Le modifiche FIT al calcolo delle classifiche: un booster per la ripartenza agonistica?

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Le modifiche FIT al calcolo delle classifiche: un booster per la ripartenza agonistica?

La FIT ha apportato alcune modifiche al sistema di calcolo delle classifiche nazionali. Sarà più facile centrare obiettivi di classifica e viene incentivata la partecipazione ai tornei, quando l’attività riprenderà. Vediamo perché

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Nei giorni scorsi la FIT ha comunicato che il Consiglio Federale ha deliberato alcune misure straordinarie in merito alla definizione delle classifiche di tennis per l’anno 2021, nonché alla pubblicazione delle promozioni nel corso della stagione in corso, in considerazione del ridimensionamento della attività agonistica causato dall’epidemia di coronavirus. In questo articolo analizziamo più nel dettaglio le modifiche relative alla definizione delle classifiche, che paiono orientate a incentivare ulteriormente – in aggiunta al comune desiderio di giocare dopo tante settimane di assenza dai campi da gioco – la partecipazione dei tesserati agonisti ai tornei organizzati dalla federazione.

Le sconfitte per assenza maturate dalla data del 15 febbraio alla data di riavvio della attività non saranno mai conteggiate ai fini della determinazione del calcolo delle classifiche (es. nel calcolo per la determinazione delle vittorie supplementari o ai fini del conteggio delle sconfitte per assenza che determinano una retrocessione d’ufficio).
Il metodo di calcolo prevede che nel calcolo dei risultati da prendere in considerazione si possano aggiungere al numero delle vittorie base previsto dalla propria classifica anche delle vittorie supplementari, in base a una formula matematica che tiene conto, oltre che delle vittorie e delle sconfitte (con il “peso” di quest’ultime parametrato in base alla classifica del proprio avversario: se è di molto inferiore, la sconfitta incide parecchio nel calcolo della formula), anche dei ritiri per assenza. Questo per evitare il reiterarsi di un comportamento non proprio in linea con lo spirito decoubertiniano di alcuni giocatori, cioè quello di iscriversi a un torneo e poi decidere se scendere in campo o meno in base alla classifica (e alla presunta forza) dell’avversario che dovrà incontrare.

Il motivo? Lo spieghiamo con un esempio. Un giocatore a cui mancano pochi punti per la promozione perché la formula gli consente di aggiungere i 120 punti di due vittorie supplementari con due giocatori di pari classifica, si ritrova a dover affrontare in un torneo un giocatore di un paio di classifiche inferiori alla sua, che sa essere molto forte. Avendo la possibilità di disputare altri tornei per ottenere i punti mancanti, potrebbe scegliere di non presentarsi se in caso di sconfitta la formula portasse a una riduzione del numero di vittorie considerabili e di conseguenza anche delle possibilità di promozione. Il metodo “permette” un paio di assenze contro giocatori di classifica pari o inferiore, perché ovviamente può accadere che un giocatore non possa veramente scendere in campo per causa di forza maggiore, ma dalla terza in poi impatta negativamente – e con effetto crescente – sul risultato della formula.

Questa modifica aiuta un po’ gli agonisti che “puntano” alla classifica, perché esclude – giustamente, aggiungiamo – dal calcolo le assenze che tra febbraio e i primi di marzo potrebbero essere state anche correlate ai timori di possibili rischi di contagio e quindi consentirà – sebbene, ripetiamo, non sia proprio il massimo dal punto di vista della sportività – di “giocarsi le assenze” dalla ripresa dell’attività in poi, il che potrebbe tradursi in un numero maggiore di iscrizioni, alla ricerca dei tabelloni più favorevoli. E ai circoli non dispiacerà avere più iscritti (e anche alla FIT, ricordiamo che la quota dell’iscrizione alla federazione va pagata anche se non ci si presenta al primo match del torneo), anche se qualche partita salterà: soprattutto considerando che in genere il problema nei tornei – in particolare quelli sulla terra battuta – è che i match durano più del previsto e si sforano spesso gli orari di gioco programmati.

La stagione agonistica si concluderà domenica 29 novembre anziché domenica 1° novembre (ai fini del calcolo vengono considerati i tornei interamente conclusi entro tale data).
Poco da aggiungere: ci sarà un mese in più di tornei da giocare e quindi più possibilità di ottenere risultati ai fini del calcolo della classifica.

Viene abolito (per la sola stagione in corso) il limite massimo del 25% dei punteggi ottenibili attraverso le manifestazioni che si disputano con la formula della partita corta. La misura si adotta sia per i tornei già disputati che per quelli ancora da disputare.
Questa è la modifica più significativa per i “cacciatori di punti”. Da quest’anno nel metodo di calcolo erano stato reintrodotte delle limitazioni in relazione ai punti ottenibili nei tornei rodeo, quelli a punteggio ridotto che di solito si svolgono nell’arco del weekend. Quando questi tornei furono introdotti, alcuni anni fa, i punteggi delle vittorie erano valevoli per il calcolo, ma con una decurtazione del 40% rispetto a quelle dei tornei tradizionali. Impostazione condivisibile, considerato che in linea generale – come avrebbe detto il compianto Catalano a “Quelli della notte” – risulta più faticoso e difficile vincere un match in tre set “classici” che in tre set a quattro game senza vantaggi. Poi, a partire dal calcolo delle classifiche per il 2018, tale decurtazione fu eliminata e quindi una vittoria contro un giocatore di un livello superiore, per fare un esempio, nelle ultime stagioni valeva 90 punti sia in un torneo a punteggio tradizionale che in un torneo rodeo.

Scelta che ha sollevato in questi anni un vivace dibattito tra gli agonisti di tutti i livelli, proprio perché in molti sostenevano che non si potesse non tenere in considerazione il maggiore sforzo necessario a ottenere una vittoria con il punteggio tradizionale. Mentre invece c’era chi la difendeva, sostenendo a sua volta che vincere una partita in un torneo rodeo non fosse più facile, ma solo diverso dalle modalità classiche, considerando la necessità di un approccio diverso e di essere concentrati sin da subito; rimontare svantaggi importanti giocando set corti è più difficile, non si può fare affidamento sulla resistenza fisica che risulta spesso decisiva per gli esiti di un match tradizionale. Esula dallo scopo dell’articolo entrare nel merito della scelta e delle ragioni delle due fazioni, osserviamo soltanto che questa scelta è stata probabilmente anche uno dei motivi del notevole incremento di promozioni negli ultimi due anni. Altro motivo di – accesa – discussione nell’ambiente. Forse anche per questo, la Federazione alla fine dello scorso anno aveva perciò deciso di tornare all’antico, ridando maggior importanza ai risultati dei tornei a punteggio tradizionale.

Un match di doppio al Club Nomentano di Roma

L’abolizione (temporanea, quindi dal prossimo anno il ritorno all’antico è confermato) di questa regola consente, a chi gioca i tornei anche per con l’obiettivo di mantenere o migliorare la propria classifica, di riconsiderare la partecipazione ai tornei rodeo, che probabilmente avrebbe tendenzialmente escluso dalla sua programmazione, o comunque limitato di molto dato l’apporto minimo delle eventuali vittorie ai fini del calcolo della classifica. Anche tenendo conto del fatto che l’impegno in termini di tempo è molto inferiore: è infatti più facile, in generale, trovare un sabato libero per fare 3-4 partite rispetto al tempo che serve per disputarle, nel caso di un torneo tradizionale, nell’arco della settimana – un tempo che per la stragrande maggioranza dei classificati viene ricavato dal post-lavoro o scuola.

Consideriamo inoltre che, in linea generale, per un club di tennis risulta più agevole organizzare un torneo rodeo rispetto a un torneo tradizionale. Basti pensare ai campi occupati solo nel weekend e non per l’intera settimana (anche solo evitare i conseguenti brontolii dei soci vuol dire tanto). E molto probabilmente anche più remunerativo, perché se è vero che la quota di iscrizione a un torneo rodeo è più bassa e il numero di iscritti in genere deve essere limitato, dall’altra parte si mantengono le ore dei soci e le attività didattiche durante la settimana (e i conseguenti ricavi). Senza dimenticare che il bar, o il ristorante per chi ce l’ha, lavora moltissimo in quei due giorni – questo potrebbe cambiare, con le nuove regole di distanziamento sociale – poiché i giocatori tendenzialmente rimangono al club tra una partita e l’altra. Ecco quindi che questa modifica potrebbe spingere i circoli a organizzare nei prossimi mesi qualche torneo rodeo in più, secondo la ragionevole convinzione che la partecipazione sarà più nutrita rispetto a quanto sarebbe accaduto con le regole definite a dicembre.

Le soglie di punteggio stabilite sia per la permanenza che per la promozione di classifica potranno essere rideterminate nel corso dell’anno, ovvero quando sarà noto l’effettivo periodo di inattività causata dal COVID-19
Last but non least, non una modifica, ma una indicazione che lascia intendere che nel caso si prolungasse il lockdown, o comunque una volta concluso, la FIT valuterà l’opportunità di ridurre le soglie di punteggio necessarie per mantenere la classifica e venire promossi. Come dire: iniziate a fare tornei, a giocare e a far punti, che probabilmente poi vi verremo incontro. Una decisione che sicuramente non poteva essere presa in questo momento, senza conoscere la fine delle misure restrittive, ma con questa indicazione la Federazione conferma che ci sta già pensando.

CONCLUSIONI – L’analisi conferma quindi che le modifiche sono orientate a incentivare la partecipazione ai tornei da parte dei tesserati agonisti, soprattutto di quelli, e non sono pochi, per cui la classifica costituisce uno stimolo particolare. Perché se a parole molti lo negano, in realtà un’occhiata – e anche più di un’occhiata – alla classifica sono in tanti a darla. A livello amatoriale perché, sotto sotto, essere 3.5 invece che 4.1 o essere il migliore del circolo è comunque una piccola soddisfazione. A livello più alto perché, per tanti, può significare molto. Pensiamo agli juniores che puntano a diventare dei giocatori “veri”, per cui la classifica è un indicatore importante del percorso di crescita. O a chi raggiungendo una determinata classifica può aspirare a un determinato percorso professionale; c’è un limite minimo di 3.1 per accedere direttamente al concorso per l’ammissione al corso di Maestro Nazionale. 

Di conseguenza si tratta anche di un aiuto per i circoli, che sicuramente dalle quote di iscrizioni ai tornei avranno una fonte di ricavo in una stagione indubbiamente molto difficile dal punto di vista economico. Ma anche per la FIT stessa, a cui viene girata una parte di quelle quote, e che ricordiamo da quest’anno ha introdotto la tanto discussa “Tessera Gold” che prevede anche delle agevolazioni per chi pratica attività agonistica. A tal proposito, va però precisato che le misure d’aiuto ai circoli disposte dalla federazione circa un mese fa esentano i circoli dal pagamento della tassa di approvazione per i tornei eventualmente organizzati nel 2020.

In conclusione, ci rimane da osservare che si tratta ovviamente di modifiche che riguardano una “fase 2” che non sappiamo ancora quando inizierà. Poi, quando finalmente lo sapremo, ci sarà prima di tutto da definire come organizzare e gestire gli aspetti legati alla tutela della salute su un campo da tennis. Come ha fatto chi ha già iniziato o sta per iniziare, in primis la Slovenia che da lunedì ha riaperto i campi da gioco. Ma ci sarà tempo per pensarci e trovare le soluzioni adeguate. Ieri, nella video-conferenza organizzata dall’Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi per gli insegnanti e i dirigenti dei circoli di tennis, c’è stata un’anticipazione in tal senso, con la presentazione di una serie di regole pratiche, una specie di “decalogo per i praticanti” per la ripresa del gioco. Al momento sappiamo che in un anno difficile sarà almeno un po’ più facile mantenere o migliorare la propria classifica. E in un periodo in cui sorridere non è facilissimo, questa notizia un sorriso, per quanto piccolo, ce lo strappa. Ed è già qualcosa.

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