L’ATP progetta un torneo di 11/12 giorni per Roma nel 2022

Editoriali del Direttore

L’ATP progetta un torneo di 11/12 giorni per Roma nel 2022

Complesso piano di Gaudenzi, 92 pagine, con ‘allungamenti’ analoghi per Madrid e Shanghai. Un 1000 sull’erba. Benefici economici per i tennisti e investimenti per attirare un pubblico più giovane “ma se non ci saranno frammentazioni interne”

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Roma 2020 (via Twitter, @InteBNLdItalia)
 

Alla brutta conferma giunta martedì di un torneo 2020 senza pubblico al Foro Italico e dei conseguenti incassi, segue una lieta novella… per ora in fieri. Se tutto procede secondo i desideri dell’ATP, di Andrea Gaudenzi, Massimo Calvelli e ovviamente Angelo Binaghi, nel 2022 Roma potrebbe godere di 11/12 giorni per ospitare gli Internazionali d’Italia. Forse per tabelloni allargati, non più soltanto da 56 giocatori ma come minimo 64. Con i top-players che dovrebbero giocare un turno in più, ma godendo anche di qualche giorno di riposo fra un match e l’altro. Oggi chi comincia a giocare il mercoledì e va in finale deve giocare cinque giorni di fila. I tabelloni da 96 giocatori invece per Roma e Madrid paiono esclusi: non ci sono abbastanza campi per comportarsi come Indian Wells e Miami. Roma e Madrid dovrebbero rinunciare al torneo femminile e questo non è ipotizzabile.

Questo sviluppo per Roma sarebbe un gran bel colpo. La realizzazione di un sogno risalente a diversi anni fa, quando Roma e Madrid parevano in guerra… Così come è stato un gran brutto colpo quello di martedì. Più che prevedibile, se non addirittura quasi inevitabile, come ho scritto l’altro giorno. Ma pur sempre brutto, perché è chiaro che il tennis – e non solo la FIT – non guadagna se uno spettacolo manca di atmosfera, soprattutto direi al Foro Italico dove non è mai mancata.

I riflessi dell’assenza di pubblico sono negativi per la FIT che non incassa 15/18 milioni di euro, per gli appassionati che non possono godersi uno spettacolo di grande livello, per gli sponsor che perdono la miglior occasione per promuoversi in Italia, per le aziende che lavorano nel mondo del tennis e possono risentirne pesantemente in un anno già pesantemente compromesso dal COVID (ben oltre dagli immediati danni derivanti dall’assenza degli stand commerciali e dalla contrazione delle vendite in loco e fuori), inclusi tutti i media che danno priorità di spazio al tennis. Fra questi ultimi Ubitennis, purtroppo.

Chi pensa che io possa essere stato contento perché il torneo di quest’anno sarà giocato senza pubblico non capisce granchè. Non sono stato contento soltanto perché la vicenda non è stata gestita bene dalla FIT, nei tempi e nei modi. E con troppa arroganza. Senza la quale forse il risultato avrebbe potuto essere diverso. Così sono andati a sbattere contro un muro. Dovrebbe essere chiaro a chiunque che un sito di tennis ha tutto l’interesse a che un evento tennistico italiano abbia il maggiore successo possibile, sotto tutti i profili. Commerciale in primis: se l’attenzione e l’interesse sono diffusi tutte le aziende del tennis vanno meglio, se la FIT va meglio, si investirà di più nel tennis, nei vari rivoli. Forse anche in Ubitennis.

Ci ho tenuto a chiarirlo perché c’è sempre chi crede di aver capito tutto e non ha invece capito un bel nulla. Il fatto che chi scrive – il sottoscritto – abbia preso una posizione decisamente critica nei confronti della FIT per l’inaccettabile ingiustizia legata al mancato rimborso dei biglietti venduti in prevendita per una cifra di oltre 7 milioni di euro senza che nessuno abbia accennato a come sarebbero stati spesi né a un minimo di scuse vero i creditori – quella somma è tanta roba e non può essere assolutamente trattenuta con la gabola del presunto Super-voucher che avrebbe semmai potuto essere soltanto un’opzione alternativa – non significa davvero che io non mi augurassi che il pubblico, anche poche migliaia di appassionati per creare un minimo di atmosfera, fosse ammesso a sedersi almeno sul centrale, pur rispettando il giusto distanziamento.

Oltretutto, con una punta di egoismo, sarebbe piaciuto anche a me, dopo quasi mezzo secolo di presenze ininterrotte agli Internazionali d’Italia, non ritrovarmi accreditato solo virtualmente – come anche per l’US Open ma spero non a Parigi – a seguire il torneo da casa mia a Firenze.

Il progetto ATP è ancora in nuce e forse è uscito – sospetto – non tanto perché ci sia stata una vera fuga di notizie, ma perché penso si possa aver voluto lanciare un messaggio trasversale a chi dei tennisti debba ancora scegliere se seguire Djokovic e Pospisil e la PTPA. Un messaggio un tantino ambiguo, riassumibile da questa frase: “Il progetto potrà avere un risultato positivo se non ci saranno frammentazioni all’interno”. La notizia del possibile (probabile?) allungamento degli Internazionali a 11/12 giorni nel 2022 è quella che interessa probabilmente di più il pubblico italiano e la FIT di tutto il resto. Il resto è più per i giocatori, i direttori dei tornei. Ma anche gli appassionati più curiosi. Sono invece una priorità per i tennisti i loro prospettati aumenti, a partire da un iniziale incremento dei montepremi del 2,5 per cento.

LA TRASPARENZA DEI CONTI NEI MASTERS 1000

Questi potrebbero crescere assai di più per i Masters 1000 una volta che venisse concordata con tutti gli organizzatori dei tornei la possibilità di dare accesso ad una società di revisione neutrale e indipendente ai conti dei tornei. Questa società dovrebbe – a caro prezzo e con tempi tutt’altro che brevi – cercare di stabilire la vera entità degli eventuali guadagni di un torneo ATP (nel corso di due anni e non di uno solo). Lo scopo è quello di avere una trasparenza di quei conti per accrescere le percentuali spettanti ai giocatori. Se l’ATP riuscisse a centrare questo obiettivo si spunterebbero inevitabilmente le armi della PTPA. Ma chissà quanto ci vorrà!

Sì perché l’obiettivo dichiarato sarebbe quello di arrivare al 50-50 per organizzatori e giocatori una volta coperte le spese e le tasse. Che i primi accettino, visto che sono loro a correre i rischi imprenditoriali, non mi sembra facile. Infatti finora se ne sono ben guardati. Vero che se i Masters 1000, collettivamente e non ciascuno individualmente, avessero perso soldi in quel caso il montepremi del biennio successivo verrebbe ridiscusso e magari abbassato. Cosa che finora non accadeva. Anche questo presuppone la volontà di una “solidarietà finanziaria” fra i diversi Masters 1000 alla quale io personalmente credo piuttosto poco.

Ci si arrivasse nel 2022 verrebbero accertate le suddivisioni degli eventuali introiti del 2018 e del 2019. Le società di revisioni hanno bisogno di tempo per andare a fondo sui conti di nove tornei. Mi immagino che se il progetto andasse avanti ci sarà la corsa a gonfiare le spese da parte dei promoter più disinvolti. La società di revisione avrà il suo bel daffare a orientarsi, credetemi. Soprattutto in alcuni Paesi. E non fatemi dire quali.

CON GLI SLAM SARÀ PIÙ DURA

E comunque sia i giocatori, poi, in realtà amerebbero poter mettere le mani soprattutto sui profitti netti dei quattro Slam, cioè su una fetta ben più ricca che non quella dell’attuale 15% (mediamente) rappresentato dai montepremi dei quattro Majors. Ma sugli Slam, che generano il 58% degli incassi totali del tennis, l’ATP non ha alcuna giurisdizione. E i veri incassi sono sempre stati nascosti ai tennisti. Senza un accordo fra le sette entità del tennis, ATP, WTA, ITF, e ciascuno dei quattro Slam sarà dura. Riusciranno a collaborare? Mah…

ANDREA GAUDENZI DISSE

Fin dalla prima intervista che Andrea Gaudenzi rese a Ubitennis, insieme a colleghi di altre testate, il nuovo chairman mise l’accento sul fatto che in termini di popolarità il tennis è il quarto sport nel mondo, dopo calcio, basker e (non ci crederete) cricket! Ma genera soltanto l’1,3% dei diritti mondiali dello sport. I 2,200 miliardi che il tennis fatturerebbe sono divisi in tre fette più o meno equivalenti: biglietti, sponsor, diritti tv più dati media. Ma rispetto ai principali sport il tennis riscuote la percentuale più alta dalla biglietteria e la più bassa, di gran lunga, dai diritti media-tv.

Se ricordate tutte queste cose Gaudenzi ce le aveva dette in quella prima intervista. Adesso, in 92 pagine (anticipate da L’Equipe) che sono sicuro non vorreste vi riassumessi aggiungo solo alcune cosette, ma poi ritorneremo sopra tante altre che avrebbero richiesto tre articoli.

a) Soltanto il 55 per cento degli appassionati segue il tennis in diretta. Il 30% opta per gli highlights (ergo i match durano troppo…), il 12% segue contenuti extracampo (gossip, foto, vita privata, lo sport live). Questo significa che i contenuti digitali sono e saranno in continua espansione. Per questo motivo l’ATP pensa a creare un proprio centro di produzione, con contenuti brevi e non necessariamente legati alle partite. Lo si potrà fare ovviamente solo con la collaborazione dei giocatori… più richiesti.

b) Ci saranno, come è accaduto adesso per Kitzbuhel, più tornei ATP 250 nelle seconde settimane degli Slam e dei tornei che dureranno 11/12 giorni.

c) C’è una idea di aggiungere un decimo Masters 1000 (dopo che per tanti anni l’ATP voleva ridurli a sette), aggiungendo agli attuali nove uno sull’erba. Sia il Queen’s sia Halle godono di un discreto successo…

d) I Masters 1000 pagherebbero una quota per aumentare l’espansione dei diritti tv e il bonus pool e anche per aiutare gli ATP 250 (che non godono di buona salute). In cambio otterrebbero la protezione del loro status per 30 anni. Così come i Masters 500, che verserebbero una quota minore, avrebbero la garanzia di poter mantenere la loro categoria per 15 anni.

e) Come aveva già fatto capire Gaudenzi il tennis deve conquistare i giovani. E ampliare i numeri dei fan. Come? Sviluppando una politica rivolta a loro in un mondo in cui i vari Netflix, Spotify, Facebook, Amazon, Instagram, i social network hanno indicato una strada.

f) Si dovrà studiare anche i data emergenti dal mondo delle scommesse, i vari streaming ad esso connessi, e utilizzarli in modo intelligente riunendoli sotto un solo tetto comune. Cominciando ad analizzare quelli in possesso dell’ATP. L’ITF ha un accordo per 70 milioni di dollari in cinque anni con Sportsradar, ma finora ogni sigla ha fatto corsa a sé. Gaudenzi, che intanto ha raccolto un comitato del quale fanno parte alcuni executive di Apple Music, BWin, Facebook e Amazon, stima che ci vorranno dai tre ai cinque anni per raccogliere tutti i dati possibili sotto un unico cappello… ma se ci sarà la collaborazione di tutti i sette padroni del microcosmo tennis. Ci sarà?

g) Djokovic e Pospisil stanno facendo proseliti fra quelli che vogliono allargare la base. Gaudenzi la pensa diversamente: prima occorre far crescere la torta che oggi corrisponde a 270 milioni di dollari di prizemoney totale annuo, e soltanto poi occuparsi della distribuzione delle fette. Non è un contrasto ideologico da poco. Quindi i giocatori meno forti secondo Gaudenzi dovranno munirsi di santa pazienza. L’ATP non ha gli Slam e soltanto i Masters 1000 (nemmeno tutti) guadagnicchiano: in genere somme non diverse dal montepremi che mettono in palio. Non tantissimo, alla fine, se poi tanti vorrebbero acchiapparne delle fette sempre più grosse.


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