Auguri Nole! 33 momenti di Djokovic - Pagina 2 di 3

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Auguri Nole! 33 momenti di Djokovic

Abbiamo scelto 11 partite, 11 colpi e 11 frasi per celebrare il compleanno del N.1 ATP

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Novak Djokovic - Wimbledon 2019 (via Twitter. @wimbledon)
 

5 – Melbourne 2012, Djokovic b. Nadal 5-7 6-4 6-2 6-7 (5) 7-5

La settima e ultima meraviglia della striscia di vittorie contro Rafa. Prima ancora che una grande partita, è stata l’apice del sacrificio fisico applicato al tennis, qualcosa che difficilmente si rivedrà in termini di sofferenza. Questa potrebbe essere su due lati come un vinile, perché Djokovic era reduce da un match quasi altrettanto duro contro Murray in semifinale, e infatti non uscì benissimo dai blocchi. Più di ogni altro match nella storia del tennis, però, questa finale si tramutò presto in una guerra di trincea da 353 minuti e 369 punti, provocando più piaghe da decubito di qualsiasi altro, e Nole ebbe il tempo di rientrare, farsi rimontare, e infine vincere quando ormai il corpo aveva abbandonato entrambi, concludendo 12 dei mesi più dominanti nella storia del gioco – Djokovic si sarebbe superato nel biennio 2015-16, ma la verità è che a quel punto il suo regno era diventato così oppressivo da prevenire partite epiche.

Non è il punto più spettacolare della partita quello scelto, e neanche il più lungo, ma il tracciante di rovescio con cui Djokovic evita che Nadal prolunghi la contesa al quinto set è un colpo di importanza capitale nell’economia della sua carriera.

Da modesto insegnante di tennis, aggiungerò che il gioco del nuovo campione si basa su una condizione tecnica straordinaria, anche per la capacità di assorbire e metabolizzare la fatica. Grazie allo straordinario perno delle gambe, Nole è in grado di colpire splendidamente palle per altri quasi perdute all’esterno delle righe laterali, e trasformarle in parabole rientranti di geniale geometricità […] Bimane sul rovescio com’è ormai obbligatorio nell’Era post Federer, è in grado di giocare con una sola mano volée e drop micidiali, dissestando un tennis contemporaneo ormai legato alla linea di fondo. Ha acquistato in se stesso tutta la fiducia instillatagli da un’intera tribù, o meglio da un’intera nazione” (Gianni Clerici)

6 -Shanghai 2012, Djokovic b. Murray 5-7 7-6 (11) 6-3

Un match particolare, il picco della rivalità (ancor più che nel 2016) fra i supposti eredi al trono in un periodo in cui si trovarono a giocarsi tanti match decisivi fra Flushing Meadows e Wimbledon. Sir Andy stava mostrando la sua crescita sotto Lendl, ma nemmeno cinque match point furono sufficienti per portarla a casa, e, nonostante le due finali Slam vinte contro Nole in quel periodo, l’aggancio, esclusivamente mentale, non sarebbe di fatto mai avvenuto, se non per quei sei mesi stanca del rivale.

Il punto della partita arriva con Nole a due passi dalla sconfitta: una combinazione tweener + palla corta millimetrica suona la riscossa. E inizia la rimonta.

Ha azzerato indoor, cemento e terra rossa. Come Monica Seles, che con la risposta ha rivoluzionato il tennis donne, Novak Djokovic sta sconvolgendo non solo record e gerarchie, ma il gioco stesso degli uomini. Perché, come il gemello diverso, Andy Murray, non fa differenza fra game di servizio e di risposta: al gong, è subito dentro il campo, a rubare tempo ed iniziativa all’avversario, con l’acceleratore premuto e il radar puntato sugli angoli più impossibili. Così ha asfissiato la classe di Roger Federer, ma anche la tecnica di Rafa Nadal. Che, soffrendolo di fisico, lo subisce pure di testa” (Vincenzo Martucci)

7 – Australian Open 2013, Djokovic b. Wawrinka 1-6 7-5 6-4 6-7 (5) 12-10

La prima puntata di una improbabile confronto di stili di livello assoluto, con Stan the Man battuto in volata a Melbourne e Flushing Meadows prima di prendersi la rivincita in tre Slam su quattro. Il grande merito di Djokovic fu quello di riprendersi dopo un set passato senza vedere né toccare la pallina, rintronato dalla facilità con cui quel satanasso cancellava le righe, ribattendo colpo su colpo per andare a vincere il terzo Australian Open consecutivo. I loro match sono significativi perché hanno mostrato il modo per batterlo: tirare fortissimo sulle righe. Con entrambi i fondamentali. Su ogni punto. Per quattro ore. Facile, no?

Anche in questo caso c’è ben poco da scegliere. L’ultimo punto della partita è la miglior descrizione che si possa fare del signor Novak Djokovic.

Io sono cresciuto in Serbia durante molte guerre negli anni ’90, erano tempi difficili, c’era l’embargo e dovevamo aspettare in fila per pane, latte, acqua e altri beni di prima necessità. Questo tipo di cose ti rendono più affamato di successo in qualsiasi cosa tu scelga di fare. Penso che da qui sia nato tutto, dal fatto che assieme alla mia famiglia sono emerso da circostanze molto difficili Mi ricordo sempre da dove sono partito e mi dà la motivazione per andare avanti. È sicuramente una delle ragioni per cui trovo sempre una marcia in più nelle avversità”.

8 – Wimbledon 2014, Federer 6-7 (7) 6-4 7-6 (4) 5-7 6-4

Esteticamente, una partita senza precedenti. Qui i colpi basterebbero per un po’ di genetliaci, perché i due finirono con un +87 totale nel rapporto vincenti/non forzati. Alla prima corona Slam in 18 mesi, Nole si riprese il primato nel ranking, e si rese conto per la prima volta cosa voglia dire una finale contro Federer sul Centrale – in campo, dove Edberg aveva restaurato i poteri dello svizzero, e fuori, dove lo spirito dell’hooliganismo riprese ad aleggiare. La partita sarebbe stata solo bella, se Federer non avesse trovato un guizzo imprevisto nel finale del quarto set, guizzo che lasciò di sasso persino un uomo della tempra di Nole, che però si mostrò ancora una volta resiliente al limite della frattura (e oltre), vincendo i Championships per la seconda volta.

Nel quarto set, una splendida sequenza di colpi a tutto braccio chiusi da un’incursione di Nole a rete; incerto l’approccio, efficacissima la volée.

Se avessi parlato di questo 10 anni fa, non avrei detto di essere felice di appartenere all’era di Nadal e Federer. Ora lo sono, davvero. La rivalità con questi ragazzi, i match contro Federer e Nadal, hanno fatto di me il giocatore che sono adesso. Ho grande rispetto per quello che hanno realizzato ma anche per i campioni che sono diventati, il modello che incarnano fuori dal campo. Penso che ognuno di noi abbia spinto l’altro oltre il limite. Ho dovuto migliorare e sviluppare il mio gioco per essere in grado di affrontarli e cominciare a vincere contro di loro”.

A pagina 3, le ultime tre partite del biennio 2018-2019

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