Tennis tedesco: fine di un'epoca? - Pagina 2 di 4

Al femminile

Tennis tedesco: fine di un’epoca?

Il ritiro di Julia Goerges, l’infortunio di Sabine Lisicki, il calo di Andrea Petkovic e le difficoltà di Angelique Kerber. Con pochi nomi nuovi all’orizzonte, per la Germania non sarà un futuro semplice

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La Germania di Fed Cup 2014: Petkovic, Groenefeld, Goerges, Rittner, Kerber, Lisicki
 

Sabine Lisicki
Se Andrea Petkovic è stata la prima giocatrice del “secondo ciclo” tedesco a entrare in Top 10, Lisicki è stata però quella che ha fatto capire per prima di essere una tennista con qualità superiori: ingresso fra le prime cento a 18 anni, e finale raggiunta a Tashkent nel 2008 (Lisicki è nata nel novembre 1989). Nel 2009, ancora teenager, inizia il rapporto speciale con Wimbledon, dove raggiunge risultati eccezionali, diventando la beniamina degli spettatori londinesi: e non è così frequente che in Inghilterra si amino sportivi tedeschi. Tedesca di origini polacche, per la verità, come Angelique Kerber (e come Caroline Wozniacki per la Danimarca).

Se Kerber e Wozniacki sono le più forti esponenti nel gioco difensivo, Lisicki, è l’opposto: attaccante nata, dispone di quello che in inglese si sintetizza come “big game”. Predilige cioè il gioco aggressivo, basato su colpi molto potenti, e lo costruisce a partire da una prima di servizio eccezionale; ancora oggi detiene il record per la battuta più veloce: 131 miglia orarie (210,8 km/h) in un match del 2014 a Stanford. In più sull’erba rende molto un altro colpo tipico del suo tennis: la smorzata.

Fra il 2009 e il 2013 Lisicki è sempre protagonista a Wimbledon. E non importa nemmeno come stia andando il resto della sua carriera; che vada bene o male, sui prati di Londra si ritrova sempre, e offre grandi prestazioni: quarti di finale nel 2009, 2012, 2014; semifinale nel 2011 e finale nel 2013 (nel 2010 non gioca per infortunio). In quegli anni i suoi match non sono mai banali, e offrono grandi emozioni.

Emozioni positive come negative. In positivo il successo negli ottavi di finale contro Serena Williams nel 2013: escludendo Venus, Lisicki si dimostra l’unica giocatrice capace di superare sull’erba la Serena di quegli anni utilizzando le sue stesse armi. O la vittoria del 2012 contro la numero 1 del mondo Maria Sharapova, reduce dal primo titolo del Roland Garros.

In negativo la amarissima finale del 2013, affrontata e persa contro Marion Bartoli senza quasi giocare, a causa di un blocco emotivo insuperabile. O la sconfitta nei quarti di finale 2012 contro Angelique Kerber. Partita recuperata per i capelli nel secondo set, ma poi persa 7-5 al terzo dopo avere condotto 5-3. Consideriamo quest’ultimo match: è un derby fra tedesche, eppure sembra che Lisicki sia la giocatrice di casa: tutto lo stadio tifa per lei. È difficile ricordare il caso di un’altra tennista capace di costruire una tale empatia con un pubblico straniero come quello di Sabine a Church Road.

Ma Lisicki è così. È una combinazione quasi unica di tennista capace di comunicare contemporaneamente sensazioni opposte. Se la incroci da vicino (per esempio in sala stampa) ti accorgi di quanto robusto e potente sia il suo corpo: sono poche le tenniste che trasmettono con la sola presenza fisica la stessa idea di forza. Eppure basta allontanarsi di qualche metro, per esempio nella posizione di spettatore a bordo campo, e prevale la fragilità delle sue esternazioni emotive. Gli alti e bassi caratteriali di Sabine colpiscono in profondità il pubblico di Wimbledon, completamente sedotto dal suo modo di comportarsi. In ogni frangente è sempre e comunque dalla sua parte: sia quando gioisce per un punto eccezionale o per una grande vittoria, sia quando si dispera per un errore incredibile o per un match perso malamente.

Riconsiderata a posteriori, la relazione tra Lisicki e Wimbledon meriterebbe come minimo un articolo a sé stante, tanti sono gli spunti che ha offerto nei suoi anni migliori. Nel maggio 2012, a 22 anni, Sabine raggiunge il suo best ranking: numero 12 del mondo. Riesce a mantenersi su livelli simili (o poco meno) ancora per una stagione e mezzo. Poi comincia un periodo di crisi di risultati causati da problemi fisici e tecnici. L’ultima finale raggiunta a livello WTA risale al 2014: vittoria su Karolina Pliskova a Hong Kong.

Segue un declino precoce:  infortuni di varia entità e gravità (ginocchio, spalla, piede) uniti a cambi di allenatore frequentissimi, rendono quasi impossibile una programmazione normale, e i risultati crollano.

Numero 32 nella classifica di fine 2015, gli anni successivi chiude la stagione in queste posizioni: numero 92, numero 268, numero 229, numero 335 (fine 2019). Oggi è fuori dalle prime 600 del ranking. Tra problemi fisici, classifica non sufficiente o qualificazioni non superate, Lisicki non gioca più nel tabellone principale di uno Slam dallo US Open 2017. La notizia dell’infortunio di Linz della scorsa settimana, questa volta alla caviglia, resta nel solco di questo periodo tanto lungo quanto sfortunato, del quale è difficile intravedere un punto di svolta.

a pagina 3: Andrea Petkovic e Angelique Kerber

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