Guida alle WTA Finals 2019 - Pagina 2 di 5

Al femminile

Guida alle WTA Finals 2019

Al via a Shenzhen un Masters con quattro nomi diversi rispetto al 2018, tre esordienti assolute e con le più giovani considerate favorite. Vincerà davvero una fra Andreescu, Osaka e Barty?

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Ash Barty vince la Race to Shenzhen 2019
 

Le novità tecniche
Di tutte le novità della edizione 2019, una è senza alcun dubbio un miglioramento: la nuova posizione nel calendario WTA. Dopo i pasticci degli ultimi anni è stato finalmente deciso di lasciare una settimana di respiro fra la conclusione dei tornei “normali” (Mosca e Lussemburgo) e l’inizio delle WTA Finals. In questo modo le giocatrici possono usufruire di sette giorni di riposo tra l’ultimo impegno in Europa e le Finals. in più questo cambiamento offre anche il giusto tempo ai media per presentare tutte le protagoniste del torneo.

Ricordo per esempio cosa accadde nel 2016, quando Johanna Konta era stata scavalcata in classifica da Svetlana Kuznetsova all’ultimo match possibile, mandando in crisi l’organizzazione. Mentre Kuznetsova giocava e vinceva il torneo di Mosca (superando in questo modo Konta), Johanna era a Singapore incerta se fare parte o meno del cast delle magnifiche otto. In attesa che il dubbio venisse sciolto, le foto ufficiali di presentazione venivano scattate in due versioni: una con la presenza di Konta, l’altra con solo sette giocatrici; e alla fine si dovette utilizzare la versione “monca”. Eccola:

Masters WTA 2016

Nel frattempo Svetlana si stava sobbarcando un tour de force logistico: subito dopo aver vinto in Russia, era saltata sull’aereo per trasferirsi dall’Europa all’Asia, in modo da poter scendere in campo di lunedì per la partita prevista nel suo girone. Una situazione davvero senza senso; avremmo avuto gli stessi problemi quest’anno con la vittoria di Bencic a Mosca.

Ho aperto l’articolo con la parola rinnovamento. E rinnovamento è il termine che può sintetizzare anche il campo delle otto partecipanti. Per la prima volta in una edizione del Masters recente non si è qualificata alcuna giocatrice nata negli anni ’80, e la più anziana, Petra Kvitova, è sotto i 30 anni. In WTA sono cambiate in fretta le cose, se per esempio le paragoniamo al 2015 dominato delle ultratrentenni, con Serena Williams vincitrice di tre Slam, e Pennetta (33 anni) campionessa agli US Open.

A Shenzhen ci sono quattro giocatrici sotto i 24 anni, una di queste è teenager (Andreescu) e tre di loro occupano i vertici del ranking mondiale. Numeri che confermano l’andamento della intera stagione, con tre Slam vinti da Osaka, Barty, Andreescu, e un solo torneo (l’International di Auckland) vinto da una giocatrice nata negli anni ’80, Julia Goerges. Questo l’anno di nascita della partecipanti al Masters 2019:

Kvitova, marzo 1990
Halep, settembre1991
Pliskova, marzo 1992
Svitolina, settembre 1994
Barty, aprile 1996
Bencic, marzo 1997
Osaka, ottobre 1997
Andreescu, giugno 2000

Qualche dato sparso fra i tanti possibili. Solo due giocatrici tra quelle presenti hanno già vinto il torneo: Kvitova nel 2011 e Svitolina nel 2018, quindi campionessa uscente. Una sola tennista è mancina (Petra Kvitova).

Sono al via 8 giocatrici provenienti da 4 continenti (5 Europa, 1 Asia, 1 Oceania, 1 America) e 7 nazioni: 2 Repubblica Ceca, 1 Australia, Canada, Giappone, Romania, Svizzera, Ucraina.

Per questa edizione, dunque, non si sono qualificate tenniste statunitensi: l’ultima volta era accaduto nel 2011. Nel 2015 non erano presenti tenniste USA ma per il forfait di Serena Williams, giunta invece prima nella Race. A Shenzhen è comunque pronta come seconda riserva (dopo Kiki Bertens) Sofia Kenin.

Se, come è molto probabile (le basterà scendere tre volte in campo, anche perdendo) Barty confermerà il suo primato in classifica, sarà la prima numero 1 di fine stagione nata né negli USA né in Europa. Nella storia WTA hanno raggiunto il vertice tenniste provenienti da altri continenti (per esempio Goolagong e Osaka) ma da quando esiste la formula del calcolo al computer (1975) nessuna è riuscita ad esserlo nella classifica di fine anno. Il primato di una australiana sarebbe quindi un piccolo evento storico.

Prima di entrare nel dettaglio dei gruppi sorteggiati avanzo due auspici. Il primo: che gli organizzatori trovino la formula giusta in grado di attirare il pubblico e riempire la Bay Sport Arena (13mila posti), come è già accaduto nella finale di Wuhan e come invece non è accaduto nella settimana del Masterino di Zhuhai, con spalti desolatamente vuoti.

Secondo auspicio: che le condizioni di gioco siano meno lente dell’ultima edizione del Masters tenuto a Singapore, con un campo che avevo ribattezzato “Vinavil court”. Terreno così lento da compromettere alcune tattiche di gioco, e che aveva trasformato le partite in battaglie fisicamente estenuanti che hanno prodotto saldi finali (vincenti/errori non forzati) costantemente negativi, vista l’enorme difficoltà a produrre vincenti diretti. Non si tratta quindi di favorire questa o quella giocatrice, quanto di rendere le condizioni di gioco adeguate alle caratteristiche fisico-tecniche delle partecipanti, permettendo a tutte di esprimersi al meglio.

Dalle prime notizie però sembrerebbe però che le condizioni di gioco siano molto lente. Ha scritto Courtney Nguyen sul sito WTA: “L’opinione comune tra le giocatrici, sia doppiste che singolariste, è che la combinazione di campo e palline nell’Arena di Shenzhen sia lenta. Pliskova ha descritto le condizioni come più lente di Singapore”. A questo punto si può solo sperare che le partite smentiscano le prime impressioni degli allenamenti. In caso contrario si partirebbe subito con il piede sbagliato.

I due gruppi sorteggiati
La formula del Masters prevede la suddivisione delle otto giocatrici in due round robin, cioè gironi all’italiana, con le prime due tenniste di ciascun gruppo che accedono alle semifinali, a eliminazione diretta, come la finale.

In semifinale la prima di ogni gruppo affronta la seconda dell’altro gruppo. Per definire la classifica dei round robin conta il numero di vittorie, e in caso di parità il numero di set vinti. In caso di ulteriore parità il numero di game. Il sorteggio di venerdì ha così suddiviso le giocatrici:

Gruppo rosso
[1] A. Barty
[3] N. Osaka
[6] P. Kvitova
[7] B. Bencic

Gruppo viola
[2] Ka. Pliskova
[4] B. Andreescu
[5] S. Halep
[8] E. Svitolina

Con questa formula ogni giocatrice scende in campo almeno tre volte e, a certe condizioni, è possibile conquistare il torneo perfino perdendo due match nella prima fase, come accadde nel 2015 e nel 2016 alle vincitrici Radwanska e Cibulkova. È quindi prematuro dare per spacciate le giocatrici che perdono il loro incontro di esordio.

Ricordo invece che nel 2018 Svitolina vinse il torneo con un en plein: cinque vittorie su cinque. Avvenisse lo stesso in questa edizione la vincitrice guadagnerebbe il massimo del prize money previsto, vale a dire 4.725.000 dollari, il più alto tra tutte le competizioni ufficiali del tennis (Slam e Masters maschile inclusi).

Sulla carta, il gruppo rosso sembra più orientato al tennis di attacco (per la presenza di Kvitova e Osaka), mentre il gruppo viola ha la presenza di giocatrici con un gioco meno offensivo, come Halep e Svitolina. Vedremo poi come le cose evolveranno in base alla velocità del campo e agli incroci delle semifinali.

a pagina 3: Gruppo rosso

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