Rublev, rimonta e autocritica: "Non posso avere questo approccio". Ma ora se la gioca

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Rublev, rimonta e autocritica: “Non posso avere questo approccio”. Ma ora se la gioca

All’esordio al Roland Garros il numero 12 ATP è stato mandato in tilt da Querrey nei primi due set, persi al tie break. Poi è risalito, con il sorpasso al quinto. Adesso ha uno spicchio di tabellone in cui sfruttare le opportunità

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Andrey Rublev - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Il titolo “Disfatta russa a Parigi” era pronto, a metà serata. Dopo la precoce eliminazione di Daniil Medvedev da quarta testa di serie, anche Andrey Rublev sembrava messo male. Nei primi due set, il buon Sam Querrey (che non è proprio un animale da terra rossa) aveva mandato in tilt il software del numero 12 del mondo, fresco di trofeo sollevato ad Amburgo. In ciascuno dei primi due set Rublev ha fallito un paio di set point, per poi cedere al tie-break. Un doppio 7-6 che ha rischiato di logorarlo anche nei nervi, ma dal quale è stato bravo a risalire passo dopo passo, trascinando la contesa fino al quinto. Oltre tre ore di battaglia, in cui ha pagato anche la maggiore attitudine alla resistenza. Nell’analizzare la sua prestazione, il moscovita non ha voluto nemmeno attaccarsi alle difficoltà legate al protocollo anti Covid: “Avendo giocato la finale di Amburgo, valeva quel test lì per ritirare l’accredito qui a Parigi“.

NIENTE SCUSE – “L’atteggiamento è stato orribile – ha ammesso – se voglio crescere e migliorare non è accettabile questo tipo di approccio alle partite. In avvio ero completamente teso, bloccato, dopo il secondo set ho pensato fosse finita. Querrey non ti dà ritmo, ha davvero un ottimo servizio, quando poi si entra nello scambio hai l’ansia di chiuderlo temendo che nel punto successivo possa farti ancora ace. Non è semplice giocare contro di lui. Alla resa dei conti però sono felice di essere ancora in corsa e di poter dimostrare che so giocare meglio di così“. Sulla sua strada – e questa è una buona notizia, considerando i precedenti – non troverà quindi l’amico Medvedev che l’ha sempre battuto (l’ultima allo US Open) ma che comunque ha tolto il disturbo in quello spicchio di tabellone. “Se dovessi giocare con Daniil sulla terra penso che avrei maggiori possibilità – spiega – ma in ogni caso il suo primo turno non è stato agevole. Giocare contro Fucsovics in queste condizioni è difficile, l’ungherese è molto forte atleticamente“.

DISTANZE – Al secondo turno sulla sua strada c’è adesso la sfida inedita con Davidovich Fokina in proiezione di un incrocio (insidioso) con Lajovic, ma anche di un ottavo di finale senza altre teste di serie. Tornato al Roland Garros dopo due assenze, Rublev non ha nemmeno paura di affrontare eventuali maratone sul modello Giustino. E ha spiegato il suo punto di vista, nel dibattito sui quinti set degli Slam. “Mi piacerebbe ci fosse uniformità, chiudere tutti nello stesso modo. L’opzione migliore a mio parere è quella adottata a Wimbledon con il tie break sul 12-12, in sostanza si ha a disposizione un set in più per determinare il vincente. Rappresenta una giusta mediazione tra l’esigenza, anche organizzativa, di non allungare eccessivamente le partite e il fascino di giocarle a questi livelli. In una carriera difficilmente potrà capitare più di una decina di volte di giocare match così lunghi, mi sembra un limite accettabile. E lo sforzo – ha concluso – è compensato dal fascino del contesto e dalla soddisfazione di essere in grado di competere così a lungo, ripagando i sacrifici dell’allenamento“.

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