a edizione, 140 milioni complessivi. Dieci anni di contratto con il montepremi per chi vince più alto della storia del tennis, un nuovo stadio costruito ad hoc (previsto per ospitare il torneo dal 2020), e la città di Shenzhen come sede, forse il luogo più emblematico del boom economico cinese.

Shenzhen infatti è una metropoli nata quasi dal nulla in meno di quarant’anni. Situata ai confini con Hong Kong, nel 1980 è una cittadina con meno di 50 mila abitanti, quando l’allora Premier cinese Deng Xiaoping la sceglie come area dove sperimentare una nuovo indirizzo politico, basato sul concetto di “Zona economica speciale”. Significa aprire agli investimenti stranieri offrendo in cambio manodopera a basso costo e la possibilità di arricchirsi anche per gli abitanti locali. Da quel momento inizia una corsa alla industrializzazione che attira popolazione da tutta la Cina. Oggi Shenzhen conta più di 12 milioni di abitanti: è considerata la più veloce espansione demografica di una città in tutta la storia della umanità.

Fin qui tutto in linea con i cliché che conosciamo sulla economia cinese degli ultimi decenni. Se non fosse che, dopo il boom manifatturiero, nel giro di pochi anni Shenzhen si trasforma ancora: mentre altre zone della nazione si sviluppano attraverso l’industrializzazione, la città comincia a convertirsi in un polo terziario. E la nuova vocazione è ulteriormente incoraggiata da recenti decisioni del governo cinese, che di fronte ai problemi e alle proteste della confinante Hong Kong, vuole fare di Shenzhen non più un luogo complementare alla economia della ex colonia inglese, quanto piuttosto una sua possibile alternativa.

Oggi Shenzhen si propone come una vetrina sul futuro della Cina: la prima metropoli al mondo con tutti i mezzi di trasporto pubblici esclusivamente elettrici, il luogo dove si insediano le filiali cinesi delle più grandi multinazionali, e che coerentemente con i nuovi criteri di sviluppo decide di organizzare eventi importanti anche nel campo dell’entertainment. Una città in continua evoluzione, con ambizioni che assomigliano sempre più a quelle di una capitale europea o nord-americana: Torino ha mobilitato le proprie forze per ottenere il Masters maschile? Shenzhen per quello femminile.

L’organizzazione del Masters è parte di una strategia che non è comunque priva di possibili incrinature. Su tutte la vicinanza con Hong Kong e le sue proteste: nelle scorse settimane i satelliti hanno fotografato circa 120 veicoli militari cinesi parcheggiati proprio all’interno dello stadio del Bay Sport Centre di Shenzhen, il complesso sportivo nel quale si trova anche l’Arena che quest’anno ospiterà le WTA Finals.

Vedremo anche se la crisi di Hong Kong inciderà o no sulla quantità di pubblico presente alle partite del Masters: i suoi abitanti costituivano un ideale bacino di riferimento, ma evidentemente al momento hanno altre priorità. E immagino i brividi che percorreranno la schiena di Steve Simon (CEO di WTA) se in una delle conferenze stampa spuntasse il tema di Hong Kong; è infatti bastato un solo tweet di sostegno alle proteste in corso da parte di un dirigente degli Houston Rockets, per mandare in crisi le relazioni tra basket statunitense e Cina, con serie conseguenze sul business NBA in oriente.

a pagina 2: Le novità tecniche

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