Riflessioni post-quarantena forzata: come si può cambiare il tennis

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Riflessioni post-quarantena forzata: come si può cambiare il tennis

Si narra di ‘vamos’ urlati da bambini durante un riscaldamento… è qualcosa che si può correggere? Forse lo stop forzato può aiutarci

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Rafa Nadal - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Lo stop presuppone una ripartenza. Fermarsi è darsi possibilità. Avere tempo per sé stessi, giocare a poter pensare essere migliori o fare almeno finta. Otium creativo. Tempo per meditare, analizzare, prendere distanze dalle cose e metterle a fuoco con la necessaria lucidità. Trovare priorità. Riconoscere errori, sanarli ove possibile, riconoscere le derive, arginandole. Cosa potrebbe portare di “illuminato” questa pausa forzata nel “microcosmo tennis”, che per il momento è ripartito solo a livello amatoriale e con qualche esibizione? Facciamo questo gioco, che abbiamo già parzialmente iniziato con le cinque idee per migliorare il tennis. Qui analizziamo altri undici aspetti che potrebbero essere migliorati.

ASCIUGAMANO: l’asciugamano “servito” dal ragazzino all’energumeno con racchetta è da abolire. Insostenibile, diseducativo, eticamente e igienicamente scorretto. La servitù nello sport non è contemplata ne va supportato e sopportato che un ball boy/girl stia là asciugamano madido di sudore alla mano pronto a scattare all’arrogante cenno di comando per porgerlo al tennista il quale, dopo sudato uso, glielo riporge lanciandoglielo in faccia in attesa del successivo 15. Questo sketch si ripete dal primo all’ultimo punto del match, anche nei punti in cui non si è giocato, vedi doppio fallo. Goran Ivanisevic chiamò questa roba “liturgia ridicola”, difficile dargli torto.

SPUTARE: alcuni tennisti in campo sputano. A terra. Non alla fine di un duro scambio, ma come “tic” prima di servire o rispondere. Gesto “basso” e in contrasto con ogni basilare norma igienica, non è utile né carino rendere un campo da tennis una sputacchiera, giocando con palle umidicce e correndo facendo slalom tra “preziosi” luccicanti in terra. Che ci venga perdonata l’immagine, non abbiamo contribuito noi a crearla, anzi, dispiace dirlo, ha girato proprio tanto attraverso la TV in uno di questi ultimi tornei internazionali, che abbiamo potuto seguire prima del forzato stop da pandemia.

TIFO: il tennis è nato come sport di cortesia, ci si dà la mano a fine match, ci si complimenta con il vincitore, si applaude l’avversario. Negli ultimi anni, si è affermato e divenuto normalmente tollerato, il tifo contro. Giocare contro Federer o anche Nadal, per un tennista è come giocare una vecchia finale di Davis fuori casa. Ma nei circoli delle nostre serie B o D è anche peggio. Il tifo del tennis è quello dell’applaudire entrambi i contendenti. Un tennista è innanzitutto una persona, poi un’atleta che fa dei sacrifici per poter poi gareggiare cercando di dare il meglio di sé in una gara sportiva. Al Foro Italico lo scorso anno un ragazzino di nemmeno 10 anni rivolgeva insulti a un giocatore, Radu Albot, reo di aver provato solo a fare il proprio match contro un tennista italiano.

ESULTANZA: una volta era “la regola”, non si esulta sull’errore dell’avversario. Poi è arrivato l’urlare in faccia e fare pugno e di quel vecchio caro must basilare dell’educazione, nemmeno il ricordo. Chi ha detto o pensa che l’agonismo passi necessariamente attraverso gesti e urla pugnaci, riveda i filmati di Borg o Wilander o dia uno sguardo anche solo alla sfinge Camila Giorgi. Ho visto bambini urlare vamos e fare il pugnetto durante il palleggio di riscaldamento, frase raccolta fuori un Circolo, durante un Torneo Nazionale giovanile.

TELECRONACA TV: il tennis merita tono garbato anche nell’essere raccontato dalle voci dei commentatori, consono sarebbe evitare di abbandonarsi a sensazionalismi urlando come a un goal alla finale dei mondiali ogni 15, anche perché un match di tennis è fatto da una miriade di 15; il fiato rischia di non bastare per tutta la partita.

PUNTEGGI: la volontà di abbreviare la durata degli incontri e creare delle modalità di punteggi bizzarre rispetto alla norma, pur riconoscendone la simpatia nello sperimentarne durante “tornei” di esibizione, è probabilmente scappata di mano. Una competizione deve esser certa con regole univoche per ogni categoria. Questo a livello professionistico. A livello delle categorie nazionali va ancora peggio: long tiebreak che sostituisce il terzo set, killer point, formule Rodeo, tralasciando il circuito TPRA che fa circuito e tra un po’, sport a sé. Ma per un torneo con match dimezzati nel punteggio e nella durata, l’iscrizione non sarebbe logico, poi, pagarla la metà?

Alex de Minaur – Next Gen ATP Finals 2019 (foto Cristina Criswald)

TEMPI MORTI: tra un servizio e l’altro non c’è da giocare alla roulette russa e dar spazio a serie interminabili di riti e tic scaramantici per allontanare la morte, ma solo dover prendere una palla e servire. Si è fatto così per decenni, anche Ivanisevic , Sampras, Becker o Roscoe Tanner che servivano due ace a game lo hanno fatto. Si vogliono velocizzare i match? Non sarebbe allora logico partire dalla abolizione dei tempi morti?

GRUGNITI: ma chi grugnisce e specie chi lo fa in maniera spropositata si è mai posto il problema di disturbare l’avversario e chiunque stia giocando nel campo vicino? È ancora umanamente pensabile che si possa colpire una palla da tennis senza accompagnare il gesto con un “kiai” da karateka?

SCUOLE TENNIS: perché nelle scuole tennis si predilige il conseguimento di risultati nel breve periodo attraverso metodi “massivi” e seriali, tralasciando spesso l’insegnare l’arte e il gioco del tennis per sviluppare talento, creatività e propensioni personali, ove ve ne fossero? Perché rischiare di stroncare sul nascere gli Tsitsipas, gli Shapovalov, i Musetti nel nome di una sola “via al tennis”? Perché tutto piegare ed allineare a quella? Forse perché garantire il risultato nel breve periodo mette tranquilli i maestri e dà pace ai genitori? Eppure è grazie al proprio non essere “allineato” che un signore di quasi 40 anni riesce ancora a dominare la scena del tennis mondiale e ad essere la più grande fonte di sogni che questo sport riesca ad avere.

MUSICA AI CAMBI DI CAMPO: ma gli atleti dovrebbero concentrarsi al cambio di campo e rilassarsi per quel po’ che è possibile, oppure devono prepararsi a una maratona di Macarena giù al Lido Turistico?

SCENOGRAFIA TENNIS INDOOR: un campo da tennis come un ring illuminato risplende al centro della scena, i tennisti entrano come wrestler accompagnati da sigla. Si scorgono già le majorette e una ragazza cartellone gira in bikini a mostrare il punteggio al cambio campo, mentre il cantante famoso intona le sue hits. Si preparino gli ospiti per il talk show che va alla fine del primo set. Pubblicità, The Show Must Go On!

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