WTA 2019: dodici match da ricordare - Pagina 3 di 5

Al femminile

WTA 2019: dodici match da ricordare

Dalle partite australiane di inizio anno sino all’Asian Swing di fine stagione. Dodici incontri memorabili scelti per qualità tecnica, tattica e agonistica

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Naomi Osaka - Australian Open 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

9. Bianca Andreescu b. Angelique Kerber 6-4, 3-6, 6-4 Indian Wells, Finale
La partita che ha definitamente rivelato agli appassionati il valore di Bianca Andreescu, prima ancora che i successi nordamericani (Toronto e US Open) la trasformassero nella più importante novità del 2019.

Una finale inattesa, visto che Bianca prende parte a Indian Wells grazie a una wild card. Nei turni precedenti ha sconfitto Begu, Cibulkova, Voegele, Wang Qiang, Muguruza e Svitolina. Vittorie in cui ha mostrato un tennis ricco di creatività, di tecnica, di variazioni e di grande equilibrio tra fase difensiva e offensiva.

Per due set la partita ha un andamento estremamente lineare: un solo break per parziale è sufficiente ad assegnare i set. Il terzo set è quello più complicato: Andreescu usufruisce di un Medical Time Out per un problema alla spalla, e così quando Kerber ottiene il break nel quinto gioco si pensa che il trofeo stia prendendo la strada della Germania. Nulla di più sbagliato: controbreak immediato di Bianca che poi sale addirittura 5-3 strappando ancora il servizio ad Angelique.
Sul 5-3 e servizio, Andreescu ha in mano la situazione, ma non riesce a chiudere malgrado due match point a favore. Conclusione rinviata di un solo game visto che, grazie al terzo break consecutivo sul servizio Kerber, Bianca si aggiudica definitamente la partita.

Un terzo set ricco di capovolgimenti di fronte, di scambi eccezionali, ma anche di qualche errore evitabile fra due giocatrici che evidentemente non si amano granché, e la scarsa simpatia reciproca traspare in diversi frangenti. A fine match Angelique ipotizza che il MTO della sua avversaria non fosse proprio indispensabile, ma i problemi successivi emersi durante il torneo di Miami confermano che c’era davvero qualcosa che non andava alla spalla di Bianca.

A soli 18 anni Andreescu irrompe sul circuito con un risultato eclatante; con le vittorie successive dimostrerà di essere pronta per rimanere stabilmente ai vertici, salute permettendo.

8. Taylor Townsend b. Simona Halep 2-6, 6-3, 7-6(4) US Open, 2T
Secondo turno dello Slam americano. Da una parte la numero 116 del ranking Taylor Townsend, dall’altra la numero 4 Simona Halep, fresca campionessa di Wimbledon. Inequivocabili i precedenti, tre match vinti facilmente da Halep: 6-4, 6-1 a Cincinnati, 6-1, 6-3 al Roland Garros, 6-3, 6-1 a Miami.

Evidentemente Taylor ha bisogno di cambiare qualcosa nel modo di condurre il confronto, visto che tutti gli indicatori sono negativi; prende atto che contro Simona è destinata a soccombere nello scambio da fondo, e decide di cercare più insistentemente la rete. È una tattica che non paga nel primo set, ma che comincia a incrinare la stabilità di Halep nel secondo, quando Townsend diventa ancora più aggressiva: vollea con più efficacia e finalmente riesce a vincere un set, pareggiando il match sul 2-6, 6-3.

Terzo set. A questo punto entrano in gioco anche gli aspetti mentali: Halep perde sicurezza, e Townsend percepisce che per spuntarla deve mischiare le carte il più possibile, per destabilizzare una avversaria che invece ama un tennis molto geometrico e lineare. E allora ecco gli attacchi in controtempo, le discese a rete sulla risposta, e in generale ogni opzione che permetta di far uscire il match da un criterio di successione di scambi “ordinati”.

Invece che sulla logica destra-sinistra tipica dello scambio da fondo, si gioca ormai quasi solo sull’asse verticale: avanti-indietro, vale a dire il genere di tennis che dà più fastidio a Simona. Se nel primo set si erano conclusi a rete 22 punti su 50, nel terzo saranno 67 su 94.

Townsend strappa il servizio a zero nel quinto gioco e conserva il break di vantaggio sino al 5-4, 40-15. Però, malgrado sia alla battuta, non riesce a convertire i match point: Halep risale in parità. Sul 5-5 si entra in quelle fasi di partita in cui ogni quindici è vitale. Sul 5-6 30-40 le parti sono invertite: il match point è per Simona, ma Taylor si salva grazie alla risposta lunga di Simona sull’ennesimo serve&volley.

Tutto si decide al tie break, che è la sintesi del match: Townsend attacca e cerca la rete, Halep replica da fondo e fa ricorso al passante. Alla fine prevale l’attaccante per 7 punti a 4.

Halep sarà molto lucida in conferenza stampa quando spiegherà che il suo errore più grande è stato non avere utilizzato più spesso il lob contro una avversaria che per aumentare l’efficacia delle volèe si era posizionata il più possibile a ridosso della rete. Un commento che dimostra che, almeno per un giorno, a New York è tornato in auge il tennis di volo praticato da grandi campionesse del secolo scorso.

7. Belinda Bencic d. Aryna Sabalenka, 6-4, 2-6, 7-6(7) Dubai, 3T
Febbraio 2019, va in scena il terzo turno del Premier5 di Dubai. La numero 9 del ranking Sabalenka affronta la numero 45 Bencic. Sulla carta c’è una favorita, ma Bencic è una ex Top 10 e va rispettata.

Primo set. Belinda esordisce in pieno controllo: più precisa ed efficace, si porta sul 5-1; quando Aryna comincia a carburare, Bencic contiene il suo ritorno: 6-4.

Secondo set. Sabalenka ha definitivamente “raddrizzato il mirino” dei suoi colpi. Il 6-2 che ne esce è la diretta conseguenza di una giocatrice in palla, impegnata a dare tutto per pareggiare i conti.

La partita nel frattempo sale di livello. Si affrontano due giocatrici offensive, che però sviluppano l’attacco attraverso modalità differenti: Aryna quando vuole fare male aumenta la potenza oppure verticalizza cercando la rete. Quando invece vuole attaccare Belinda, basa tutto sull’anticipo: anche se rimane a fondo campo, avanza la posizione di impatto con la palla ed esegue dritti e rovesci quasi in controbalzo.

Terzo set. Uno dei set più tesi di tutta la stagione WTA. Sabalenka avanti con un break a favore, ma Bencic controbrekka immediatamente. Di nuovo Sabalenka si stacca, e sul 5-3 serve per il match. Sul 40-30 sembra fatta, ma in realtà quel match point sarà solo il primo dei sei che Bencic salverà da lì in avanti, tutti a favore di Aryna: uno sul 5-3, due sul 5-4, il quarto sul 5-6 e poi altri due nel tiebreak.

Quasi ad ogni game Sabalenka arriva al match point e ogni volta viene respinta in extremis. Un punto solo, eppure per Aryna sembra stregato. Nel tiebreak, per la prima volta Belinda si porta in vantaggio sull’8-7 e chiude 9-7 al primo match point, grazie a un rovescio lungo di Sabalenka.

Probabilmente il match che ha indirizzato i mesi successivi delle due giocatrici: in positivo per Bencic, in negativo per Sabalenka. Potrebbe sembrare eccessivo legare a una sola partita conseguenze così pesanti, ma di sicuro non si è trattato di un incontro qualsiasi, ed era quasi inevitabile che lasciasse un segno profondo sulle protagoniste.

Belinda avrebbe vinto il torneo sconfiggendo quattro Top 10, mentre Sabalenka sarebbe andata incontro a una crisi recuperata solo in estate. Ultimo dato: a fine stagione Belinda ha chiuso all’ottavo posto della classifica WTA, Aryna all’undicesimo.

a pagina 4: I match dalla posizione 6 alla 4

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