US Open: il fan di Berrettini che non vedeva ma sentiva e tifava con il megafono [ESCLUSIVA]

Interviste

US Open: il fan di Berrettini che non vedeva ma sentiva e tifava con il megafono [ESCLUSIVA]

Giovanni Bartocci era il proprietario del ristorante Via della Pace nell’East Village. “Il 10 febbraio è bruciato… così non diranno più che tifo per farmi pubblicità. Sono disoccupato”

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Giovanni Bartocci - US Open 2019 (foto di Luigi Serra)
 

Si era fatto conoscere lo scorso anno a New York per le ripetute inquadrature televisive, per le grida un po’ belluine – va detto, lui non si offende: “Lo so bene che non sono il tipico spettatore del tennis tradizionale, ma io tifo con il cuore e con la voce! – ma quest’anno Giovanni Bartocci, ex proprietario del ristorante “Via della Pace” nell’East Village è diventato ancora più famoso perché all’US Open che si gioca a porte chiuse nella famosa “bolla”, è l’unico tifoso dei tennisti (italiani naturalmente) che li incoraggia con tutti i polmoni stando fuori dallo stadio, con l’aiuto di un megafono.

Le sue grida attraversano i campi, in particolare il campo 17 che è il più esterno, penetrano in tutto il mondo attraverso i microfoni televisivi piazzati a bordo campo. Lo hanno intervistato i colleghi del New York Times, di ESPN… è lui l’unico tifoso di una partita di tennis nella storia ad aver fatto tifo da fuori di uno stadio. “Vedevo solo il tabellone… e sentivo la voce dell’arbitro, ma non vedevo altro! Prima del match e ai cambi di campo usavo il megafono, durante i punti dei game solo la mia voce perché non volevo disturbare l’avversario di Matteo. Lo avevo già fatto anche per Paolo (Lorenzi) quando aveva giocato sul campo 17, che è quello più esterno al National Tennis Center. L’altro giorno Matteo doveva giocare lì, ma c’è stata la pioggia e me l’hanno spostato su un campo dove non potevo arrivare nemmeno con la voce…”.

Giovanni Bartocci, supertifoso laziale, è l’ex proprietario del ristorante “Via la Pace” nell’East Village… il ristorante dove un anno fa i giocatori italiani, vittoriosi o sconfitti a Flushing Meadows andavano lì a celebrare una vittoria o a consolarsi di una sconfitta davanti a un bel piatto di carbonara. E lui è ex… perché un maledetto giorno, il 10 febbraio, tutto il palazzo del ristorante è andato a fuoco.

“E poi c’è stato il COVID… quindi non valeva più il caso di riaprire. E così non essendo più un imprenditore che giustificava la sua presenza a New York mi è scaduto il visto. La green card non ce l’ho, l’assicurazione per l’incendio non vuol pagare perché dice che tanto poi c’è stato il COVID quindi avrei perso poco o nulla e se vado in causa passano anni… Insomma chi mi accusava un anno fa di fare il tifo per Paolo e Matteo solo per farmi pubblicità e non per amicizia, ora non può dir nulla… non ho niente da pubblicizzare! Eppure sono qua. Anzi, forse se avessi ancora il ristorante non avrei tempo per venire qua!”.

L’avversario di Berrettini, Casper Ruud, nello stringere la mano a Matteo a fine partita, gli ha chiesto: “Ma chi c’era a urlare così forte per te là fuori?”. Pensando che ci fossero più persone. E quando ha saputo che no, era uno solo, gli ha detto: Come minimo dovresti regalargli una maglietta!“.

Lo scorso anno Giovanni era andato a seguire Matteo alle finali ATP di Londra. “Appena sarà possibile farlo in qualche torneo posto Covid lo inviterò a venire con me…mi ha detto Matteo -. Mi telefonò quando bruciò il ristorante: era in lacrime, è stato molto sfortunato. Ma anche quel che sta facendo in questi giorni dimostra che ha la stamina per reagire… si riprenderà, è una persona speciale”.

L’ascolto dell’audio che ho realizzato e che trovo spassoso vi fa capire molto meglio di queste mie righe, il tipo di personaggio che è Giovanni Bartocci. Unico nel suo genere. Ascoltatelo se avete tempo.

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