I migliori colpi in WTA: la mobilità - Pagina 2 di 3

Al femminile

I migliori colpi in WTA: la mobilità

Dodicesima puntata della serie dedicata all’analisi dei singoli colpi in WTA. Ma prima di colpire si deve raggiungere la palla: da Svitolina a Stephens, da Kerber ad Halep, chi si muove meglio nell’attuale circuito?

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Sloane Stephens - Madrid 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Sarò ripetitivo, ma sono le regole del gioco di questa settimana: dei video che ho scelto, consiglio di concentrarsi sul lavoro di gambe, sulla qualità degli spostamenti, e su come possano fare la differenza nel corso dello scambio.

10. Marketa Vondrousova
Nell’introduzione ho accennato al fatto che c’è un inevitabile legame tra caratteristiche fisiche e tipo di gioco impostato dalle diverse tenniste. E questo ragionamento vale, in piccolo, anche solo per il “gioco di gambe”. Ci sono giocatrici forti e muscolose che si spostano per il campo come se avessero quattro ruote motrici: dispongono di tanta potenza e la scaricano a terra quasi artigliando la superficie. Pensate per esempio a Serena Williams o a Garbiñe Muguruza, o a Kiki Bertens.

Ma ci sono anche giocatrici molto meno potenti che invece puntano a valorizzare altre doti. Per esempio la leggerezza e la fluidità di movimento. Per tanti anni la regina di questo modo di stare in campo è stata Agnieszka Radwanska, per qualità di movimento uno dei riferimenti assoluti del tennis degli anni duemila. Dopo il ritiro di Aga, la tennista oggi più simile nel modo di spostarsi in campo è forse Marketa Vondrousova: con una taglia atletica simile, continua a dimostrare che si possono ottenere risultati ragguardevoli attraverso la precisione e la “delicatezza” atletica. C’è chi artiglia il campo, e chi invece quasi ci fluttua al di sopra:

9. Dayana Yastremska
Dayana Yastremska rappresenta uno di miei peggiori errori di valutazione nei confronti di una giovane tennista: l’avevo seguita nel torneo junior di Wimbledon 2015, e non mi aveva lasciato una particolare impressione. Eppure era arrivata in finale, sconfitta solo da Anastasia Potapova. A dispetto del mio pessimismo, una volta passata in WTA Dayana è riuscita a entrare in Top 30 ancora teenager, e vanta già tre International nel suo palmarès.

Pur essendo una giocatrice estremamente aggressiva, Yastremska non rappresenta il classico tipo di tennista che ama comandare lo scambio quasi da ferma; uno dei suoi punti di forza è infatti la rapidità di gambe. In più alle doti atletiche naturali aggiunge una carica agonistica che la spinge a non darsi per vinta anche nelle situazioni più difficili. Questo aspetto mentale può diventare fondamentale anche in termini di mobilità, perché a volte credere di poter raggiungere una palla impossibile, diventa lo stimolo fondamentale per dimostrare che così impossibile non è.

A soli 20 anni (compiuti il mese scorso), penso che Dayana abbia margini di miglioramento in diversi ambiti, a partire dalla capacità di lettura del gioco delle avversarie. Se saprà crescere sotto questo aspetto, sicuramente potrà migliorare ulteriormente nella copertura del campo.

8. Wang Qiang
Prima che si affacciassero alla ribalta le due teenager Wang (Wang Xiyu e Wang Xinyu, entrambe ben oltre il metro e 80), storicamente le migliori tenniste cinesi non spiccavano per statura, ma disponevano tutte di ottima mobilità. Sotto questo aspetto la migliore è stata probabilmente Zheng Jie (semifinalista a Wimbledon e a Melbourne) che possedeva piedi e gambe di reattività superiore. Zheng era davvero “razzente”: poco più di un 1 metro e 60 di argento vivo.

Fra le cinesi attuali ci sono ancora giocatrici che ricordano Zheng Jie (senza riuscire però a raggiungere quei livelli). Una è Wang Qiang: rapida, coordinata, la sua ottima mobilità la aiuta a reggere il confronto con le più forti, e in parte a supplire a un certo deficit nella pesantezza di palla. Per essere in primissima fascia nella copertura del campo forse le manca un po’ dell’istinto che permette di spostarsi dalla parte giusta con quel leggero anticipo che spesso contraddistingue le grandi giocatrici di difesa (come la già citata Woznicki). Rimane comunque una degna erede della scuola cinese:

7. Angelique Kerber
Prima di parlare delle doti di Angelique Kerber, torno a ricordare che questa graduatoria è stilata sulla base del rendimento delle stagioni più recenti. Se per esempio avessi dovuto stabilire una gerarchia al termine del 2016, il suo anno d’oro, Angelique avrebbe avuto un posto assicurato sul podio. Kerber è infatti un caso di giocatrice che tende a variare molto il rendimento (sotto tutti gli aspetti, incluso quello atletico) in base al fatto se riesce o no ad accendersi sul piano agonistico. Quando comincia a vivere un clima di battaglia il suo valore cresce esponenzialmente: mettete Angelique in una situazione da fighter, e lei darà il meglio, trasformandosi in un vero e proprio muro tennistico.

Dotata di gambe molto potenti, Kerber ci fornisce una ulteriore dimostrazione di come gesti simili si possano compiere facendo ricorso a caratteristiche muscolari differenti. Mi riferisco allo “squat shot”, il colpo a gambe piegate all’estremo, reso famoso da Agnieszka Radwanska, ma che appartiene anche al repertorio di Angelique:

A mio avviso ciò che rende Kerber tanto forte nella copertura del campo è una caratteristica fisico-tecnica del tutto particolare: colpisce meglio in movimento che da ferma. E questo è un grande vantaggio in tante situazioni difensive. Non solo: Angelique riesce a colpire in modo efficace anche quando è colta in controtempo. Non conta che si ritrovi con il corpo sbilanciato, o con posture del tutto anomale; riesce comunque a trovare il modo di intercettare la palla e rimandarla oltre la rete. Frutto di qualità che non si possono insegnare, né rintracciare in alcun manuale del tennis.

6. Zheng Saisai
Quando si era affacciata nel circuito WTA, Zheng Saisai aveva dato l’impressione di essere una tennista piuttosto limitata, che per reggere il confronto puntava tutto sulla difesa; e spesso era obbligata a contenere l’iniziativa avversaria correndo a destra e a sinistra a ridosso dei teloni. Ma con il tempo Zheng è cresciuta in molti ambiti, sia tecnici che tattici.

Oggi Saisai è molto più completa. Certo, non possiede una potenza tale da tenere in mano il match con regolarità, ma ha sviluppato un tennis intelligente, con variazioni di ritmo che le permettono di esaltare la sua qualità originaria: una mobilità di prima classe. Un mobilità caratterizzata da reattività e scatto ben superiori alla media, aiutati dal fisico compatto e con il baricentro basso. Alle doti atletiche di base, aggiunge la capacità di spostarsi in campo davvero a 360°: significa che non si trova in difficoltà né nelle corse in orizzontali, né in quelle in avanti/indietro, e nemmeno in diagonale. Anche per questo è capace di una eccezionale copertura del campo, che le permette di vincere punti come questi (finale di San Josè 2019):

a pagina 3: Le posizioni dalla 5 alla 1

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