ATP Cincinnati, la rivincita dei 'vecchi convalescenti' Murray e Anderson

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ATP Cincinnati, la rivincita dei ‘vecchi convalescenti’ Murray e Anderson

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Andy Murray - The battle of Brits (via Twitter, @the_LTA)
 

Dopo il prologo dovuto all’esclusione di Guido Pella e Hugo Dellien dal torneo a causa del loro preparatore fisico Galavan che è risultato positivo a un test per il COVID-19, il Western&Southern Open in versione newyorkese è finalmente iniziato sul campo regalando quelle sensazioni da torneo combined che gli appassionati di tennis non vivevano da fine gennaio.

Jan-Lennard Struff e Felix Auger-Aliassime si sono contesi, oltre alla palma del nome più lungo nel tabellone (probabilmente ad appannaggio di Pablo Carreno-Busta), anche quella del primo giocatore a vincere un incontro in un Masters 1000 nel 2020. Auger-Aliassime ha sfoggiato la nuova mise celebrativa creata dalla Nike per ricordare il 30° anniversario della maglietta giallo-fluò di Andre Agassi, ma soprattutto ha sfoggiato un’ottima solidità contro Nikoloz Basilashvili.

Questo atipico sabato di primo turno (ma di tipico ormai non c’è più nulla in quest’annata tutta scombussolata) è però stata la giornata dei “vecchi convalescenti”. Il primo a vincere il suo match di primo turno è stato il sudafricano Kevin Anderson, ammesso in tabellone con un ranking protetto di n. 123 in quanto reduce da un lungo stop dovuto a un infortunio al gomito che gli ha permesso di giocare un solo match tra febbraio 2019 e quest’oggi. Il gigante finalista di Wimbledon nel 2018 si è imposto in una durissima maratona di quasi tre ore di gioco contro il britannico Kyle Edmund di quasi nove anni più giovane.   

Ma l’affermazione certamente più significativa è stata quella di Andy Murray, il cui ritorno alle competizioni nel 2019 dopo l’operazione di rifacimento dell’anca era stato interrotto nell’autunno scorso a causa di un problema al bacino. Il britannico durante l’estate ha preso parte a diverse esibizioni organizzate dalla Federazione Britannica mostrando un buon livello di forma fisica, ma non c’erano garanzie sulla sua tenuta in gara in un match “vero”, soprattutto in condizioni ambientali calde e umide come quelle di New York a fine estate. Murray, entrato in tabellone grazie a una wild card, ha lottato per 2 ore e 28 minuti contro un’altra wild card, l’americano Frances Tiafoe, 11 anni più giovane di lui, ed ha vinto uscendo alla distanza con un perentorio 6-1 al terzo set.

Il match non è stato troppo fisico – ha commentato il tre volte vincitore di Slam dopo la partita – faceva caldo ma gli scambi non sono stati tremendamente lunghi. Mi sono mosso molto meglio di quanto mi aspettassi, un enorme miglioramento rispetto ai primi incontri giocati in singolare lo scorso anno. A livello tennistico credo di poter giocare meglio, ma spero che quello possa venire giocando più match. Bisogna vedere come riuscirò a recuperare a livello fisico, perché mentre si gioca tutto va bene, ma spesso i dolorini e gli indurimenti si rivelano quando ci si raffredda”.

Secondo Murray, inoltre, la superficie di gioco dello US Open è particolarmente rapida, e così anche sono le palle, le quali si comportano diversamente dalle altre utilizzate solitamente durante i tornei del circuito: “Molti pensano che io preferisca i campi più lenti, invece mi piace molto giocare sui campi rapidi, anche se preferisco palle più lente sui campi rapidi. Quelle che si utilizzano qui sono medio-lente all’inizio, poi con il passare dei giochi diventano più rapide. Di solito le palle che utilizziamo nel tour dopo alcuni giochi rallentano; qui invece perdono parecchio pelo e quando fa molto caldo i rimbalzi diventano molto vivaci e difficili da controllare. Mi sono allenato anche una volta sull’Ashe, mentre il tetto era chiuso, e lì le condizioni erano più lente”.

Al secondo turno Murray si troverà di fronte la testa di serie n.5 Alexander Zverev, contro il quale ha vinto i due precedenti scontri diretti, l’ultimo dei quali però risale a ben quattro anni e mezzo fa, quando Zverev era appena diciottenne. “Sarà sicuramente un ottimo banco di prova per me – ha spiegato Andy – anche se negli Slam non è mai riuscito a esprimersi al meglio, nei Masters Series è uno dei migliori al mondo, e si muove benissimo per un giocatore della sua taglia”.

L’unico italiano che era riuscito a passare le qualificazioni, Salvatore Caruso, ha giocato un match molto generoso combattendo per due ore e un quarto contro il serbo Filip Krajinovic (n. 32 ATP) cedendo in due set, entrambi conclusi al foto finish. Il servizio così tanto migliorato messo in mostra nelle partite precedenti non è stato di grande aiuto oggi, inchiodandolo con nove doppi falli, ma soprattutto esponendolo alla risposta molto aggressiva di Krajinovic, che nei palleggi da fondo ha sempre mantenuto una grande lunghezza di colpi.

In serata, a completare l’en plein per il tennis canadese, sono arrivate le vittorie piuttosto agevoli di Milos Raonic (che ha abbandonato il suo look alla brillantina sfoggiando una chioma di riccioli ribelli) contro Sam Querrey e Denis Shapovalov che ha disposto rapidamente del croato Marin Cilic in quello che doveva essere il match della giornata e che ha finito per riscattare parzialmente le sorti del conflitto generazionale fra giovani e anziani convalescenti. Shapovalov e Raonic faranno coppia nel torneo di doppio che ha già vissuto una sorpresa: eliminati i numeri uno Cabal-Farah da Jamie Murray e N.Skupsie. Vero peraltro che i britannici sono coppia che ci sa fare. Jamie e’ stato n.1 di specialità.

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