Giron ferma Berrettini a Bercy: addio Finals. "Non sono al 100%, ma non ho perso per questo"

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Giron ferma Berrettini a Bercy: addio Finals. “Non sono al 100%, ma non ho perso per questo”

“Questo sport ti mangia dentro”, è il commento amaro di Matteo che saluta le residue speranze di andare a Londra. Ci andrà solo da riserva. Ma sa già che le cose miglioreranno: “Ripartirò”

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Matteo Berrettini - ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)
 

M. Giron b. M. Berrettini 7-6(3) 6-7(0) 7-5

Finisce mercoledì notte pochi minuti prima dell’una la corsa alle ATP Finals di Matteo Berrettini, fermato dal qualificato Marcos Giron, n. 91 del ranking, al primo turno vincitore di Ramos-Viñolas. Una prestazione decisamente sottotono di Matteo, magari prevedibile dopo i forfait delle settimane scorse, fortemente condizionata dalla resa del dritto: 22 vincenti ma 40 unforced.

Mancava dai campi dalla bruciante sconfitta con Altmaier al Roland Garros, Berrettini, e il risultato, pur deludente, non piomba completamente inatteso a dispetto della notevole differenza di classifica, sia per la fiducia che sta vivendo il ventisettenne californiano entrato in top 100 un paio di mesi fa, sia per i dubbi sui problemi fisici del Berretto. A questo proposito, Matteo ammette: “Fisicamente non sono al 100%, ma non credo sia questo il motivo per cui ho perso. È stato un periodo un po’ difficile”. Come contro Altmaier, a tratti è parso quasi svogliato; infatti aggiunge: Non mi sentivo reattivo e pimpante, ma oggi questo passava in convento. Ho cercato di lottare con quello che avevo”. Alla fine, ha vinto cinque punti in più dell’avversario, ma non erano quelli giusti ed è stato decisivo il servizio ceduto al dodicesimo gioco del terzo set dopo 2 ore e 50 minuti.

IL MATCH – Con Stefanos e Ugo che la tirano per le lunghe sul Centrale, l’incontro viene spostato sul Campo 1. Servizio in sofferenza in apertura, con Giron che affronta subito una palla break, salvato però dall’imprecisione del dritto azzurro. Dopo un altro paio di giochi ai vantaggi, il giocatore in risposta raccoglie poco e si va veloci verso lo scontato finale di set, nonostante la percentuale di prime sia attorno al 50% per entrambi, ma è molto buona anche la realizzazione sulla seconda, perfino su quella rimessa in gioco del ventisettenne di Thousand Oaks. Matteo sembra meno rapido del solito negli spostamenti laterali, ma il suo dritto è più pesante di quello tutt’altro che disprezzabile di Marcos e fa male quando riesce a guadagnarsi il tempo per colpirlo con gli appoggi giusti, solo che non capita spesso e il contatore delle imperfezioni gira inesorabile. Tenuti a zero i due turni di battuta che scottano, nel tie-break Berrettini sale 3-1 grazie al doppio fallo dell’altro, ma ricambia prontamente la cortesia e si gira in parità. Non riesce più a muovere il punteggio, Matteo, che in uscita dal servizio commette l’errore di dritto numero 14 (ma bravo Giron a rispondere a una prima alla T) e finisce sbagliando un rovescio slice.

Tenuta la battuta all’inizio del secondo parziale, il primo tennista d’Italia chiede l’intervento del fisioterapista per farsi alleggerire il bendaggio al piede sinistro, con l’arbitro che esterna qualche perplessità (non è un infortunio, non c’è la pausa ma solo il cambio campo, chissà dov’è il fisio) e nulla più. Una smorzata in rete tiene vivo Giron nel settimo gioco che può giocarsi la sua prima palla break dopo il successivo doppio fallo. Anzi, non può giocarsela e ne è ben contento perché sul secondo servizio di Berrettini viene chiamato il fallo di piede. Lungi dall’arrendersi, Matteo rimane centrato (nei limiti di una serata storta) quanto basta per farsi trovare pronto quando c’è da approfittare di un’acrobazia californiana che si rivela un assist; arrivano anche due errori e l’azzurro va a prendersi il controbreak. Guarda spesso il suo angolo sconsolato, si ritrova 15-40 all’undicesimo gioco dopo un rovescio scarico, ma un numero a rete e la complicità della mano poco sensibile dell’avversario gli danno la spinta per recuperare. Questa volta il suo tie-break è perfetto: risponde alla grande, la battuta fa il suo dovere, arriva anche un passantone in corsa con il dritto continental e il 7-0 è servito. Male ancora il saldo vincenti/gratuiti, ma l’avversario sbaglia di più e la sua seconda di servizio è sempre più lenta, 135 km/h.

Scocca la mezzanotte e il primo gioco della partita finale si allunga, ma le tre chance del ventiquattrenne romano rimangono tali, tra una remata punita dall’attacco di Marcos, un dritto scentrato e un ace. La sfida procede tra qualche fiammata e molti errori, alcuni davvero pesanti; non ci può credere, Matteo, quando colpisce malissimo quello che avrebbe dovuto essere un passante di dritto relativamente comodo, e forse non ci crede neanche Giron, quando non gli torna indietro una seconda battuta che andrebbe più forte lanciata da sotto con la mano, ma è contro le regole. Se ne vanno così anche le palle break del settimo game. Chiamato a servire per raggiungere l’altro sul 6 pari, si inguaia con due brutti dritti e sul match point il suo attacco viene trafitto dal passante di dritto, questo sì preciso, di Giron che vola al terzo turno, il suo miglior risultato in un “Mille”.

Questo sport ti mangia dentro dice ancora Matteo, “ho provato fino alla fine, ma lui è stato più bravo di me”. Riguardo alle Finals, commenta con l’eleganza che lo contraddistingue: Spero di non giocare a Londra, perché vorrebbe dire che qualcuno si è fatto male e non voglio che succeda”. Salvo nuove restrizioni, Berrettini andrà comunque a Londra per occupare il ruolo di riserva.

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