Piatti si sbilancia: “Sinner il giocatore più forte che abbia mai allenato”

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Piatti si sbilancia: “Sinner il giocatore più forte che abbia mai allenato”

E ne ha allenati diversi: Ljubicic, Raonic, Gasquet. Anche Djokovic tanto per dire. “Ha la capacità di capire come vanno fatte le cose e farle”, sostiene il coach comasco in un’intervista a La Stampa

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Riccardo Piatti all'angolo di Jannik Sinner - Next Gen ATP Finals 2019 (foto Cristina Criswald)
 

Durante questa stagione, Riccardo Piatti è sempre stato cauto nei giudizi sul suo allievo Jannik Sinner. Questo nonostante il prodigio di San Candido bruciasse una tappa dopo l’altra. Più giovane italiano a vincere un Challenger di sempre a Bergamo a febbraio, il successo al primo turno su Steve Johnson all’esordio agli Internazionali a maggio, la semifinale nel 250 di Anversa a ottobre. Dopo il fragoroso trionfo alle Next Gen Finals, Piatti accantona la sua proverbiale cautela in un’intervista per Stefano Semeraro pubblicata su ‘La Stampa’. Ha mai allenato un italiano così forte? “No e neanche uno straniero”. E considerando che lui di giocatori forti ne ha allenati diversi, da Ivan Ljubicic a Richard Gasquet, e persino Novak Djokovic per un breve periodo, l’affermazione è di quelle che pesano

Insomma, ci dobbiamo quindi aspettare che Jannik diventi n.1 al mondo e farà incetta di Slam come Nole? Sì e no. Perché essere forti, anzi fortissimi, ora, a 18 anni, non dà nessuna garanzia di essere dei campioni, anzi campionissimi, tra qualche anno. Piatti lo sa bene. “Non vuol dire che diventerà il nuovo Djokovic. A Jannik l’ho spiegato dopo la partita con Wawrinka agli US Open. Novak l’ho allenato quando aveva la sua età, 18 anni: era forte ma ci ha messo sette anni a vincere gli US Open. Anche per Sinner saranno fondamentali i prossimi 4-5 anni. Non deve perdersi. Il mio compito è impedire che accada”, prosegue il 61enne coach comasco.

Di mezzo, nel suo percorso di crescita e maturazione definitiva, ci sono tante partite da giocare e da vincere. Per accumulare esperienza ai massimi livelli.Deve giocare tante partite ad alto livello. Almeno 60 l’anno prossimo. E sarà molto difficile. Per quello mi sono battuto a morte per fargli avere tante wild card. Fra 150 partite, se tutto va bene, sarà pronto”, aggiunge. Però abbastanza pronto lo sembra già. I colpi di rimbalzo filano via come fucilate dalla sua racchetta. Il modo di stare in campo è esemplare. E a Milano ha dimostrato di reggere alla grande il peso delle aspettative. “Un livello molto alto ce l’ha già. Anzi tanti tornei li ha giocati sotto standard. E gliel’ho anche detto”, sostiene Piatti.

In cosa è quindi già grande Sinner? In quelle cose che non si insegnano, che o ce le hai o non ce le hai. “Ha una reattività nervosa impressionante. Prima della partita sta immobile per un quarto d’ora. Poi entra in campo e bang. Parte subito al massimo. La qualità dei campioni, continua il suo allenatore, un tipo che raramente si sbilancia. Jannik non è un fenomeno ma ha la capacità di capire come vanno fatte le cose e di farle. Io devo portare al limite questa capacità. Io ci provo con tutti. Molti però si perdono perché hanno paura di investire su se stessi. E non parlo di soldi. Jannik paure non ne ha”.

Il gioco dell’altoatesino sembra già estremamente completo. Dritto e rovescio sono di livello stellare. Soprattutto il rovescio. Il servizio è tecnicamente molto ben eseguito e ha una buona efficacia. Con questo colpo, nel corso del 2019, ha fatto passi da gigante. Rispetto a Roma è già diverso, anche nelle percentuali. Ora però deve imparare ad usarlo per mandare fuori equilibrio l’avversario”, nota Piatti. In effetti, al momento la battuta è molto piatta, più alla ricerca dell’ace che di buttar fuori dal campo l’avversario. E, soprattutto sulla terra rossa, è meglio andare per la seconda che per la prima opzione. La priorità è però imparare ad essere più flessibile in campo, sviluppare un piano b, che non sia cercare di imporre il suo ritmo forsennato da fondo.

Deve imparare a gestire il gioco. Federer, Nadal, Djokovic, perché vincono tanto? Perché sanno cambiare situazione di gioco anche 3 o 4 volte in un match“,sottolinea in maniera come al solito lucidissima Piatti.  Ma chi è Sinner fuori dal campo. “Uno che si diverte un sacco. Insieme ci facciamo mille risate. Il tennis non è un lavoro: è un gioco. In questo Jannik mi ricorda uno fortissimo che si diverte un mondo a giocare a tennis. Vi diamo qualche indizio: è nato in Svizzera, ha vinto 20 titoli dello Slam, ed è stato protagonista di alcune delle più belle partite nella storia del tennis. Speriamo bene.

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