Fernandez si arrende a Watson ad Acapulco, ma il Canada ha trovato un'altra stella

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Fernandez si arrende a Watson ad Acapulco, ma il Canada ha trovato un’altra stella

La diciassettenne di origini ecuadoregne e filippine, in finale partendo dalle qualificazioni, promette di diventare l’ennesima debuttante da urlo dal Great White North

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Heather Watson con il trofeo - Acapulco 2020 (via Twitter, @AbiertoTelcel)
 

Il WTA International di Acapulco ha presentato due grandi storie nel suo ultimo atto: da una parte la rinascita di Heather Watson, che ha vinto per 6-4 6-7 (8) 6-1 in due ore e 46 minuti, ma dall’altra, e soprattutto (senza che la britannica ce ne voglia), quella della mancina Leylah Annie Fernandez, classe 2002 canadese di cui sentiremo parlare ancora.

Watson ha confermato quanto di buono fatto vedere dall’inizio della stagione (con questa vittoria il suo record sale a 13 vinte e 4 perse, frutto anche della semifinale raggiunta a Hobart da qualificata), e ha da subito imposto la propria maggiore potenza contro un’avversaria al settimo match in otto giorni – Fernandez aveva ricevuto una wild card per le qualificazioni, e fatto percorso netto con 12 set vinti consecutivamente prima della finale, gli ultimi contro la sorpresa locale Renata Zarazua.

La britannica, tds N.7, è scappata avanti di due break nel primo set, chiudendo senza troppi patemi nonostante una mini-rimonta di Fernandez, e portandosi avanti di un break anche nel secondo. La canadese però ha mostrato tutta la sua forza mentale (Watson ha elogiato più volte la sua maturità dopo il match) e giocando un tennis più aggressivo ha pareggiato sul 2-2 da 40-0 sotto all’inizio del secondo.

 

Da lì il match si è trasformato in battaglia di puro attrito: la ventisettenne britannica si è portata sul 15-40 nel nono gioco per andare a servire per il match, ma ha sbagliato due risposte non impossibili che hanno tenuto a galla Fernandez. La canadese, allora, si è vista recapitare due set point grazie a un doppio fallo, ma non ha avuto chance di passare grazie all’attenzione di Watson, che si è dovuta salvare altre due volte nel turno di battuta successivo per portare il set al tie-break. Qui l’ultimo salvataggio:

Nel tie-break Watson sembrava essersi staccata definitivamente sul 6-2, prima di incartarsi incredibilmente sprecandoli tutti, cedendo il set sul 10-8 dopo aver avuto un quinto Championship point. A quel punto, però, la giovane mancina non ne aveva veramente più, e si è trovata sotto 5-1 sul servizio dell’avversaria in un amen. Ancora una volta, ha mostrato classe sotto pressione salvando altri quattro match point e guadagnandosi una palla break, ma la britannica ha tacitato le proprie paturnie chiudendo con un ace e un vincente di dritto.

Con questa vittoria, la quarta nel circuito e prima dal 2016, Watson salirà alla quarantanovesima posizione del ranking – +43 da inizio anno, un aumento da effetto serra, non lontano dal suo best ranking di N.38. Best ranking che invece raggiunge la sua avversaria, che scalerà 64 posti, arrampicandosi fino alla piazza 126.

E proprio lei, Leylah Annie Fernandez, è la vera storia della settimana, perché il suo exploit conferma ulteriormente il lavoro svolto dai vertici del tennis canadese, ormai uso a sfornare teenager di alto livello, vedi Shapovalov, Auger-Aliassime, e soprattutto Bianca Andreescu, che praticamente un anno fa si annunciava al mondo con la vittoria di Indian Wells.

Ma chi è Leylah? Cresciuta a Laval, in Québec, è di padre ecuadoregno (ex-calciatore che ora le fa da coach) e madre filippina (e quindi parla inglese, francese, e spagnolo), ma risiede in Florida, a Boynton Beach, su iniziativa proprio del papà, convinto che quello fosse il posto giusto per sviluppare il talento delle figlie – sì perché anche Bianca Jolie Fernandez, che ha compiuto 16 anni lunedì, vuole diventare una professionista di alto livello.

Al team si è recentemente aggiunto anche il francese Romain Derrider, anche lui residente in Florida, che l’ha accompagnata all’Australian Open, dove è riuscita qualificarsi per il tabellone principale. Questo perché Fernandez è una che cresce rapidamente, visto che lo scorso anno a Melbourne raggiungeva la finale, vincendo poi a Parigi dove si è trovata a giocare tre match in un giorno, mentre oggi balzella verso la Top 100 e ha già battuto una Top 10 (Belinda Bencic in Fed Cup), e tante sue colleghe confermeranno che non è un passaggio così semplice.

Nonostante la precocità della figlia, Jorge Fernandez aveva cercato di non metterle troppa pressione, affermando di non voler ottenere grossi exploit “troppo in fretta, troppo presto”. Di contro, le diretta interessata aveva detto: “Credo di aver sempre saputo di essere pronta a giocare fra i pro, è una questione di dimostrare a me stessa che, sì, posso vedermela con le migliori. C’è così tanto che posso fare se riesco a mettermici con tutta me stessa“. Di sicuro il lavoro con la famiglia avviene in grande sintonia, come confermato dal toccante ringraziamento fatto ai genitori dopo la finale di ieri:

Come detto, la forza mentale è il suo grande punto di forza, ma il suo tennis non è da meno. Essendo alta 1.60, il servizio non sarà mai il suo punto di forza, ma è un colpo che fa il suo, mentre i fondamentali da fondo sono già molto profondi, con un gancio mancino dalla preparazione breve e tardiva (la doxa sarebbe di eseguire lo unit turn quando la palla è sopra la rete, mentre lei aspetta un istante di più), e quindi difficile da leggere, mentre il rovescio verrà probabilmente pulito in fase di accelerazione per acquisire penetrazione. Si notano subito, infine, l’eccellente tocco sul drop shot e soprattutto l’abilità nativa di perdere pochissimo campo da entrambi i lati, tratto più rilevante rispetto a qualche miglio in più sul colpo. Le premesse per una rapida ascesa ci sono tutte, dunque, e il margine all’interno del circuito WTA pure. Che ci si debba preparare ad un’egemonia biancorossa?

Leylah Fernandez – Acapulco 2020 (via Twitter, @AbiertoTelcel)

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WTA Miami: Kvitova, prima finale al Sunshine Double

Petra Kvitova vince in rimonta il primo set poi chiude di slancio il secondo sconfiggendo Sorana Cirstea. Per lei l’ostacolo Rybakina per tentare il ritorno in Top 10

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Petra Kvitova - Miami 2023 (foto Ubitennis)

(da Miami il nostro inviato)

[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4

 

Nella sua novantanovesima apparizione in un torneo WTA 1000 Petra Kvitova è riuscita a raggiungere la sua prima finale al Miami Open sconfiggendo in due set una delle giocatrici più calde di questo periodo di stagione, la rumena Sorana Cirstea.

Un irresistibile strappo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo che le ha permesso di vincere sette giochi consecutivi ha deciso la partita in favore della ceca, che dopo aver iniziato il match sbagliando un po’ troppo alla ricerca di angoli molto accentuati, ha poi messo a fuoco il mirino ed è stata assolutamente irresistibile facendo letteralmente a brandelli la seconda dell’avversaria (2 punti su 13 per un 15% nel primo set, per poi chiudere con un globale 26% a fine match).

PRIMO SET – Inizio di partita molto equilibrato tra due giocatrici che si conoscono molto bene, essendosi incontrate già 10 volte in oltre un decennio a tutte le latitudini e su tutte le superfici. Kvitova provava a sfruttare le sue traiettorie mancine tagliando il campo con angoli molto acuti. La ceca arrivava per prima alla palla break, ma Cristea rispondeva alla situazione molto bene. Sul 3-2 era Cirstea che con tre splendide risposte vincenti (o quasi) si conquistava tre palle break, tutte però annullate da colpi lungolinea di Cirstea che mancavano il bersaglio. Sulla quarta però il suo rovescio incrociato finiva in corridoio concedendo il primo allungo alla rumena.

Kvitova continuava imperterrita a cercare gli angoli, ma la precisione le faceva difetto, e Cirstea, dopo che i suoi fan erano stati redarguiti dall’agente di Kvitova per aver fatto rumore tra la prima e la seconda di servizio, rimontava da 0-30 issandosi 5-2.

Nel game in quale Cirstea serviva per il set sul 5-3, Kvitova trovava tre splendidi colpi risalendo da 40-15 a palla break, ma mancava poi la risposta sul punto decisivo. Due punti più tardi le andava meglio, affondando il rovescio dell’avversaria con un lungolinea e recuperando il break di svantaggio per il 5-4.

Con un parziale di 13 punti a 1, Kvitova rivoltava il set come un calzino recuperando il break di svantaggio e mettendosi nella posizione di servire per il set sul 6-5. Anche per la ex campionessa di Wimbledon servire per il set non era una cosa banale: un doppio fallo e un gratuito da fondo la portavano 0-30, ma quattro punti consecutivi le consentivano di chiudere il parziale 7-5 dopo 58 minuti di gioco, 16 minuti più tardi rispetto ai set point avuti da Cirstea.

SECONDO SET – La furia di Kvitova non si arrestava anche nel secondo parziale: portava a sette i giochi consecutivi vinti sprintando subito sul 2-0. Petra sembrava incapace di sbagliare, tutti i suoi colpi finivano sulla riga, tanto da indispettire un po’ Cirstea che chiamava “il falco” per controllare il punto di rimbalzo della palla. Sullo 0-2 15-40, con due chance del secondo break, la rumena aveva un’impennata d’orgoglio e metteva a segno quattro vincenti per rimanere in scia dell’avversaria.

Da lì in poi però Kvitova diventava sempre meno trattabile sui suoi servizi, arrivava a servire per il match sul 5-4 quando sciupava il primo match point con un doppio fallo, ma sul secondo una micidiale curva mancina le consegnava la sua prima finale a Miami per tentare di conquistare il suo nono titolo WTA 1000.

Con questo risultato Kvitova è sicura di risalire almeno al n.11 del ranking WTA lunedì prossimo, e potrà rientrare nelle Top 10 in caso di vittoria del torneo. Nel match decisivo di sabato (ore 15 locali, le 21 in Italia), Kvitova affronterà Elena Rybakina, contro la quale ha disputato due incontri, peraltro piuttosto recentemente (a Ostrava a fine stagione nel 2022 e lo scorso gennaio ad Adelaide), portando a casa una vittoria nell’ultima occasione.  

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WTA Miami, Rybakina oltre la stanchezza: “Avevo poche energie ma sono riuscita a tirarle fuori”

Elena ringrazia l’allenatore per il supporto durante il match con Pegula e si prepara alla terza finale stagionale: “Spero di riuscire a fare quest’ultimo sforzo”

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Solo Kim Clijsters, Vika Azarenka, Iga Swiatek e Steffi Graf (quest’ultima due volte) sono riuscite a fare doppietta tra Indian Wells e Miami nella storia del tennis femminile. Non può quindi stupire che Elena Rybakina, a una sola vittoria dall’entrare, mostri a parole (e non solo) tutta la sua stanchezza in sala stampa dopo la vittoria su Jessica Pegula in due set molto equilibrati e con varie interruzioni per pioggia. In totale sono diventate oltre 20 le ore passate in campo dalla kazaka nelle 11 partite disputate tra la California e la Florida e così, come lei stessa ha ammesso, le energie residue sono tutt’altro che abbondanti: “Oggi è stata una partita difficile, e in realtà le due settimane sono state davvero dure. Forse non avevo abbastanza energia. Quando ero sotto nel punteggio, però, mi sono arrabbiata un po’ e così ho cercato di spingere me stessa oltre il limite. E anche il mio box, il mio allenatore mi ha aiutato”.

Elena potrà però sfruttare il giorno di riposo per ricaricare almeno parzialmente le batterie in vista di una finale in cui partirà in ogni caso da favorita. Contro Cirstea o Kvitova (in campo stasera non prima delle 21 italiane), infatti, sarà lei, che è diventata la sesta donna a raggiungere l’ultimo atto a Melbourne, Indian Wells e Miami nello stesso anno (dopo Seles, Graf, Davenport, Hingis e Sharapova), ad avere in mano le sorti del match: se servizio e dritto funzioneranno come nelle ultime settimane, difficilmente la stanchezza potrà diventare un fattore.

D: Non sono molti i giocatori che hanno fatto il cosiddetto Sunshine Double. Quanto è difficile affrontare un torneo per due settimane e poi andare da un’altra parte e rifare tutto da capo?

 

RYBAKINA: È davvero difficile, anche a causa delle condizioni diverse in queste due settimane, dalle partite si può vedere che è molto più difficile per me qui che a Indian Wells. La doppietta sembra vicina ma allo stesso tempo è ancora lontana. Farò del mio meglio e spero di farcela.

D: Hai detto di non essere al 100% dal punto di vista fisico, in termini di stanchezza e cose del genere ma sei riuscita a reagire dopo essere stata in svantaggio di un break. Ti sei accorta che dopo aver subito il break hai iniziato a colpire più forte, quasi più liberamente?

RYBAKINA: Sì, credo di aver iniziato a essere un po’ più aggressiva, anche perché sapevo che se si fosse arrivati al terzo set sarebbe stato molto più difficile. Quindi forse ho rischiato un po’ di più anche alla fine del secondo set. Ho cercato di spingere sulle sue seconde di servizio. Sapevo di poter vincere in questo modo nonostante i possibili errori. Pensavo che fosse l’unico modo per sfondare.

D: Quando sei arrivata a Miami dopo Indian Wells, prima di giocare il tuo primo match, se avessi saputo che saresti arrivata in finale, sarebbe stato un risultato sorprendente per te, visto come ti sentivi, o è quello che ti aspetti da te stessa ora?

RYBAKINA: No, non mi aspettavo di arrivare in finale. Sapevo che sarebbe stata molto dura fin dall’inizio, fin dalla prima partita. E così è stato, in effetti. I primi due incontri sono stati molto duri. Non mi aspettavo nulla. Ho cercato di giocare un match alla volta, di concentrarmi, di spronarmi e di lottare fino alla fine, quindi anche quando ero sotto, ho cercato di trovare una soluzione. Per ora ci sono riuscita.

D: La prossima avversaria sarà Petra Kvitova [1-1 i precedenti] o Sorana Cirstea [2-0 per Elena]. Puoi dirci quali sarebbero le difficoltà con l’una e con l’altra e quanto l’esperienza di queste grandi finali può aiutarti sabato?

RYBAKINA: Penso che entrambe siano avversarie molto difficili. Entrambe colpiscono forte, sono aggressive e hanno ottimi colpi. Contro Petra ho giocato all’inizio dell’anno [ad Adelaide, vittoria in due set per la ceca, ndr] e lei ha giocato molto bene, ma lì i campi erano molto più veloci. Penso che sarà diverso se giocherò di nuovo contro di lei, ma di sicuro sarà molto importante l’aspetto fisico, perché qui i campi sono piuttosto lenti, soprattutto dopo la pioggia. Quando è così umido, non è facile. In ogni caso sarà una finale molto dura. Spero di riuscire a fare l’ultimo sforzo e che le cose vadano per il verso giusto [sorride, ndr].

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WTA Miami: Rybakina batte Pegula in due set e mette nel mirino il Sunshine Double

La kazaka regola l’americana in due set pur senza brillare: è finale. Attende la vincente di Kvitova-Cirstea

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Elena Rybakina - WTA Miami 2023 (Twitter @wta)
Elena Rybakina - WTA Miami 2023 (Twitter @wta)

[7] E. Rybakina b. [3] J. Pegula 7-6(3) 6-4

Arriva in finale da testa di serie numero 7, ma probabilmente il suo valore attuale è ben superiore. Elena Rybakina si conferma la tennista più in forma del circuito WTA; dopo aver vinto Indian Wells, arriva in finale anche al Miami Open e può mettere nel mirino il Sunshine Double. Nella notte italiana ha sconfitto pur senza brillare l’americana Jessica Pegula in due set, 7-6(3) 6-4 in un’ora e 54 minuti, conquistando la sua tredicesima vittoria consecutiva (se non si conta il forfait di Dubai) in un match caratterizzato dalle interruzioni per pioggia ormai consuete in questa settimana di Miami. Attende in finale la vincente del duello Kvitova-Cirstea, che si giocherà venerdì, con il vantaggio di un giorno di riposo in più. Cogliesse il titolo a Miami, salirebbe al numero 6 del ranking WTA e al numero uno della WTA Race. Semplice conseguenza, quest’ultima, di una prima parte di 2023 quasi perfetta.

 

Primo set: Pegula serve due volte per il set ma non chiude

Il primo set è una battaglia senza esclusione di colpi e lo si capisce fin dal primo game, durato 19 punti e finito con il break di Pegula. Jessica ha un demerito: si trova per ben tre volte avanti di un break, ma non riesce a capitalizzare le occasioni create dilapidando i vantaggi accumulati, e sarà una costante per tutta la partita. In particolare, serve due volte per il set, avanti 5-4 e 6-5, ma si fa controbrekkare e alla fine il tie-break dà ragione a Elena al primo set point. Rybakina migliora il suo perfetto record nei tie-break del 2023: sette vittorie, zero sconfitte. Dopo la conclusione del primo set, c’è la seconda sospensione per pioggia della partita (la prima era stata poc’anzi, sul 2-2 nel tie-break).

Secondo set: aumentano i rimpianti per Pegula

Anche nel secondo set, per Jessica ci sono tanti rimpianti, perché si trova per due volte avanti di un break. In particolare, l’americana salva tre palle break nel primo gioco dopo l’interruzione per pioggia e poi fa lei il break, scappando sul 3-0. Rybakina controbreakka ma Pegula va nuovamente avanti di un break salendo 4-2. Da lì per Jessica si spegne la luce e la kazaka schiaccia l’acceleratore, infilando una serie di quattro game consecutivi. Elena chiude il match con 11 ace: è la prima donna da Serena Williams a Wimbledon 2016 capace di mettere a segno almeno dieci ace in cinque partite dello stesso torneo.

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