Navratilova critica la PTPA di Djokovic: "Durante questa emergenza ci divide ulteriormente"

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Navratilova critica la PTPA di Djokovic: “Durante questa emergenza ci divide ulteriormente”

L’ex tennista statunitense parla anche delle battaglie della comunità gay: “Non volevamo uscire allo scoperto ma dovevamo farlo a causa dell’ostracismo e dei pregiudizi”

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Martina Navratilova - Australian Open 2018, Legends (@RDO foto)
 

Martina Navratilova, ritiratasi dal tennis professionistico nel 2006, non ha mai abbandonato effettivamente il mondo del tennis e si è sempre contraddistinta per le sue opinioni all’avanguardia espresse sempre con garbo e rispetto. Intervistata telefonicamente dalla testata irlandese The Irish Times, anche in questo caso l’ex numero 1 del mondo ha detto la sua sui temi di attualità e non poteva non partire dalla sfida che stanno affrontando le donne nel mondo dello sport e del lavoro per ottenere l’uguaglianza.

“Considero questa lotta per l’uguaglianza tra donne e ragazze nello sport come una grande opportunità per spingere la palla in avanti su tutta la linea e anche oltre lo sport. Si tratta di cambiare il costrutto sociale e sovvertire norme e percezioni ha detto la 18 volte campionessa Slam in singolare. Parole che trovano un riscontro effettivo anche in alcuni recenti studi che vedono Andreescu e Gauff più commercializzabili di Federer e Nadal.

Entrando più nello specifico ha aggiunto: “Di tanto in tanto si vedono giovani donne di colore che fanno sentire la loro voce perché vedono cosa sta succedendo. Sono privilegiate perché hanno ottenuto qualcosa e per questo sono rispettate. Ma come donne di colore, sanno cosa hanno dovuto passare le loro madri e i loro padri. Quindi è fantastico vederle prendere il toro per le corna e afferrare il megafono”. Ovviamente in aiuto delle nuove generazioni ci sono i mezzi a loro disposizione, in primis i social. “So che se avessi avuto Twitter 30 anni fa, avrei scatenato l’inferno ha ammesso Navratilova con ironia.

BATTAGLIE LGBT – Ma anche se non aveva questo potere, quando era ancora una giocatrice è riuscita comunque a far valere i suoi diritti e i traguardi ottenuti fuori dal campo sono forse ancora più notevoli di quelli ottenuti con la racchetta. Negli anni ’80 ha reso pubblica la sua omosessualità e da lì sono partite tante battaglie che lei ha affrontato con lo stesso spirito caparbio di un incontro di tennis. Mia madre mi diceva sempre: ‘Perché sei in prima linea a marciare con la bandiera arcobaleno?’ Io rispondevo: ‘Beh, non c’è nessuno dietro di me. Qualcuno deve guidarli’. E ora non devo più marciare”.

Ora in alcuni ambiti sportivi fare coming-out non rappresenta più chissà quale notizia e proprio questo era l’obiettivo che Martina voleva raggiungere.Non volevamo uscire allo scoperto ma dovevamo farlo a causa dell’ostracismo, dei pregiudizi, della disparità di trattamento legale. Le cose che le persone eterosessuali danno per scontate erano totalmente fuori dalla nostra portata”. E in alcuni casi purtroppo il discorso vale ancora. “È ancora punibile con la morte in alcuni paesi. Certamente ci sono pene detentive in molti paesi. Noi parliamo di sport e di persone che vengono pagate equamente, ma alcune persone continuano a essere penalizzate per essere quello che sono in tutto il mondo, quindi ci sono molte battaglie da combattere. Un giorno non avremo più bisogno di dirlo. Un giorno non dovremo più definirci o dire: ‘Sono gay’. Un giorno non avrà più importanza“.

CRITICA A NOLE – La conversazione si è poi spostata sul tennis attuale e i problemi che lo caratterizzano. Certamente c’è qualcosa che non va se il n. 1 del mondo sente la necessità di creare da zero un sindacato dei giocatori, aggiungendo così una nuova sigla in un ambiente già pieno di organi separati. Navratilova non condivide l’operato di Djokovic e lo dice chiaramente. “Lui pensa di fare la cosa giusta. Io non sono d’accordo ma è una sua scelta. Certamente non sembrava aiutare il suo tennis. Questo è quello che non capisco. Da un punto di vista puramente logico, quando sei un campione, quando ti impegni in questo sport, la tua energia va in quella direzione. Forse per distrarti guardi la TV, puoi lavorare il legno, ti metti a cucire sciarpe. Questo ti aiuta a rilassarti e ti dà energia. Ma iniziare questa associazione? Questo non è utile sotto nessun aspetto”.

Insomma per Navratilova la scelta di Djokovic non è arrivata nel momento giusto, sia considerando la pandemia sia considerando la carriera del serbo: la Professional Tennis Players Association gli toglierebbe troppe energie da spendere in campo. “Fallo quando smetti di giocare a tennis, è controverso e non utile. Durante l’emergenza COVID-19 stai cercando di dividerci ulteriormente quando dovremmo cercare di riunire il gioco e cercare di capire come disputare i tornei senza che le persone si ammalino e muoiano a causa del virus. Rimaniamo con quel problema piuttosto che crearne uno che non ci serve”.

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