Assoluti al via a Todi: ecco perché Lorenzo Sonego e Jasmine Paolini han tutto da perdere

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Assoluti al via a Todi: ecco perché Lorenzo Sonego e Jasmine Paolini han tutto da perdere

Di otto top 100 italiani c’è solo il torinese. Per via dei pochi soldi in palio, per la paura di rischiare, per una preparazione ancora insufficiente?

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C’è solo Lorenzo Sonego, di dieci italiani compresi nei top-121, sui cinque campi del TC Todi per il torneo che in tempi di COVID-19 e autarchia tenta coraggiosamente di rispolverare dopo 16 anni di “vuoto pneumatico” l’antico brand degli Assoluti che ha vissuto annate gloriose fin dal 1894, l’anno del primo campione italiano Gino De Martino.

A lui hanno fatto seguito i tennisti italiani che hanno fatto la storia del nostro tennis, fra i quali non si possono non citare dagli anni ’30 in poi De Stefani, Palmieri (cinque titoli), Canepele (tre, due dei quali a distanza di dieci anni, 1939 e 1949), Marcello e Rolando del Bello, Cucelli (cinque successi), Gardini (sette) e Merlo (quattro) grandi rivali degli anni Cinquanta (finalisti contro anche agli internazionali d’Italia), Pietrangeli (sette), Maioli, Adriano Panatta (sei), Barazzutti (sei), Cancellotti (due), Claudio Panatta, Canè, Camporese, Colombo, Nargiso, Narducci, Pistolesi, Cierro (due), Pescosolido, Pozzi, Galvani, Galimberti, Starace, Bracciali, Dell’Acqua… e di certo ne ho dimenticati alcuni. Seppur non campione in singolare devo ricordare però Orlando Sirola che vinse dieci doppi in coppia con Pietrangeli, così come Bertolucci ne vinse due dei dieci vinti da Panatta.

Non andando mai oltre gli ottavi di finali (fra singolare e doppio) gli Assoluti li ho giocati anch’io, tennista modesto per il quale già arrivare a disputarli era motivo di orgoglio, se non di prestigio. Di questi campioni italiani ne ho incontrati diversi, qua o là, in singolo come in doppio, Canepele, Merlo, Gardini, Panatta, Barazzutti, collezionando sempre sconfitte salvo che in qualche doppio. Con  Barazzutti persi agli Assoluti di Perugia 7-5 6-2 7-5, pur avendo condotto 5-2 sia nel primo sia nel terzo set.

STORIA DEL TORNEO FEMMINILE – Negli Assoluti al femminile, dopo la mitica Lucia Valerio (due volte nei quarti a Parigi e una a Wimbledon: fino al 1979, l’anno di Laura Golarsa e di sette match point con Chris Evert, non ci sarebbe più riuscita nessun altra azzurra) insieme alla non meno mitica Lea Pericoli che in singolare vinse dieci titoli fra il ’58 e il ‘75 prima di arrivare all’ultima campionessa tricolore del 2004, Valentina Sassi, la lista è lunghissima. Dalla Ullstein Bossi-Bellani campionessa sei volte fra il ’41 e il ’49, a Silvana Lazzarino sette volte scudettata – entrambe sono state semifinaliste al Roland Garros, nel ’49 la prima, nel ’54 la seconda, nessuna giocatrice dopo la Pericoli monopolizzò gli Assoluti. Troviamo Porzio e Simmonds, Bonsignori, poi Raffaella Reggi che come Sandra Cecchini (vittoriosa in doppio ma non in singolare…come Paolo Bertolucci fra gli uomini) si dedicherà più all’attività internazionale che a quella nazionale. Negli anni Ottanta vincono anche Golarsa, Garrone, Ferrando, tre volte la Piccolini, poi la Grande ben quattro volte, prima di un bis della Farina, successi dal 2001 di Garbin, Vierin, Brianti e della Sassi. Schiavone, Pennetta, Vinci, Errani zero tituli…ma non fu colpa loro se gli Assoluti non si disputarono più.

US Open 2018 – Francesca Schiavone @Roberto Dell’Olivo

TORNIAMO AL PRESENTE – Dopo un annuncio eccessivamente “strombazzato” – passatemi il termine – quando si lesse un comunicato secondo cui pareva che a Todi sarebbero andati Fognini (ma il padre smentì subito che Fabio ne fosse al corrente), Berrettini (diversamente sedotto dalla “sirena” Mouratoglou, pecunia non olet), Caruso, e chissà quanti altri degli otto top 100 azzurri, invece come detto è rimasto il solo Lorenzo Sonego a onorare l’impegno. Perché? Troppi pochi soldi in palio, troppa paura di perdere misurandosi con giocatori con i quali si poteva aver poco da guadagnare anche battendoli, l’ammissione di una preparazione insufficiente dovuta allo stop causato dal COVID-19?

In tutta onestà il trio Marchesini – niente a che vedere con Solenghi e Lopez questi Marchesini umbri – meritava di più. Meritava una risposta diversa, nel senso di una partecipazione migliore da parte dei tennisti italiani più forti. L’idea di Marcello Marchesini di resuscitare dopo 16 anni gli Assoluti di tennis che cominciano a Todi questa settimana, dopo il weekend delle qualificazioni, era dettata dalla necessità di riaprire al tennis in confini nazionali ed era – è – intelligente.

Marchesini sta svolgendo un ruolo molto attivo, e certamente meritorio nell’ambito del panorama organizzativo nazionale, con le sue varie iniziative condotte insieme alle figlie e la MEF. Sono iniziative commerciali, certo, quelle che spingono la impresa familiare dei Marchesini ad organizzare vari challenger, le Final Four della Serie A, ma va riconosciuto che senza di loro ci sarebbe certo meno tennis professionistico in Italia.

E tanti giocatori che oggi sono saliti fra i primi 100 o 150 del mondo dovrebbero esser loro riconoscenti. Ma, come diceva sempre Rino Tommasi la riconoscenza è un’erba che cresce sempre più raramente. Quanti dei top 100 italiani nel ranking ATP hanno goduto dei punti fatti nei vari challenger organizzati negli anni dalla MEF? Ma passata la festa, gabbato lo Santo.

Vero che la FIT, che pure partecipa economicamente agli Assoluti, assicurando la copertura di Supertennis e in qualche compartecipando economicamente all’iniziativa, non se ne è disinteressata. Ma a mio avviso avrebbe anche potuto fare un piccolo sforzo economico in più per accrescere il montepremi, in modo da stimolare la presenza di alcuni giocatori che avrebbero dato più lustro alla manifestazione tuderte (che ad ogni modo verrà teletrasmessa anche da Sky, a testimonianza di quale sia in questo periodo orfano di tennis agonistico, la fame televisiva di eventi. Adria-Tour, UTS, “The Jamie Murray Tennis Event”, l’UTR di West Palm Beach, i torneini “ripescati” in Florida da Lorenzi e chi più ne ha più ne metta).

DRAW MASCHILE – Sonego, come dicevo, è stato il solo dei migliori italiani a presentarsi a Todi. Il favorito è lui che… ha ovviamente tutto da perdere. Ci fossero stati i vari Travaglia, Mager, Caruso, Lorenzi, sarebbe stato diverso. La testa di serie n.2 è il ventottenne Federico Gaio (n.130 ATP e in fibrillazione per l’US Open dove hanno diritto i primi 120: quanti saranno gli assenti?). Insomma ci sono 84 posti di divario ATP fra Sonego n.46 e Gaio. Per le posizioni delle teste di serie sono stati adottati i criteri più tradizionali. La somma deve fare sempre nove. Quindi nei quarti teorici la n.1 Sonego (46 ATP) incontra la n.8 Musetti (274), la n.2 Gaio (130) la n.7 Arnaboldi (282), la n.3 Fabbiano (147) la n.6 Moroni (236), la n.4 Giustino (153) la n.5 Marcora (158).

I primi turni più interessanti sembrano essere Sonego-Pellegrino, Arnaboldi-Vanni, Giustino-Bonadio e Musetti-Cobolli perché il giovane Musetti sarà osservato speciale e avrà molti occhi puntati addosso. Non è stato troppo fortunato a ritrovarsi, in quanto testa di serie n.8, proprio nel “quarto” di Sonego.

DRAW FEMMINILE – Fra le donne Jasmine Paolini n. 1 nonché n.95 WTA – e unica top 100 italiana presente; l’altra, la n.89 Camila Giorgi, non è presente – è favorita, ma sulla carta non con gli stessi margini di Sonego fra i maschietti, perché chi approdasse in finale fra Trevisan n.2 (e 157 WTA) e Cocciaretto n.3 (157) – che sembrano più attrezzate delle altre –  potrebbe crearle grattacapi. Ma già la n.4 Caregaro, a dispetto di un ranking notevolmente inferiore (293) non può essere troppo sottovalutata.

Speriamo che emerga anche qualche novità. Il tennis femminile non gode più di buona salute da quando tre delle quattro “stelle” del terzo millennio hanno ahinoi attaccato la gloriosa racchetta al chiodo e la quarta – Sara Errani, qui la sua ultima intervista – fa fatica ritrovarsi.


In una prima versione dell’articolo, era stata erroneamente riportata una vittoria di Volandri e Schiavone nel 2005. In realtà in quell’anno non si disputò alcuna edizione dei Campionati Italiani Assoluti, ma lo scudetto venne assegnato ‘ad honorem’ ai numeri uno d’Italia – che erano appunto Volandri e Schiavone. Gli Assoluti si sono giocati l’ultima volta nel 2004.

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